Addirittura
nella formulazione di uno statuto sostitutivo di quello che da pochi
anni come patto associativo, abbastanza permissivo e pluralistico,
legava ad un minimo tutti i Capi, la scelta cristiana veniva non più
presentata come un dato di fatto ma come un’ipotesi.
Malgrado
tutto il continuo aggiungersi di proposte e di decisioni nuove noi
potevamo far parte dell’ASCI che ci permetteva di fare dello
scoutismo in base alle sue stesse norme direttive.
Noi, attuando
umilmente ma onestamente il Metodo per il quale ciascuno era entrato
liberamente nell’ASCI, da anni siamo in continuo aumento (350
censiti), abbiamo strutture solide e libere (tutti i Capi e gli
Assistenti formano il Consiglio di Gruppo che si riunisce
mensilmente o quindicinalmente nei periodi di più difficili
decisioni), tutte le Unità (4 Branchi di Lupetti, 8 Riparti Scouts,
2 Clan di Rovers) hanno il loro Capo ed il loro Assistente con uno o
più Aiuto Capi, in nessuna Unità si hanno o si sono avute crisi o
dissapori con l’Assistente, anzi, la collaborazione è stretta e
fraterna, in nessuna Parrocchia si è avuta mai una crisi con il
Parroco o con la Comunità Parrocchiale, mai in tanti anni si sono
avute lagnanze di nessun tipo da persone od enti per danni arrecati
nel corso di centinaia di Uscite, Campi,
Accantonamenti! Nella verifica continua del Metodo in relazione ai
tempi si è sempre collaborato con l’AGI tanto che gli Scouts del
Treviso 2° e le Guide del Treviso 10 realizzavano quell’indimenticabile
impresa del Campo in Francia 1972 con oltre 350 presenze, prova di
una organizzazione perfetta, di una conduzione ineccepibile, di una
maturità di formazione esemplare. La sensibilità ai problemi dei
giovani è sempre stata sentita nello spirito Scout più sereno e
disponibile, tanto che numerosi Capi hanno scelto per propria
professione il servizio ai giovani come insegnanti o addirittura
come educatori in Istituti Minorili.
Molti ragazzi
dell’Istituto Provinciale per l’Infanzia Corazzin “maggiori” fanno
parte, per libera scelta, di Unità Scouts, allo stesso livello di
tanti altri ragazzi più fortunati. Sono innumerevoli i servizi resi
dal Gruppo a persone singole, ad Istituti particolari, a
collettività provate dalla miseria o dalla disgrazia.
In ogni
comunità locale dove operano Scouts del Treviso 2° essi si sono
fatti sempre promotori di azioni intelligenti ed utili, collaborando
sempre, nei limiti del possibile, con le iniziative esistenti.
In tanti anni
centinaia e centinaia di giovani sono usciti dal Gruppo sempre in
libertà e coerenza, mantenendo, al di là delle proprie scelte
convinzioni maturate nel tempo, legami di affetto col Gruppo,
testimoniando sempre l’onestà degli uomini rispettabili in qualsiasi
campo ed in qualsiasi attività pervenuti ad operare.
Di fronte a
tante altre situazioni caotiche abbiamo sempre cercato di far notare
le nostre situazioni di chiarezza e di serenità ma l’esempio non è
mai stato preso in considerazione.
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Noi del Treviso
2° sapevamo che, senza retorica e demagogia, avevamo e abbiamo
sempre realizzato lo scoutismo di B.P. che non riconosceva nessuna
differenza di classi e fin dalle sue origini (1908) aveva superato,
in nome della fraternità, divisioni non solo di classi ma di
frontiere e di razza, tanto che in piena epoca storica di
colonialismo, portava a tutti i ragazzi, bianchi o neri, lo stesso
metodo, gli stessi mezzi, gli stessi ideali!
Nelle nostre
Unità ci vantiamo di aver sempre fatto gioiosamente convivere con
ragazzi dei più disparati strati sociali, abbiamo sempre vissuto,
noi Capi e con noi i nostri ragazzi, le problematiche del bimbo
povero e del bimbo ricco (che non sono poche!), abbiamo sempre dato
a tutti le stesse possibilità di godere una splendida avventura,
anche a costo di sacrifici individuali e collettivi nel concetto
entusiasmante di essere sempre una felice, unica famiglia. Non
abbiamo mai chiesto ai nostri ragazzi le idee politiche dei
genitori, né tali idee hanno mai potuto influenzare l’appartenenza o
meno di un Lupetto o di uno Scout che ci chiedeva solo i mezzi per
godere i più begli anni della propria vita, nel rispetto del
prossimo, nel desiderio di crescere dignitosamente.
In 23 anni di
servizio reso ai giovani, quanti di essi hanno fatto scelte
personali anche impegnative su diversissimi fronti politici, su
strade sociali differenti? Tutti però ricordano gli anni passati fra
gli Scouts come i più belli e tutti riconoscono nelle scelte degli
altri fratelli la buona fede di coscienze rette, maturate nel tempo,
testimonianze di coerenza e di onestà.
Forti di
questa esperienza abbiamo continuato sulla nostra strada. Potevamo
ancora aderire all’ASCI.
Via via la
frana continuava: critica alla divisa (“paramilitare” -
“colonialista” - “oppressiva” - “discriminante” ecc.) che per noi
resta uno dei mezzi per fare scoutismo. Accuse alla Legge Lupetto e
alla Legge Scout, per noi punti forti per la realizzazione del
metodo. Introduzione del sistema di gestione collettiva, del metodo
assembleare non qualificato, tutti colpi inferti alla figura del
Capo responsabile, per noi basilare per la gestione onesta delle
Unità.
I risultati non
si facevano attendere e molte Unità cadevano nel caos, morivano
venivano, a fatica, fatte rinascere in uno spirito spontaneistico
dalle mille strade aperte eccetto quella scout.
La Squadriglia,
come concepita da B.P. e da noi sempre realizzata, cadeva a ruolo
di gruppo di lavoro, fluttuante, non impegnativo, volontaristico,
opinabile. Cadeva la fisionomia stupenda del Capo Squadriglia,
dell’incarico di Squadriglia. Il Metodo Lupetto via via più
annacquato, veniva interpretato arbitrariamente da gruppetti misti
di conduttori giovanissimi alla luce delle lotte studentesche o
delle prime esperienze di “collettivo” di Università; esperienze
utili certamente per una crescita personale del Rover ma non certo
sostitutive di un metodo collaudato da decenni.
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CENTRO
STUDI E DOCUMENTAZIONE SCOUT "DON UGO DE LUCCHI"
LA
FUSIONE ASCI-AGI
Di colpo, un anno fa, si è presentato
all’interno dell’ASCI e dell’AGI questo tema. E' sembrato subito che
ci fosse una volontà decisissima a farlo prevalere. In un anno sono
state presentate tre formule di statuto e tre formule di proposte
educative.
Nessuna di
queste è stata accettata universalmente dalla base!
Tuttavia,
l’ultimo Consiglio Generale, senza avere ancora uno statuto chiaro e
accettato da tutti, ha approvato la soppressione
dell’ASCI (nata nel 1916!!!) e dell’AGI, senza possibilità di
appello e ha deciso di far confluire le due
Associazioni in un’unica Associazione della quale non si è ancora
certi quale sia il nome?(AGES? AGESCI?).
Si sa solo che
è concepita come movimento giovanile e che lo statuto verrà
promulgato nei prossimi mesi, pieno, ci assicurano, di precisazioni
religiose ed ecclesiali, avrà la durata di un anno perché poi verrà
ripreso ed rielaborato!
Si è data
ufficialità all’abuso poiché le Unità miste, dedite alla
coeducazione ora rientrano nella legalità, quando per anni erano
state subite come deviazioni ed anomalie. Si da via libera alla
sperimentazione più varia con una struttura di Capi misti non
verificabile o controllabile. Il tutto nella dimenticanza più
colpevole che gli esperimenti educativi con dei ragazzi non hanno
certamente lo stesso peso e la stessa gravità di responsabilità
degli esperimenti su come si fabbricano sedie o si allevano conigli.
In un punto sembra che ci sia la massima decisione: nella
repressione di ogni deviazione, non certo metodologica o morale ma
ideologica!
Noi, nel corso
di reiterati interventi avevamo chiesto e con noi altri Capi
qualificati, che si facesse un referendum fra tutti i Capi
dell’ASCI. Non intendevamo assolutamente obbligare tutti i Capi a
non realizzare una Associazione mista, ma se anche pochi in Italia
avessero espresso il desiderio di restare ASCI bisognava che
avessero la libera possibilità di restarci! Questa azione la
facevamo con altre Capo dell’AGI, altrettanto decise a mantenere in
vita la propria Associazione e riuscivano a portarla fino a livello
regionale, tanto che il Veneto si faceva promotore della nostra
proposta!
Ci veniva
risposto che per statuto l’ASCI non poteva confluire in una altra
Associazione se non a patto che venisse sciolta. Non restava che
farla sciogliere da sola; autodistruggersi, insomma!
A prescindere
dal fatto che questa teoria veniva poi bellamente smentita per far
credere ad una coralità di adesione altrimenti inesistente, ci
chiediamo ancora: non si poteva mantenere in vita l’ASCI per quelli
che non volevano firmare la cambiale in bianco di un’Associazione
non preparata nelle sue strutture e nei suoi intenti a far nascere
questa ultima da quelli che, liberamente, a titolo personale, la
volevano ed in essa credevano?
Tutti noi
siamo entranti liberamente nell’ASCI ma non
altrettanto liberamente ne dobbiamo uscire: semplicemente ce
l’hanno chiusa e nell’eccesso di arbitrio si interpreta per noi una
adesione mai espressa!
Possiamo
noi, Capi del Treviso 2°, aderire alla nuova Associazione?
NO,
perché è il frutto di un lungo susseguirsi di proposte, di
soluzioni, di decisioni, di manovre da noi mai
approvate, ritenute dannose e nella opposizione delle quali
abbiamo avuto quei successi di stima e di sviluppo fra i giovani che
difficilmente trovano uguali in altre zone anche vicine.
L’amarezza e la
coerenza con i nostri principi di Capi educatori ci farebbero, con
dignità e a fronte alta, aggiungere alla decisione di
chiudere le nostre Unità ma lo possiamo fare con le
centinaia di ragazzi che nulla altro ci chiedono se non di avere
l’occasione di crescere serenamente, gioiosamente nell’ideale sempre
suggestivo ed affascinante dello scoutismo?
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GRUPPI E CEPPI SCOUTS CATTOLICI –
TREVISO
Storia di un’esperienza d’autonomia totale
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