Per fare il disegnatore e vignettista occorre avere cultura, intelligenza, fantasia, capacità traspositiva dell’idea nella grafica e che tale trasposizione sia intuitiva immediatamente per chi la fruisce. Francesco Piazza – Checco – era tutto questo, in più aveva una velocità di elaborazione mentale di un disegno o di una vignetta pari a pochi nano secondi. Una volta concepito il progetto la sua mano prendeva a scorrere veloce sulla carta e dava forma e contenuto al disegno. Le vignette ovvero quei disegni ironici e senza nessuna malizia avevano la capacità, con quattro segni, di evidenziare il carattere di una persona o qualche suo difetto fisico sul quale ridere e non infierire. Prova ne è che quando disegnava se stesso accentuava le sue caratteristiche fisiche, notare il naso, le gambine, la pancia, la postura sempre compita.
Erano talmente belle le sue vignette che tanti
amici facevano a gara per essere “immortalati” nelle sue ironiche
rappresentazioni.
BIGLIETTI AUGURALI IN STILE CHECCO
Nelle riunioni con gli scout o fra Capi, il suo quaderno diventava tavola sulla quale nascevano innumerevoli disegni, magari slegati al tema cui si discuteva o propriamente inerenti. La penna che disegnava continuamente era la sua concentrazione, si fermava il disegnare solamente quando interveniva nella conversazione per prendere la parola. Queste magnifiche capacità gli sono valse anche per la professione di disegnatore e creatore di pubblicità per ditte industriali e commerciali. E’ rimasto mitico l’accogliente Studio Siva (ubicato dapprima in vicolo Trevisi e poi in via Pascoli) dove, oltre alla produzione pubblicitaria, s’incontrava qualsiasi scout che passava in città perché ognuno trovava 5 minuti per far due chiacchere mentre Checco lavorava. Tutti erano ben accolti, tanto che all’ora dell’aperitivo scendeva con gli amici per un classico prosecchino o per uno voluttuoso spritz con l’oliva. Alle volte è vero, anche, che il mezzo uovo sodo con la cipollina andava a ruba. alle illustrazioni pubblicitarie e alle ceramiche La sera al campo, tutti aspettavamo il momento in cui Checco si accingeva a fare il giornalino di campo. Stretti nella tenda Q.G., al lume di candela, si partecipava con lui alla rivisitazione ironica degli avvenimenti della giornata da riportare nel foglio. I commenti, le battute salaci e l'atmosfera spassosa che si creava attorno alla maestrale facilità con cui la mano di Checco faceva emergere dal segno del pennarello sulla carta le caricature dei fatti della giornata rappresentavano, per noi aiuto capi, la parte più divertente della giornata, motivo per cui, tra qualche bicchiere e qualche caffè si tendeva a prolungarla fino alle ore molto piccole. Ai campi, specie nel primo campo in Francia (1965), Checco amava appartarsi, negli orari di riposo, col suo album e disegnava gli orizzonti, le case, un albero o qualsiasi cosa prendesse la sua attenzione o curiosità. Addirittura in Val Visdende dai disegni del bosco sono nate acqueforti e la natura lo ispirava così tanto che ha fatto anche quadri a olio. ai disegni a pennarello e matita Come nei primi anni '50 per il suo riparto di SMDR, Checco con D.Ugo aveva sentito l'esigenza di un foglio di collegamento ciclostilato per i suoi scout, così nel '61 pensò che un giornalino di Gruppo avrebbe aiutato a far sentire gli scout delle diverse parrocchie più uniti nel conseguimento degli obiettivi educativi che si andavano via via proponendo. Nacque così la "GHIANDETTA DEL NORD" che proseguì fino al '63, in ciclostile, per poi essere rivitalizzata in altre annualità, su carta stampata, quando la storia del Gruppo nei riguardi dell'associazione segnò un distacco e la fondazione nel '74 dei "Gruppi e Ceppi scout cattolici Trevigiani". |