[torna][rassegna di poesie]Ha scritto di Checco:Ivo Prandin
Finché erano fogli dispersi, foglie cadute dall’albero della pittura e dell’incisione, queste poesie potevano apparire come effimere manifestazioni. Ora che l’artista li ha raccolti e riletti, appaiono uniti e coerenti, nodi e trama di un progetto spirituale, di una “carta dell’uomo” che serve ad ipotecare il futuro. La parola, insomma, ha trovato il varco giusto, lo spazio ossigenato per esprimersi in piena autonomia. L’artista non è “un altro”, non c’è – in Piazza – una separazione fra l’incisore e l’uomo: ogni parte è legata, ogni pensiero si armonizza con gli spazi della vita, con la “calma gioia” dove, magari, c’è un umilissimo gufo che canta il Creato, e il suo verso è – idea bellissima – un “salmo d’attesa”.» Ha scritto di Checco:Luigi Pianca
Questo perché la lingua di Piazza è impastata delle parole di ogni giorno, il suo pensiero dei pensieri di ognuno. Perciò tutto pare ovvio e tutto sembra uguale a quello che usualmente si pensa o si dice. E’ il maturo romanticismo dell’autore che, investito di pietà francescana, si dichiara in favore delle piccole creature indifese. Interessante, a questo proposito, l'ultima composizione della raccolta “Passero casalingo” redatta sul ritmo di un Inno Sacro o di una Laude medioevale. Prima di lui, Leopardi si era paragonato al passero. Ma, mentre il grande di Recanati lo aveva fatto per evidenziare la propria inguaribile infelicità, Piazza, con serena ironia, se ne serve per tracciare un’immagine di tranquilla ilarità, di quiete, di ozio meditativo; per godere della gioia inventiva di fantasticare e giocare con lui. Egli trae dalle proprie esperienze di vita un bilancio positivo: vivere è sempre e comunque un dono da assaporare, se lo si accoglie con la disponibilità e la serenità del saggio, dell’uomo che :
… - Finita è la speranza e la certezza |