Questa è la trascrizione integrale della registrazione dell'ultimo discorso "ufficiale" di Mons. Andrea Ghetti – Baden, uno dei componenti delle Aquile Randagie e uno tra i fondatori del roverismo cattolico italiano).
Probabilmente ci sarà qualche piccolo errore di trascrizione... la versione registrata dal vivo dura circa un'ora...
Il discorso è tenuto da Baden in un incontro organizzato dal MASCI di Monza, nel Giugno del 1980. Baden muore il 5 agosto di quello stesso anno.

Questo può essere considerato il suo "ultimo messaggio agli esploratori".

Buona strada. 
Beppe Agosta R-S

(Versione WORD)

 


«Entrando in questo cortile, ho visto che è organizzata a Monza la "Settimana della sofferenza", e penso che questa qui sia l'inizio della settimana. 

L'ampiezza dei tema, questo cogliere l'anima e la procedura dello Scautismo, è veramente per un campo scuola o per un corso di lezioni. Perciò io farò alcuni flashes, alcuni spunti e poi, eventualmente, potremo fare delle precisazioni.

Partiamo da un concetto di base: per capire lo scautismo dobbiamo cogliere il profilo del suo fondatore. Vi suggerisco, se ancora non lo avete letto, il libro "Lord Baden Powell of Gilwell, cittadino del mondo". E' la più bella vita scritta su questo personaggio.

Qual 'è la caratteristica psicologica di B.-P.? Due aspetti mi pare di cogliere: la simpatia (era un uomo che si apriva immediatamente sugli altri) e l'attenzione alle piccole cose (voi sapete come abbia avuto una grande possibilità di girare il mondo in tutti i continenti) un'attenzione che gli faceva cogliere il profilo delle persone e la ricchezza degli altri.

Capacità perciò di cogliere l'uomo. Noi abbiamo una riflessione importante: la sua prima esperienza educativa l'ebbe nell'esercito, dove compì una rivoluzione, Nell’esercito l'uomo è un numero, è una forza manovrata; egli volle che il soldato fosse una persona responsabilizzata. Introdusse così delle idee-forza, che però sviluppò più tardi: costruire l'uomo. E questo uomo lo incontrò nella sua missione di capo. Qui sarebbe un discorso molto lungo... il capo è colui che impersona quello che dice, che riflette quello che pensa, che comunica il suo entusiasmo. Ed egli, dopo quella evoluzione che voi conoscete, scrisse "Scouting", che era per l'esercito; poi lo rielaborò e uscì con "Scouting for Boys". Questo piccolo libro ha girato il mondo, ed è un fenomeno strano che esso abbia destato un movimento, per cui, ad un certo momento, B.-P. dovette lasciare l'esercito per farsi capo di questa grandiosità di giovani che volevano seguirlo. Ha scoperto il mondo dei ragazzi, e guardate bene che la caratteristica di B.-P. è stata questa: di non aver fatto uno studio pedagogico, di non essersi rivolto ai maestri, ma di aver colto il dialogo diretto col ragazzo: il mondo del ragazzo scoperto, analizzato, accostato. lo credo poi che B.-P. guardò il ragazzo guardando la propria evoluzione psicologica e mentale, rimase giovane e capì il ragazzo per questa sua interiore sintonia col mondo giovanile.

Nel libro che voi tutti conoscete, e che è fra i migliori di P. Forestier ("Scoutisme, Route de liberté", in Italia 'Il metodo educativo dello scautismo') si dice che la capacità di B.-P. è di essere stato animatore di valori: non li impose, non fece prediche, ma buttò dei semi che il ragazzo coglieva. Egli definiva il ragazzo (guardate che presa di visione esatta!) "colui che vuole ridere, lottare, mangiare". Guardate il ragazzo... ridere: il ragazzo ha un'allegria, una capacità di gioia... lottare: c'è un libro "Le génie de B.-P.- dove si fa il confronto fra i ragazzi che lottano e i cuccioli che fanno la lotta... è un bisogno di sviluppo muscolare per lo sviluppo delle proprie capacità fisiche.

Questa intuizione del ragazzo dovete incastonarla all'inizio del secolo, quando l'idea del ragazzo era terribilmente strana: un uomo in miniatura. Era un mondo non dico disprezzato ma emarginato; non interessava il mondo dei ragazzi.

B.-P. compie una rivoluzione pedagogica. Di fronte al sapere astratto rimaneva quella distinzione cartesiana fra intelletto e volontà. La scuola era basata sulla progressività intellettuale (oggi diremmo nozionistica), sulla disciplina del ragazzo. Era valido il ragazzo buono, cioè quello che non dava fastidio, il ragazzo che in classe rimaneva silenzioso. Quelle lunghe lezioni fino a quattro ore!... B.-P. si domanderà poi qual'è quei ragazzo così scemo che per Natale si fa regalare un banco di scuola... o è un malato o è un anormale!

II ragazzo poi viveva il distacco. Distacco, nella scuola, dal maestro: addirittura c'éra nella scuola inglese (ma io li ricordo anche negli oratori) il maestro insegnante e dietro il sorvegliante.. (io, la Trinità l'ho imparata a sberloni sulla testa da uno che veniva dietro). Era la concezione repressiva: era buono il ragazzo... oh, sarà capitato anche a voi! Nei seminari i passaggi, li chiamavano così, da una classe di dormitorio i n silenzio! …. e se uno parlava, non aveva la vocazione.

Poi il distacco c'era anche con i genitori. Ancora fino a poco tempo fa, qui nella vostra ubertosa Brianza si dava del voi al genitore. II genitore era il tipo di padrone, e anche padre, ma rimaneva il distacco; così con l'insegnante. E il ragazzo cresceva condizionato dall'ambiente e con delle risposte provocate: non poteva che rispondere così. Invece B.-P. rivoluziona e parte da un concetto fondamentale: la responsabilità.

Nella "Via del successo" scriverà: "Sei tu che guidi la tua barca, se tu l'autore della tua vita" ed è vero! eccetto che per le malattie, che vengono quando nessuno le desidera e vengono come vengono, io posso garantire, nella mia lunga esperienza, che ognuno è l'autore della propria fortuna. Non esiste il fato, il caso, la disgrazia; esiste una volontà costruttrice o una neghittosità di fondo.

Responsabilità nel ragazzo... e badate che è importante che questa concezione la collochiate nel momento in cui si esprime. Così B.-P. si è calato nel mondo dei ragazzi, l’antico ufficiale di cavalleria diventa l'amico, il condottiero di un'infinita schiera, di un mondo di ragazzi. Pensate ai milioni di ragazzi che sono passati e sono nello scautismo! Egli ha una concezione del ragazzo... voi sapete come il libro di filosofia di B.-P. sia la "Guida del capo" nell'edizione originale (ora in Italia abbiamo un'edizione americana molto alterata, cioè sintetizzata) nel quale egli ha degli schemi interessantissimi sui problemi sociali come appaiono, sul come si deve rispondere, e come vi risponde lo scautismo. Questo sarebbe un po' il libro della teoretica filosofica del movimento. B.-P. è ottimista sul ragazzo. Vi ricordate quella sua frase: "in ogni ragazzo c'è un 5% di buono e noi dobbiamo sviluppare questo 5%"? Non esiste il ragazzo perduto o il ragazzo delinquente, ma noi dobbiamo aiutarlo a riscoprire questo 5%. E' stato il motivo di una delle accuse: sapete come nel 1913 ci furono, contro lo scautismo, due articoli violentissimi della Civiltà Cattolica, rivista ufficiale dei Gesuiti (non posso andare oltre a parlarne, dato che abbiamo un vescovo gesuita e non vorrei avere fastidi nella mia carriera) due articoli terribili. Una di queste accuse era..." ma esiste il peccato originale, le tendenze cattive..." Certo! B.-P. non è di quelle correnti moderne di certe visioni ottimistiche dell'uomo... 'tutto è buono"... lo spontaneismo (che è il contrario di scautismo)... certe concezioni di creatività... B. P. sa che anche nel ragazzo ci sono cose da correggere, che ci deve essere questa azione contro i suoi istinti e le sue tendenze, però rimane in lui, di fondo, una visione ottimistica: credere nel bene! Badate che è una delle affermazioni fra le più belle dello scautismo, credere nella possibilità del bene, credere nell'uomo capace di bene, un bene che l'uomo deve costruire nella libertà.

Nella libertà... cosa vuol dire "libertà"? Non vuol dire fare quello che mi pare e piace... libertà vuol dire essere tu l'autore di una tua crescita adeguandoti a dei valori!.

Badate che quando nel 1960 ci fu il 50° dell'A.S.C.I. (e molti capi non poterono arrivare per l'alluvione a Firenze) Paolo VI fece un discorso molto molto valido (anzi, modestamente, mi chiesero anche degli spunti) ma mentre leggeva, ed è il discorso ufficiale pubblicato sull'Osservatore Romano, interrompeva e faceva dei dialoghi molto belli, ed, in uno disse: "Vedere, in questa visione ottimistica dell'uomo voi avete percorso il Concilio" hanno detto che il Concilio Vaticano II° è stato il Concilio della simpatia per l'uomo, di questo guardare con simpatia l'uomo. Voi avete certamente letto e commentato con i vostri Assistenti la grande enciclica "Redemptor hominis" dove questo concetto di simpatia per l'uomo, di andare all'uomo, di protendere la mano all'uomo forma l'ossatura della medesima enciclica.

Si può dire che B.-P. compie la conciliazione fra l'uomo e Dio. L'uomo non è il castigato. Badate bene che siamo a fine '800 e inizio '900: c'era l'eco del giansenismo che aveva fatto di Dio il castigatore... Le suore di Port Royal non entravano più in chiesa, ma facevano l'adorazione distese... E ne abbiamo gli echi... lo ho accostato dei nostri vecchi, onestissimi, ma loro facevano la comunione una volta all'anno. Al liceo Parini una volta dissi ai ragazzi “Portate i libri di preghiera delle vostre nonne”; erano libri d'eco giansenista: il peccato, il male, l'inferno... io ricordo quell'immagine che mi insegnavano le suore per la prima Comunione: il "libro" e là Dio per la penna... chi là, guardi lì... e tac! Una crocetta, in modo che quando uno arriva su... (io, il mio registro sarebbe da gettare alle fiamme). Ad ogni modo, era questa la concezione sbagliata del Cristianesimo.

B.-P. riporta il senso della cordialità con Dio, di questa comunione con Dio. E in questa visione B.-P. istituisce una pedagogia integrale: l'uomo è una cosa sola. Badate che oggi queste cose le diciamo con facilità, tutta la teologia moderna ormai è orientata così; ma voi pensate quando si diceva "l'anima e il corpo" o il corpo era nemico dell'anima. La concezione unitaria dell'uomo, anima e corpo... vedete, nello scautismo c'è questa unitarietà educativa, l'attività fisica è sempre finalizzata, anche quando il nostro ragazzino fa la cucina con la legna e deve esercitare... Avete certo provato ad accendere la legna sotto una pioggia battente... Questo ragazzo che sta lì, ma perché?... ma c'è il pibigas, le grosse aziende che danno le bombole, allora perché? Per educarlo alla pazienza, per educarlo al dominio di sé: tutto è finalizzato verso i valori.

Il gioco, ecco, lo scautismo è un gioco, un gioco leale, il gioco come affinamento delle proprie capacità. Pensate allo stalking: mettere il ragazzo (ho visto fare dei giochi veramente educativi), che doveva spiare i movimenti degli altri, con la pancia per terra anche per un'ora... che affinamento! Se ad un ragazzo avessi detto "devi fare penitenza e stare con la pancia a terra per un'ora" avrebbe detto "ma lei è pazzo!" Nello scautismo lo fa.

II gioco è finalizzato: pensate alle specialità. Per B.-P. erano l'acquisizione di una competenza per orientare i ragazzi a scelte professionali. Tutto è finalizzato e unitario nel metodo. Vedete, nelle squadre sportive, anche nelle nostre opere religiose c'é una dicotomia: il ragazzo fa lo sport, il ragazzo va in chiesa; sono due momenti che certe volte non riescono a saldarsi. Nello scautismo è un'armonia di parti nella unità.

Perché si fa scautismo? Père Sevin - che i più vecchi di voi certamente conoscono perché è stato tra i fondatori dello scautismo francese (però è una persona seria, cosa che noi non siamo) - prima di fondare lo scautismo è stato un anno in Inghilterra a studiarlo... io non so se molti di noi pensano così e fanno così. Egli scrive: "Si fa dello scautismo, si fanno degli scout per avere degli scout. Non si strumentalizza lo scautismo". E' stata una delle lotte, quando ero Assistente regionale, con tanti parroci che volevano gli scout per aprire le processioni... e col bastone buttare indietro le vecchiette, con pericoli fisiologici.

Lo scout è' un ragazzo che ha fatto la promessa e il mestiere di servire Dio, la Chiesa, la patria, di aiutare il prossimo in ogni circostanza e di obbedire alla propria legge. Vedete, che semplicità?! Facciamo lo scautismo per fare un tipo d'uomo, un tipo d'uomo con un profilo che resti per sempre.

In quel numero dei "20 anni di scautismo al Suffragio" in cui c'è il mio testamento, mi hanno chiesto: "A te, prete, che cosa ha dato lo scautismo?" lo ringrazio il Signore di avermelo fatto conoscere, perché prima di tutto mi ha dato il senso della concretezza... arrivare subito al nocciolo delle cose; nella vita di campo, quando devi realizzare, non ti perdi nelle frange delle parole; poi mi ha dato il senso del coraggio di ricominciare sempre da capo. Vi sarà capitato, in piena notte, un vento bestiale... si spacca la tenda e resti sotto... ricominciare da capo e ricostruirti la tenda sotto la pioggia. E' questo senso delle cose e dell'avventura: concepire la vita come avventura, "ad ventura", per le cose che verranno. Il sacerdozio è un'avventura, è il gioco della vita buttato al servizio di Dio, ma se no diventa un professionismo tra i più squallidi che ci siano fra noi. E allora vedete che B.-P. fa un tipo d'uomo attraverso una educazione progressiva. La progressività, unità del metodo nella progressività: nel lupetto è il nocciolo ciò che noi avremo estrinsecato nel rover. Se non c'è in un gruppo scout questa unitarietà di metodo e ognuno va per conto proprio noi non facciamo scautismo.

Ma quello che ha rappresentato la forza rivoluzionaria della pedagogia di B.-P., è stato il dare uno spazio enorme al senso dell’onore: il primo articolo della legge è "Lo scout pone il suo onore nel meritare fiducia". Se noi siamo in questa crisi di valori, crisi nazionale, politica, partitica è perché non ci fidiamo più di nessuno, perché noi non crediamo, addirittura io vedo nel mio ministero le famiglie che si spezzano. E quando si spezzano? Quando nel rapporto coniugale nasce la sfiducia.

Porre l'onore, 'il tuo onore nel meritare fiducia... tant’è vero che si è forgiata quella frase "parola di scout" che per il ragazzo vale più di un giuramento. E questo onore ha la sua espressione nella promessa e nella legge. Quando io giro e trovo degli scout e domando la legge e non la sanno, per me... quel capo riparto potrebbe darsi al commercio delle banane, perché vuol dire che non ha capito niente della metodologia scout.

E quando parlo ai genitori del mio riparto dico "Signori genitori, avete imparato a memoria la legge scout?" mi guardano esterrefatti. "L'avete fatta mettere nella stanza del ragazzo?" "Perché?" "Perché la nostra educazione deve essere unitaria: se il tuo figliolo dice una bugia devi dirgli "ma caro, tu hai promesso d'essere leale, è il tuo secondo articolo".

Permettetemi un episodio, brevissimo: un ragazzo ebbe delle disavventure scolastiche. Allora c'erano i trimestri, era il II° trimestre. Viene da me il padre e «Primo: lo tolgo dagli scout (il solito ricatto dei vigliacchi) - secondo: non lo mando più alle uscite - terzo: gli spacco la faccia». Alla miseria! "Guardi, mi dia per favore un quarto d'ora per parlare con questo ragazzo prima che lo porti via, permetta che lo saluti" e gli ho detto semplicemente: "Sul tuo onore e per la lealtà che devi avere verso la tua famiglia tu devi essere promosso”: Quando, alla fine dell'anno, venne da me, lo capii subito: era stato promosso. Vedete, avevamo realizzato insieme in un colloquio breve ma profondo una ripresa del senso dell'onore.
...Sul tuo onore...

Poi la progressività che inizia dalla ridicolizzata B.A. dei lupetti - due che tirano e due che spingono la povera vecchietta perché attraversi la strada: lei non deve attraversare, sta lì, ma loro devono fare la B. A.

lo ricorderò sempre quel lupetto che, dopo che Akela gli ha proposto l'impegno a fare la B.A., alla mattina si alza, mentre la casa dorme, nel silenzio totale dell'ambiente, col suo pigiamino, in punta di piedi, vuol fare la sua B.A. e spazzola tutte le scarpe dei suoi cari, poi va a letto. La mattina dopo, un urlo bestiale. Aveva spazzolato le scarpe gialle col lucido nero, ma aveva fatto la B.A.. 

Ora, questo concetto, come ripeto, che la rivista umoristica.. però... però... però... l'altro giorno l'Unione Ciechi mi telefona e dice "Sa, noi abbiamo bisogno di lettori - (voi sapete che fanno le cassette per i ciechi leggendo un libro, si incide una cassetta e poi loro la sentono: libri di diletto o anche libri di studio oppure guide per ciechi) - so che gli scout fanno la B.A. Ah!!! vi è utile avere gente che fa la buona azione!!!

Ma questo interesse per gli altri... Quando andammo a fare un corso d'orientamento sullo scautismo insieme all'indimenticabile P. Vittorino con dei seminaristi, su nella Val Locana, e diceva: "Oggi andate a fare la B. A." voi sapete che c'è la caccia dei cavalieri e si mandano i ragazzi attorno perché facciano qualcosa) e venne un seminarista , quella tipica faccia da semiprete e dice: "Senta, posso invece della B.A. fare il fioretto?" Ah... spero che non sia diventato prete. Ad ogni modo, la B.A., nella progressività, deve arrivare al concetto di servizio e se nel clan, nel fuoco non si inculca questo concetto che rimane per tutta la vita... per tutta la vita..., abbiamo lavorato e vinto...

Quando facemmo, forse qualcuno di voi cera, il campo Rover nazionale nella Val di Dentro venne De Gasperi. lo ebbi la fortuna - perché ero in divisa, ero sulla strada, ero andato a portare la moto perché dovevano tornare per un'altra strada: si fermano queste macchine, polizia, mi caricano - ho fatto il viaggio a fianco di De Gasperi, il quale, arrivato, non era accolto con tutto il plauso dai giovani; c'erano giovani di idee non del tutto uniformi a quelle del capo del governo. Quando De Gasperi, parlò, disse: "Ci chiamano ministri e questo termine vuol dire "servitore" ... Servitore ... se gli uomini politici avessero il concetto di servizio, l'Italia andrebbe meglio" e prima di lasciarci ci lasciò il testamento: "Voi giovani dovete lottare perché sorga l'Europa, perché senza la civiltà europea, la civiltà cristiana è perduta".

Questo servizio, eh... in un ospedale di Milano, primario un mio amico -, vado a trovare una malata e mi dice: "finalmente c'è un medico, un medico che si siede sul letto e sta a chiacchierare e si interessa di me, si interessa dei miei figli, della mia famiglia. Non sono il 'bel caso', un caso interessante, sono 'una persona'.". Ho chiesto il nome di quel medico ed era un ex-scout: quello rimaneva col concetto di servizio in qualunque momento in cui la Provvidenza ci pone, o capo dello Stato o spazzino, questo non importa. Ricordate Larigaudie che scriveva "Si rende la stessa gloria a Dio sbucciando le patate o costruendo una cattedrale, lo importante è lo spirito di servizio)".

Adesso noi abbiamo, almeno nel mio gruppo, una diffusione di matrimoni associativi: in fondo sono queste scolte che se non trovassero degli scout forse non si sposerebbero. Certe volte, oh... è successo ho dovuto fare un corso d'orientamento perché questi scout, abituati nei boschi con le piante ecc., certe volte sposavano di quelle racchie da far spavento. Quando io celebro il matrimonio di questi nostri scout - e sono sempre i matrimoni più belli per i canti, per il clima, per la gioia che c'è -- io dico sempre loro: "Ricordatevi che voi fate una famiglia dove dovete cercare il servizio reciproco, e, un giorno, il servizio a quelli che il Signore vi darà".

Questo è il messaggio nuovo dello scautismo in un mondo egoista, in un mondo chiuso, in un mondo dove "tutto è per me”; in un mondo dove il soldo è lo scopo della vita, dove lo star bene è lo scopo della vita. lo vedo che se uno scautismo è vissuto bene, certo non è dilettantismo. Stiamo ben attenti: "fare degli scout" ha detto Père Sevin e non delle attività scout, c'è una bella differenza...

lo l'ho applicato in alcuni gruppi di ragazzi quando ero a Roma, ho tentato di applicare nei riformatori certi elementi attivistici e pedagogici dello scautismo, ma non era far scautismo.

Se si fa bene lo scautismo, noi facciamo delle coscienze diverse: e tutto questo B.-P. l'ha colto perché era una grande anima, un grande poeta, e sapete che era anche un grande disegnatore... i disegni di B.-P. sono un capolavoro di finezza. E tutto questo egli lo pone nel contorno della natura.

La natura ... questo incontro con la prima lettera che Dio ha creato: è il tema che egli sviluppa continuamente quando, sia nello "Scautismo per ragazzi" sia ne "La strada del successo" sia nella "Guida del Capo", parla di religione. Lui non parla della religione cattolica, o ebraica o mussulmana, però dice: "uno scout che non crede in Dio vuol dire che non ha capito questa parola di Dio scritta nella natura". Se vi piace, una frase poetica cara all'allora cardinale Colombo "Le montagne sono la firma di Dio": bellissima raffigurazione della natura. La natura... guardate nell'ultimo numero di "esperienze e progetti" (voi tutti siete certamente abbonati; chi vuole si rivolga a Poltini) c'è una questione interessante, il giallo del secolo: chi ha inventato gli scout? Hanno tradotto il libro di Seton il quale prima di B.-P. fece questo messaggio ai ragazzi: fondò "I piccoli selvaggi" perché ritrovassero nella natura una realtà che riempisse di più la loro anima. Poi fece delle bande e via dicendo (delle bande vi parlerà Enzo quando vi parlerà delle squadriglie, io non mi soffermo). Voi ricordate che, finita la I^ guerra mondiale, in Germania, come reazione al prussianesimo, sorsero "le Adler" - le Aquile -cioè un movimento che cercava nella natura una distensione, un ritrovarsi e via dicendo.

lo potrei fare lunghe disquisizioni, ma permettete che qui dove ho dei ricordi indelebili, a Monza, ricordi un episodio della vita di Don Mauri. Quando era confessore al collegio di Cantù, un ragazzo andò a dirgli che aveva delle inquietudini, dei problemi sulla purezza. Qualunque altro prete avrebbe fatto le solite predichette: "Ragazzo caro, in alto gli occhi, mani al cielo, raccomandati alla Madonna..." Don Mauri disse: "Domattina ti trovi con gli scarponi e vieni con me". Andarono nella Val Codera, nella valle la più forte, in silenzio, lui davanti e l'altro dietro scricchiolando la terra. Ad un certo momento il ragazzo dice "Don Aldo, mi confessi perché mi sento a disagio di fronte a queste bellezze". Vedete, aveva visto come il clima della natura... certo, la natura è forte... io non so se godete a vedere un torrente che scende, se guardate una infinita distesa di abeti, se la vostra tenda è piantata in mezzo al bosco e alla sera sentite il crepitio della fiamma... Certi capi scout non hanno mai fatto, per esempio, la veglia al fuoco... il ragazzo lasciato solo per una ora... e il posto si riempie di voci... la natura... Ma non una natura alla Rousseau, (la natura... il sole che sorge, e quelle storielle che raccontavano nelle scuole medie, di quel ragazzo educato all'ateismo - non si parli di Dio! - e un giorno il maestro ateo lo trova in ginocchio, a braccia aperte verso il sole, adorante "come è bello il sole!") ma la natura conosciuta a fondo.

Quando si facevano i campi natura, io ricordo venne un istruttore belga: su un metro quadrato di campo trattenne questi capi per due ore a guardare le foglie, i piccoli ramoscelli e quando finì dissero "ma è già passato questo tempo?".

Allora ci possiamo domandare, da ultimo, se lo scautismo ha un'anima interiore; io rispondo: B.-P. era profondamente cristiano, profondamente, non per niente era figlio di un pastore, profondamente cristiano di un cristianesimo... Il cardinale Born disse: 'Se fosse cattolico l'avrebbe già fatto santo ... aveva una intimità, una interiorità profonda.

Nel n. 27 di "Esperienza o Progetti" ho scritto un articolo intitolato "Nuove frontiere", cioè io dico... voi sapete che il termine spiritualità, perché ci sia una spiritualità - una spiritualità carmelitana ad es. - occorre un fondatore, occorre una dottrina, occorre una comunità che la continui. Di solito nei corsi di ascetica si dice questo. Esiste una spiritualità scout per gli scout cattolici? lo rispondo: "è dentro lo scautismo, non andiamo a cercarla fuori" non facciamo una divisione fra vita religiosa e vita scout. Questo è l'errore che si fa in molte parti. E' dentro lo scautismo che io abituerò il ragazzo ai silenzi, all'incontro con la parola di Dio, al desiderio delle cose buone, all'amico Gesù - come si dice ai lupetti a questa crescita sacramentale.

Quali sono le più belle messe che ascoltate? quelle al campo, dove abbiamo come volta del tempio il cielo. Le più belle confessioni della mia vita le ho fatte ai rover, camminando sulla strada, con il sacco in spalla, fianco a fianco. E ai nostri campi, alla sera dopo il bivacco, quando il fuoco si estingue, il prete si alza e fa la sintesi della giornata e poi... è la cosa più bella: chiedersi perdono semmai abbiamo sbagliato o ringraziare chi ci ha fatto del bene. Quella fiamma si spegne, suonano le voci dei ragazzi, chiedo perdono al mio caposquadriglia se gli ho risposto male. Questo è lo spirito della carità!

Se il Cristianesimo è amare, la concezione scout... vi rimando all'articolo "Una nostra capo". Paola Cattaneo, laureata in lettere già insegnante, ha deciso di andare clarissa, affascinata dalla figura eccezionale di S. Francesco. E' andata a Chiavari in un convento in stato preagonico, in mezzo a delle, vecchie; sono andate a trovarla e ho fatto la parte del diavolo: "Ma - dico - per amare il Signore bisogna star dietro a questa rete da pollaio?" Siamo andati a Soviore - come voi sapete Soviore è il luogo della spiritualità dello scautismo, del Centro B.-P., e c'è don Sandro Crippa, prete eccezionale - andammo dunque a Soviore per una riunione e don Sandro fece la meditazione sugli 'Uomini di frontiera'. Nel 'Bivacco n. 1' di B.-P. si parla degli uomini di frontiera, oggi non se ne parla più. Chi erano gli uomini di frontiera? erano quelli che andavano ad aprire le strade, a fare nuovi impianti... e lui, don Sandro, ha detto: "Oggi chi sono gli uomini di frontiera? sono le suore di clausura - (ci ha dato una bella stangata, eh!) - perché sono quelle che portano l'umanità ad un nuovo incontro con Dio". E quello che è bello, è che questa ragazza, facendosi clarissa, non ha dovuto rinnegare niente della sua educazione scout: l'approfondisce, la dilata.. Nello scautismo noi troviamo la forza della nostra scelta.

lo suggerisco sempre ai miei scout di confessarsi da un prete scout. Ricordo uno scoutino che andò a confessarsi un po' turbato, perché sapeva che era uno stile cui tenevamo, quello del fumo. Andò da un frate e: "Ho mancato, sa, ho fumato..." "Ah, ma io fumo sempre". Voi capite che questo ragazzo fu demolito da questo prete che non pigliava sul serio quello che lui esprimeva.

Nel 1907 B.-P. fa il primo campo a Brownsea, quest'isola sul Tamigi, un campo abborracciato, ma c'è un programma. Voi conoscete il libro di Sica “Il taccuino" dove sono riportati tutti gli articoli di B.-P. usciti nel luogo tragitto dello scautismo -(ed è anche di Sica questo libro sulla Storia dello scautismo) ci si chiede come senza pubblicità, senza pressioni di stato o politiche, lo scautismo si sia diffuso così velocemente in tutto il mondo. Lo scautismo non esiste soltanto negli stati totalitari di destra e di sinistra: non può esistere. Voi sapete che quando le truppe naziste arrivarono in Ungheria i primi ad essere ammazzati furono i capi scout.

In Italia, all'epoca della prima fondazione, nel GEI a carattere leggermente militaristico, si tentò di fare dei riparti cattolici. Ma non essendosi raggiunto un accordo soltanto nel 1916 nasceva I'A.S.C.I. che ebbe la fortuna di avere un capo eccezionale, il conte Mario di Carpegna. Quest'uomo - immaginate, era colonnello delle Guardie nobili, ricco di famiglia - quest'uomo intuì lo scautismo e vi si buttò dentro e fece da navetta tessendo lo scautismo italiano girando tutta la penisola.

Nel 1926, al primo scioglimento, I'A.S.C.I. aveva 1000 riparti, ma aveva già provato il martirio, non dimentichiamolo. Rubatoci dal fascismo, e non era fascista, Pierino Delpiano, invitato davanti alla scuola a sputare sulla bandiera italiana, si rifiuta come scout... e viene ammazzato. E don Minzoni d'Argenta. Vi ricordate questo prete? è morto per aver fondato le scautismo. Quando nei teatri di Argenta si inaugurò il riparto, il capo del fascio si alzò e gridò «qui gli scout non ci saranno mai» E don Minzoni si alzò e disse "fin che ci sono io, qui gli scout ci saranno" e poco dopo veniva sprangato e ucciso.

Nel 1928, il 9 aprile, il Regio Decreto firmato dal ministro degli Interni, capo del governo Mussolini, e da Vittorio Emanuele III riesce a distruggere gli ultimi avanzi dello scautismo. C'è la storia delle Aquile Randagie che non vi riassumo perché l'abbiamo vissuta qui a Monza attorno a quella figura che, più vado scoprendo, più vado meditando,, più è grande: Beniamino Casati, aiutato da don Aldo Mauri... quando don Aldo veniva in bicicletta da S. Pietro, con la pioggia e con il freddo... ed è forse da lì che è cominciata la sua asma... quando Corbella, che veniva da Milano a tenere insieme questi ragazzi, al ritorno, sotto i ponti di viale Monza, andò a finire, non vedendo, -dentro una buca dove stavano lavorando per le fogne e raccontava ridendo "mettevo fuori la bici e non riuscivo ad andare io, andavo fuori io e non usciva la bicicletta".

Fu questa l'attesa attorno a Kelly, un'attesa sofferta perché avremmo dei momenti di scoramento, di disperazione, di opposizione. E' morto recentemente mons. Violi che ci raccolse nella sua umile o povera casa: fu denunciato, chiamato dal Cardinale e ne venne fuori quella canzone che tutti conoscete.

Nel 1945 i primi a venirmi a trovare, su una sgangherata Lancia, furono gli amici di Monza, che riapparivano nelle attività scout. E quando, nel settembre, si fece il Congresso Eucaristico furono gli scout che destarono meraviglia per questo risorgere immediato. II colonnello Wilson, successore di B.-P. che venne in Italia per aiutare la rinascita dello scautismo, quando arrivò a Milano e in Lombardia rimase esterrefatto per come lo scautismo era risorto, con una ricchezza enorme.

Poi la storia è diventata cronaca con i problemi che voi conoscete.

Nel 1943 P. Ruggi d'Aragona, cui fanno tra poco il festeggiamento per l'80° anno, aveva fatto sorgere le Guide, che prima non c'erano, un movimento che andò sviluppandosi. Ricordatevi bene che quando proposero a B.-P. di chiamarle Girl-scout egli si oppose. "Girl-guide" perché non deve essere l'educazione della ragazza mascolinizzata (in troppi posti si fa questo errore). Lo scautismo rimane come fondo di valori ma, come attuazione, dobbiamo rispettare la psicologia maschile e la psicologia femminile.

Nel 1974 c'è stata questa fusione, ci sono problemi. Se volete conoscerli, io ho fatto un articolo, nel '75 su questa rivista, su questi problemi che oggi si stanno riprendendo.

Finisco dicendo che lo scautismo, se è scautismo, è una reazione violenta, è una rivoluzione: pensate il solo fatto, in alcune unità, di mandare ancora questi uomini con le braghe corte: è un'affermazione. In una società come la nostra, in cui la disonestà è denominatore comune, dai politici al salumiere, in cui la furberia nel bidonare gli altri è benemerenza, in cui la violenza sta diventando pane quotidiano lo Scautismo che predica l'amore, che predica la pace, è in fondo un metodo che non è accettato da molti. Dobbiamo educare ai valori, dobbiamo credere ai valori: la giustizia, la libertà... E valori più concreti: la, patria... (ho avuto una polemica di recente perché a un campo di S. Giorgio si sono rifiutati di alzare la bandiera tricolore). Questo libro di... raccoglie delle impressioni. Sapete che a Dachau c'era un campo di concentramento e, nel campo, avevano raccolto alcuni preti, fatta una baracca apposta per loro. Lì si discuteva e il libro descrive la distruzione dell'uomo, questo annientamento dell'uomo: se era tragica la fame, era più tragica la psicologia di sfacelo dell'uomo. Questa è la considerazione: qual'è la categoria di uomini, incontrati nei campi di concentramento, che ha dato prova stupefacente di saper conservare ancora qualche briciolo di quelle virtù e di quelle qualità naturali? Gli intellettuali o i lavoratori manuali? Né gli uni né gli altri. Troppo poco adattamento alle condizioni materiali innominabili nei primi, troppa poca capacità di riflettere e troppo poco carattere nei secondi. Una dopo l'altra tutte le professioni furono scartate: impiegati no, avvocati, magistrati funzionari ufficiali no, sacerdoti non sempre, commercianti, operai, agricoltori, minatori, marinai neppure... ma allora che rimane? E' a questo punto che il verdetto emesso , all'unanimità diventa sferzante come una verga: una sola categoria di uomini si è dimostrata indiscutibilmente all'altezza del proprio compito, si è imposta come superstite all'ecatombe della personalità: gli antichi, scout. Precisiamo: non si tratta del cappellone e dell'uniforme, non può essere questione di un qualsiasi temperamento fantastico che ha aderito per qualche mese da dilettante, non è neppure necessario aver aderito ex professo alle massime di B.-P., ma di averne attuate lo spirito con un allenamento lungo e fecondo, iniziato fin dalla prima giovinezza, alla pratica delle virtù naturali. Lo scout è leale, pone il suo onore nel meritare fiducia, canta nelle contrarietà, sorride di fronte agli insuccessi. Questa prima conclusione mette considerevolmente in rilievo il fatto che un precoce risveglio, nei nostri giovani, delle virtù naturali, le fa penetrare con maggior profondità nel più intimo dell'essere e sopravvive nelle circostanze più tragiche della vita. Abbiamo calcolato la reazione: per i filo scout questa è una risposta che consola, agli altri darà molto fastidio.

Ora finisco dicendo che, le prossime volte, vi faranno vedere le metodologie che attuano queste visioni. Capite, io non ho fatto altro che darvi dei piccoli spunti, altrimenti bisognerebbe fare corsi di lezioni, non sulle metodologie o sulle applicazioni, ma sui momenti interiori del metodo. Quando si deve fare scautismo, io suggerisco sempre di andare alle fonti: "ad fontes" è stato il tema di un Jamboree. Bisogna andare a ristudiare le opere di B.-P.; voi ricordate? che tutti gli anni lui andava a rileggersi "Scautismo per ragazzi" e poi diceva "Io posso educare 16 ragazzi, ma voi che siete bravi anche 32, ma non di più". Andare alle fonti, abbeverarsi a queste idee-forza, farle diventare anima della nostra anima, modo di giudicare, modo di amare, modo di crescere.

Voi conoscete certamente la figura di Guy de Larigaudie. Questo giovane io l'ho conosciuto che era in partenza per l'Indocina con la macchina. Quando con la sua famiglia faceva le traversate sui transatlantici, nelle classi super - perché famiglia ricchissima - egli dormiva per terra e diceva "Signore, io non posso cedere a questa vita comoda". Qualche ora prima di andare all'attacco - era nella cavalleria francese e mandarono la cavalleria a morire contro i carri armati tedeschi in marcia su Parigi - poche ore prima di partire scrisse ad una suora di clausura l'ultima lettera: "Ho sempre chiesto al Signore di morire a cavallo e me lo concede. Tra poche ore questo avverrà. Una cosa mi dispiace: avevo sognato di essere capo di ragazzi e di scout per portarli a te, o Signore, - e la conclusione - perché lo scautismo è una vita semplice e facile per arrivare a Dio". ... Semplice e facile!...

L'8 gennaio '1941 il mondo era in fiamme, la guerra si estendeva, il tallone nazista schiacciava i popoli. B.-P., a Nairobi, chiudeva la sua vita dopo aver scritto quello stupendo testamento - notate bene, il testamento è diretto ai rovers e alle scolte, ai giovani, e c'è quell'ultima frase di "lasciare il mondo migliore di come l'avete trovato" - moriva in questa regione bellissima, portando nel cuore la tristezza. Nel 1937, all'ultimo Jamboree (c'eravamo anche noi Aquile randagie clandestine) fece quel discorso stupendo, antiveggente: "Fra poco voi giovani sarete divisi e dovrete uccidervi l'un l'altro - (c'era già nel mondo questo crogiolo di odio, questa volontà di guerra) - ma quando la guerra sarà finita, ricordatevi, toccherà a voi essere i costruttori della pace".

Nessun movimento al mondo con il suo internazionalismo, e per noi cattolici con il nostro ecumenismo, nessun movimento al mondo ha questa potenzialità, questa capacità: essere portatori di pace.

Allora... sulla tomba di B.-P., una povera tomba, ci sono il giglio scout e il trifoglio delle guide, ma sotto c'è lui. Ma lui è vivente. Ritorna B.-P., quest'uomo che ha aperto ai giovani vie nuove perché era ottimista , perché era cristiano, perché amava i ragazzi. Ci lascia questo suo testamento.

Auguro ai genitori,, agli amici, a quelli del MASCI di prenderlo e di portarlo più avanti questo testamento, senza tradire il suo spirito, il suo ideale.

Augh! Ho finito».