Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi"

 

Intervento di Mons. Vescovo
Paolo Magnani
in occasione dell’inaugurazione e benedizione della 
Casa scout “Anna e Franco Feder” 
in Borgo Furo di Santa Bona

 
Domenica 6 aprile 2003

Carissimi,

il mio cordiale saluto e ringraziamento ai responsabili dell’Associazione (della Federazione Scout d’Europa) che oggi hanno voluto che fossi qui a benedire questa Casa che ha origine da una felice collaborazione tra il Comune di Treviso, e saluto il Sindaco qui presente, e l’Associazione Guide e Scout d’Europa Cattolici. 
Faccio i miei complimenti perché sono a conoscenza che quest’opera è stata realizzata con un’azione encomiabile di volontariato che ha saputo coinvolgere e interessare i Capi, le varie unità del gruppo e anche tanti amici ex Scout.
Il progetto e le finalità per cui è stata voluta questa struttura, vengono a completare ed arricchire il mosaico della realtà dello scoutismo ben radicato storicamente e geograficamente nel nostro territorio trevigiano, che attualmente aggrega oltre 2000 ragazzi e ragazze dagli 8 ai 21 anni e la cui proposta educativa incontra il favore dei ragazzi e delle famiglie.

Avete chiamato questo luogo “Casa”, Casa Scout “Anna e Franco Feder”. La “casa” evoca un clima, uno stile, evoca la fraternità, la familiarità, il calore, la comunione. Nella casa ci sono gli adulti, e i piccoli, i ragazzi e i nonni. Evoca un luogo dove trovare riparo. Don Ugo de Lucchi disse una volta “Cerca di crearti un angolo dove ti puoi rifugiare nei momenti di tempesta, un angolo in cui ti puoi rifugiare per stare solo con Dio”. La casa richiama anche un arrivo, è legata al cammino. Ne è la mèta. Gli Scout hanno a cuore il cammino, come parabola della vita: c’è la Strada per i più grandi, poi il Sentiero… Ma il vostro non è un camminare a caso, c’è una direzione, un orientamento. Anna e Franco Feder, sono in una casa, la casa del Padre. Il loro cammino è giunto alla mèta. Un’espressione che voi conoscete di Anna Feder diceva: “La nostra anima è un pellegrino in cammino verso la Casa del Padre”. La loro vita, che voi stessi conoscete, la cogliete come ricca di umanità e di fede. Carissimi Scout, la vita, come il ‘Cammino’, ha un orientamento, una direzione, uno scopo, un senso: la comunione con Dio. Questa direzione voi la vivete e la trasmettete attraverso l’azione educativa.

Questa casa allora non sarà solo luogo di memoria del passato, né dovrà esaurire il suo scopo rispondendo alle urgenze pratiche contingenti, ma potrà offrire proposte formative alle sfide del nuovo millennio, sia nel campo della educazione che in quello del cammino di crescita nella fede in collaborazione con la Chiesa locale.
La Chiesa diocesana guarda con simpatia a questa Associazione, che vede ben radicata nelle nostre realtà parrocchiali dove è presente e nelle quali vive e collabora. 

Come Chiesa locale viviamo il tempo di attuazione del Sinodo che porta il titolo: “Parrocchia centro di vita spirituale per la missione”, la parrocchia sente prioritario l’impegno in ordine alla formazione spirituale, da vivere in modo unitario nelle varie fasi della giovinezza, e in stretta integrazione con la famiglia e l’associazionismo ecclesiale (Sinodo n 715). 
Possiamo dire che l’apporto nelle parrocchie della realtà dello scoutismo è significativo sia come presenza che come testimonianza, e ci auguriamo che le risorse metodologiche e creative continuino ad essere poste a servizio di una ricomprensione dell’esperienza cristiana, articolando i diversi aspetti dell’attività formativa (Sinodo 717) e curando anche la proposta vocazionale (Sinodo 718).

E proprio a questo riguardo sulla formazione, cari Scout, voglio dirvi una parola di incoraggiamento.
Oggi educare è difficile, i gruppi ecclesiali trovano difficoltà ad essere efficaci, per vari motivi i numeri diminuiscono, anche i Capi diminuiscono, questo fa soffrire chi crede nell’opera educativa, stringe il cuore a vedere giovani che prendono strade che poi si riveleranno sbagliate e deludenti. Un senso di impotenza a volte ci pervade perché non si sa che cosa fare. 

Non perdete la fiducia! In questo tempo, dove c’è disorientamento valoriale, dove i modelli di donna e di uomo sono solo basati sull’apparenza, i cristiani, e voi che vivete la vostra fede nella vita scout, sono come lampade che brillano in luogo oscuro. 

Nella notte il fuoco di bivacco raccoglie attorno a sé, perché illumina, perché è caldo, vivace. Anche voi potete essere luce, riflesso di quella luce che è il Signore e che vi ha chiamato a vivere l’avventura scout.
Non siete qui “per caso”, e mi rivolgo ai Capi. A voi Capi degli Scout d’Europa.

Se trovate affascinante l’esperienza scout, se trovate affascinante l’avventura educativa tanto da dare tempo ed energie per il bene dei giovani, chiedetevi perché il Signore vi ha donato questo cuore. Alcune vocazioni sono nate proprio in ambiente scout. Il gusto per l’essenzialità, lo stupore di fronte alla grande opera di Dio che è la creazione, il servizio che vivete in modo intenso fin da giovanissimi, la vita di fede, la fraternità, sono condizioni ottime per poter crescere anche nella ricerca vocazionale. La scoperta della bellezza della vostra esperienza è una promessa di Dio: e se io donassi tutta la mia vita al Signore? E se attraverso questi fratelli più piccoli ai quali dono il mio tempo Gesù mi chiedesse qualcosa di ancor più radicale? Alcuni preti vengono proprio dall’esperienza scout. Carissimi, e concludo, l’incontro odierno, segna anche una tappa di avvicinamento all’Eurojam in programma in agosto in Polonia, un appuntamento significativo e atteso dall’Associazione FSE.

Nell’attuale contesto di contrapposizioni di culture e di guerra, questa proposta può diventare impegno per i ragazzi di costruzione di quella fraternità universale che sta alla base dello scoutismo, e collaborare nella realizzazione, come ricorda il Papa, di una Europa unita “che respira a due polmoni”. Attraverso l’esperienza dei ragazzi possiamo guardare con simpatia al sorgere e svilupparsi dello scoutismo nelle nazioni dell’est Europeo, e questa apertura sarà una sfida che interpella le nuove generazioni e per la quale occorrerà una adeguata formazione. L’inaugurazione di questa casa infatti, è sì un traguardo raggiunto, ma può diventare occasione di apertura di nuovi cantieri, specie nel campo della formazione, oggi urgente, necessaria e prioritaria anche all’interno di questa associazione.

Ancora un grazie a quanti hanno voluto, creduto e portato a realizzazione quest’opera; è un seme gettato per lo sviluppo di una pianta, della quale ci auguriamo che molti possano goderne l’ombra e i frutti.