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Treviso, 17 febbraio 2004 - Diciassettesimo anniversario della morte di Anna Maria
a cura della Fondazione "Anna Maria Feder Piazza"

“ESTOTE PARATI”

Giovedì 2 dicembre 1982
Di fronte ad un dolore implacabile e senza speranza , che ci trova impotenti, tanti trovano il rimedio di essere molto occupati, per tirare avanti. Io no, non voglio che questo poco tempo che ci resta venga cancellato e ridotto dalle quotidiane occupazioni. Voglio viverlo dentro di me, misurandolo e permettendogli di scavare nel mio profondo per estrarre qualcosa che resti anche per dopo, quando tutto sarà finito. Vieni e resta Signore della pace.

Venerdì 3 dicembre 1982 
Gli ultimi fiori stanno morendo. Camelie e gardenie sono piene di coraggiosi boccioli per la primavera, alcuni fiorellini bianchi di un cespuglio si sono aperti come in primavera mentre i compagni stanno bene serrati. In cima al calicantus, sono sbocciati i fiori del coraggio pieni di profumo: pronti a donarsi e ad esistere in mezzo all’inclemenza dell’inverno. E noi? Di fronte all’inclemenza della sorte, Dio mio, come faremo a sprigionare noi stessi?

Sabato 4 dicembre 1982
Dopo tanti anni che me lo chiedevo, colpita dal dolore più atroce io credo, tra quanti colpiscono gli uomini, credo di aver intuito il significato della speranza cristiana che non è virtù per il futuro ma virtù dell’oggi che si vive: è l’ammissione più indifesa della propria riconosciuta e accettata povertà. Solo chi è totalmente povero e impotente , per tirare avanti si getta tra le tue pietose braccia e in te, Signore di tutto, spera:

Domenica 5 dicembre 1982
Il tempo è una dimensione interiore non una realtà a se stante. Lo sperperiamo senza misurarlo finchè ci pare di possedere una vita illimitata, ma se viene pronunciata una data di scadenza definitiva, diventa un bene prezioso da assaporare nei suoi minuti e si dilata e lo senti scorrere e ci passi più e più volte , in un giorno, le dita dentro come nell’acqua che scorre. O Dio, Signore del tempo, fa che riconosciamo il tuo dono e abbiamo coscienza di esso e donacene generosamente.

Dal diario di Anna Maria Feder Piazza

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