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Treviso, 17 febbraio 2007 - Ventesimo anniversario della morte di Anna Maria
a cura della Fondazione "Anna Maria Feder Piazza"

"Come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.” 1 Cor 15,45-49

“Ogni persona ha un messaggio, destinato ad un altro…”

Tra le mille riflessioni di Anna Maria Feder Piazza, in queste parole più che in altre si rivela la vocazione all’educare che ha illuminato l’intera sua esistenza ed ha informato ogni sua azione.
Una vocazione scoperta in un lungo e sofferto percorso di fede, di ricerca di Dio, che si dipana senza sosta dalla giovinezza fino al compimento dell’esistenza.

Nell’immediato dopoguerra, nel 1947, appena quattordicenne, dà vita al primo riparto scout femminile in Treviso dell’Associazione Guide Italiane. Nello scoutismo impiega infinite energie. E’ mente e motore di un movimento che dalla stanzetta della sua casa di Santa Bona si radicherà in una presenza strutturata su un territorio ben più vasto, fino a diventare funzionale allo sviluppo nazionale del movimento femminile. Nel 1968 avrà l’incarico di Commissaria Nazionale della Branca Guide.     
E’ questo il suo ambiente d’elezione, insieme alla scuola, luogo di professione e di missione, nel quale potrà dedicarsi senza riserve al servizio delle persone, in un sapiente equilibrio di originalità e rigore, di fantasia e di metodo, in perenne tensione verso l’altro, in continua ricerca di Dio nell’altro.

Una ricerca costante ed assoluta com’è l’arte di Francesco Piazza, suo marito: contemplativa, attenta a cogliere in ogni manifestazione della natura la presenza di Dio e a cercare risposte all’anelito che gli uomini hanno verso l’infinito.
Insieme impegnati nello scoutismo, insieme, nella casa di Via dei Biscari crocevia di amici e interessi culturali, costantemente impegnati nell’accogliere persone segnate da vite ed esperienze particolari, insieme in uno speculare e singolare percorso di fede lungo una vita.

Nel rigore delle regole e nell’originalità del gioco Anna Maria educa: educa a scuola, educa nel catechismo in parrocchia e nello scoutismo, educa nella sua casa e nella casualità dell’incontro. Senza sosta. Anche la lunga frequentazione del dolore e gli impedimenti di una infinita malattia non la distraggono da quella che lei considerava la sua chiamata, la sua vocazione: educare, creare le condizioni perché ogni persona possa esprimere il proprio carisma, possa manifestare la propria originalità, la ricchezza che Dio ha posto in lui.

Perché … “ognuno di noi ha un messaggio destinato a un’altra persona……..”.

Voglio essere soprattutto libera. Solo nella libertà di se stessi si può amare veramente. Non posso fermarmi e non voglio. In questo grande gioco che è la vita, tutto mi è troppo stretto. È vero, 24 ore non bastano per il mio amore. Ma perché dovrebbe essere diverso? La mia strada è amare, amare tutti quelli che mi amano e non mi amano, amarli seriamente, a fondo, senza riserve. Vado dove mi trascina il mio cuore. Io non desidero altro. E ho scoperto che la vita è solo amore e l’amore non ha né riposo né tempo per sé né limiti né pace. Desidero una sola cosa per me: avere la coscienza di avere dato ogni giorno a chi mi era intorno tutto quello che avevo. Devo combattere in me tutti i difetti che derivano da quest’ansia: l’orgoglio, la presunzione, l’egoismo ecc. Tutto questo è fatica. Fatica e dolore. Io cerco Dio e di vedere la sua faccia e di trovare in lui l’unità e tutto il mio amore. Finché sarò viva dovrò accontentarmi di accettare la frattura del tempo e l’angoscia di essere limitata, ma quando morirò so che vedrete tutto di me. Quanto ho amato ciascuno di voi e ognuno sarà felice perché saprà tutto di me ed io finalmente avrò riposo perché saprò di avervi accontentati tutti nella giustizia.

Non mi interessa la superficie della vita o la mia soddisfazione. Cerco il fondo della verità. Cerco chi sono. Cerco di cogliere cosa Dio voglia da me. Non sto scappando, sto misurando, giorno dopo giorno la mia capacità di dare: tutta. Io sono andata al di là della vita normale e non posso tornare indietro.

Da una lettera di Anna Maria

maggio 1966

Vorrei avere la potenza di Dio
 che ama senza soffrire
perché ama completamente,
perfettamente,
senza interruzioni,
senza graduatorie.
Fa che le mie mani,
i miei occhi,
il mio sorriso
siano gioia,
creino gioia, sempre;
fammi solo amore,
fa che ami per te
senza chiedermi nulla,
senza tormentarmi più,
fammi essere libera
da me stessa e da tutti,
prigioniera solo della tua volontà.


 Signore,
quante scorie nella mia anima...
Troppa superbia, Signore,
ma spesso è solo bisogno di essere amata.
Signore raccogli attorno a me
le sciocchezze che mi semino dietro.
Signore fa della tua serva, un’utile serva.
Da nobis pacem.
 

Anna Maria Feder Piazza

                 
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