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Treviso, 17 febbraio 1987-2011 - Ventiquattresimo anniversario della sua morte
a cura della Fondazione "Anna Maria Feder e Francesco Piazza onlus"

"Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Gv 3,16


“Il servizio non è un dovere
di chi ha avuto di più
e lo dà con compiaciuta
e cosciente alterigia,
ma è un dono meraviglioso,
è la compiuta risoluzione
di una vita vissuta a pieno nell'oggi,
vissuta in ogni ora,
nel dolore e nella gioia.
Ringraziamo infinitamente il Signore
che ci ha fatto capire
che solo il Servo è libero e padrone
non solo di dare la gioia
ma di creare in ogni essere
che ci è accanto
la sorgente della gioia.
Il mondo è infelice perché vuol esserlo,
il dolore più profondo non è mai infelicità, l’infelicità che ci tormenta
è la solitudine di chi
non sa guardarsi intorno

ed è così semplice servire,
solo nel servizio noi siamo completi,
noi possiamo esprimerci e creare
come richiede la nostra natura di uomini.”


Testo di Anna Maria tratto da
“50 anni di Scoutismo femminile nella città di Este”
1956-2006

OMELIA SUL SERVIZIO - DON LINO CUSINATO

Treviso, Monastero della Visitazione, 17/02/2011

XXIV° della morte di Anna Maria Feder Piazza

Tema: “Ringraziamo il Signore che ci ha fatto capire che solo il servo è libero e padrone di dare la
gioia e di creare in ogni essere la sorgente della gioia” (A.M. Feder Piazza).

1 - Il Signore ci ha fatto capire
2 - Il Servo: servizio educativo
3 - Libero e padrone: capace, abilitato
4 - Dare gioia
5 - Creare negli altri la sorgente della gioia.

Ringraziamento per tutto questo, poiché noi siamo radunati per ringraziare Dio – tale è la S. Messa: ringraziamento – vogliamo approfondire i motivi che Anna ci ha indicati. In lei questa consapevolezza era forte. Vogliamo che siano anche in noi, eredi della sua spiritualità.

1 - Il dono di Dio.
“Il Signore ci fa capire” - Chi ha fede sa che il bene viene da Dio, il quale opera in noi attraverso lo Spirito che ci è stato dato. L’iniziativa è sempre di Dio. Noi la chiamiamo “Grazia”, perché ci è data gratuitamente, non per i nostri meriti, ma per la ricchezza del suo amore.
La grazia di Dio agisce non solo sulla nostra volontà affinché noi compiamo il bene, ma prima ancora sulla nostra intelligenza, affinché noi conosciamo lui, “di gloria in gloria”, e il Figlio che ci ha dato, il Signore nostro Gesù Cristo: è questo il bene.
La sapienza, l’intelletto, il consiglio, la scienza sono potenze dello Spirito che sono state seminate nel nostro spirito, affinché noi possiamo capire le cose dello Spirito.

2 - Il Servizio.
“Chi si fa servo” – Gesù lo ha detto di sé: “non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto dei molti”. “Sono in mezzo a voi come colui che serve”. “Se io, Signore e Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”. “Chi vuol essere primo, si faccia ultimo e servo di tutti”.
Anna faceva riferimento al servizio educativo che ella aveva esercitato nella scuola e soprattutto nello scoutismo che fu la sua grande passione educativa.
L’educazione come servizio ha dimensioni spirituali che solo il credente può comprendere nelle loro infinite potenzialità. Sono quelle dell’amore-carità, l’amore dono di sé.
“Occorre che io diminuisca e che lui cresca”.
“Chi viene dopo di me è più grande di me, perché era prima di me”.
Il ragazzo, il giovane, che io sono chiamato a servire educandolo, è prima di me perché era nella mente e nel cuore di Dio fin dall’eternità, è già voluto, conosciuto, amato da Dio prima di me, prima che io lo incontri e stabilisca con lui un rapporto educativo. Perciò è più grande di me. E deve crescere secondo il disegno di Dio che io non conosco pienamente. Perché il mio rapporto è provvisorio, non essenziale se non nell’amore. E se la sua vita giovanile sarà sempre nella mia vita di educatore, perché io lo amo, tuttavia io educatore non sarò sempre nella sua vita, perché egli deve andare per la sua strada, realizzare la sua vita secondo il disegno di Dio, mentre io devo restare indietro. “Quando avrete fatto tutto quello che dovevate fare, dite: siamo soltanto servi”.
Le dinamiche educative sono le dinamiche dell’amore, che noi abbiamo appreso dal Signore Gesù.
Questo ci ricordano anche i nostri Vescovi, chiedendo alle nostre chiese, quindi a noi, per il decen-nio che ci sta davanti, di impegnarci sulla “emergenza educativa”, che è umana e di fede insieme, cioè “educazione integrale”, come lo scoutismo cristiano si propone fin dalla sua fondazione. Abbiamo già raccolto il loro invito a “educare alla vita buona del Vangelo” che è la strada della “nuova umanità” in Cristo Gesù, Figlio di Dio fattosi figlio dell’uomo.
Abbiamo ricevuto da lui “grazia su grazia” perché sappiamo amare come lui ci ha amati: “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per gli amici". "Voi siete miei amici, se fate quello che vi comando”, “di amarvi come io vi ho amati”.
L’educazione come servizio d’amore ci libera da ogni forma di potere e dallo spirito del mondo.

3 - Le abilità del servo.
Dice l’Anna: “il servo-educatore vero è colui che si è liberato da tutte le schiavitù mondane della carne, dalle cose materiali, dalla superbia e dal dominio sugli altri”.
L’educatore non è mai un uomo arrivato. Le sue abilità non gli sono date da un diploma, la sua competenza non gli viene nemmeno dalla sua esperienza, perché deve continuamente educare se stesso a farsi educatore-servo, in un continuo lavoro di auto-umanizzazione secondo lo Spirito. Sempre deve liberarsi da tutto ciò che è male, perché mai siamo immuni da esso: “non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”. Sempre deve diventare padrone di sé, facendo verità su se stesso e allenandosi all’acquisizione delle virtù.
“Signore, tu mi scruti e mi conosci, …
scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita” (Salmo 139).
L’educatore-servo cammina insieme al giovane educando suo padrone, come Gesù in cammino verso Emmaus con i suoi due discepoli, come Gesù che camminava verso Gerusalemme: lui scopriva progressivamente la volontà del Padre che lo portava alla croce, ed insegnava ai suoi a seguirlo portando la croce con lui.
Se l’educatore-servo si ritiene dispensato, anche per poco, dal tendere con tutte le forze alla santità della vita, sarà cattivo educatore, perché tiranno, non servo; perché lui non prende in mano la propria vita, per possederla nella virtù.
Ognuno può dare solo quello che possiede. Se non possiedi la tua vita, come potrai donarla?

4 - Dare la gioia: “capaci di dare la gioia”.
Nella mente e nel cuore di Anna non si tratta solo di impostare l’educazione in quella gioiosità che è tipica dello scoutismo che nel gioco, nell’avventura imposta i valori fondamentali della persona e delle relazioni tra persone. E’ già questa una grande conquista dell’educazione moderna, che ha tanti e diversi pionieri, abbandonando la rigidità di una pedagogia precettistica; conquista che Anna aveva fatto sua e praticata con convinzione, competenza psicologica e abilità didattica.
Educare alla gioia è educare al positivo, così che la verità sia una scoperta affascinante e il bene una esperienza che fa gustare la pienezza di vita.
“vi dò la mia gioia, affinché la vostra gioia sia piena”. - Dà gioia la scoperta progressiva di se stessi, delle proprie potenzialità.
- Dà gioia sentirsi persone amate, frutto di un amore che dà la vita.
- Dà gioia la relazione con l’altro, con gli altri, che arricchiscono con le loro diversità. Così ogni singola nota diventa sinfonia
- Dà gioia la scoperta degli esseri che compongono la natura, il creato che è gloria di Dio e che Dio ha
affidato alla signoria dell’uomo. - Dà gioia la conoscenza della storia dell’umanità.
- La scoperta suscita meraviglia, come di luci che si accendono. La gioia è insieme nell’attesa e
nell’incontro con quanto di sconosciuto che si mostra. Conoscerlo è accoglierlo: questo arricchisce.
La gioia è la vita stessa, l’amore stesso, che si dona a noi, e noi ne siamo coinvolti. - Conoscere la verità e il bene, la vita e l’amore: questo fa crescere la persona in positivo, nella armonia
delle sue potenzialità.
Non che questo processo non abbia il suo gemere, ma sono “doglie del parto”. L’educazione alla gioia non avviene in serra, ovattata, tenuta fuori dalle asprezze della realtà. Anzi, è fatica, perché è conquista della realtà, la quale ha luci ed ombre, il bene e il male.
Conquistare significa scegliere, e guadagnare con fatica.
Lo scoutismo ha educato sempre alla fatica della conquista, alla durezza del perseverare, alla sofferenza per ciò che non si conosce, se non “tentando e ritentando”.
“Tu canta e cammina. Cammina cantando l’alleluia incontro al Signore che viene” scrive Sant Agostino in un suo sermone: “Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina”.

5 - Crea negli altri la sorgente della gioia.
E’ questo il punto più alto dell’insegnamento dell’Anna.
La gioia non sia cioè soltanto un dono che facciamo “a chi ci sta intorno”, ai ragazzi e ai giovani che siamo chiamati ad educare. Non basta generarli alla gioia della vita e dell’amore, con la gioia dell’amore. Chi educa con spirito di servizio, deve operare in modo che i ragazzi e i giovani diventino essi stessi fecondi di vita e di amore: in essi zampilli “la sorgente della gioia”.
Non siamo noi la loro sorgente. La sorgente dev’essere in loro.
Loro stessi sorgente, per sé e per gli altri.
Qui si aprirebbe anche il capitolo sull’autoeducazione ed eteroeducazione, che non vogliamo affrontare in questo momento di rendimento di grazie. Solo ricordiamo il Salmo: “Non a noi Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria”.
Sappiamo che le forme di “dipendenza educativa”, che è anche psicologica e affettiva, sono tante.
Solo educando persone libere, responsabili, mature affettivamente, culturalmente, socialmente e spiritualmente, noi contribuiamo affinché trovino in se stesse la sorgente della gioia, dell’amore e quindi siano capaci anche di donarla agli altri. Perché loro stessi fecondi.
Penso in particolare alla “maturità di fede”: vuol dire che essi si incontrano con Gesù Cristo (“vieni e vedi”), si innamorano di lui, abbracciano il suo Vangelo quale regola di vita, e con la vita lo testimoniano.
“Solo gli innamorati di Gesù trasformano il mondo”. Noi possiamo solo farli incontrare. Se si incontrano, non solo il nostro compito è finito, ma a noi è dato di poter gioire della loro gioia, come gli “amici dello sposo”.

Con questa più illuminata consapevolezza, di cui siamo riconoscenti all’Anna, sorella spirituale, guida che illumina e trascina, riprendiamo la preghiera di Ringraziamento a Dio, che facciamo con Gesù Cristo Signore, che perpetua il dono della sua vita nel sacramento del pane e del vino, dopo averci donato la sua Parola.


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