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Treviso, 17 febbraio 1987-2012 - 25° anniversario della sua morte
a cura della Fondazione "Anna Maria Feder e Francesco Piazza onlus"

“È un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende” Dalla 1^ lettera di Giovanni Apostolo 2.8

Venticinque anni.

“Polvere e miserere per le ossa,
Ultimo simulacro nella terra
Lancinante e pietoso che non erra…”.
Viviamo noi! Ma tu per noi sei vita:
Icona incisa, pensiero che afferra il
Soma perduto, annullato dalla sorte:
Mente acuta, eloquio suadente e forte,
E vivace lo sguardo e penetrante…..
Memore sta il gazebo: una presenza
Estiva e folta di profumi e voci….
Nulla ora resta di quel tempo andato,
Tranne i colori del cielo e le luci
Ogni estate, splendore del creato….
Quando tramontana fischia a febbraio,
Unico, nel giardino spoglio e inerte,
In nuda pietra è il tuo nome inciso….
Atto d’amore, ogni Tuo gesto non
Ha nel tempo perso di vigore. In
Opere di carità è la Fondazione.
Memoria d’ogni tua buona azione….
Oggi ospitiamo scout e missioni
E scuole sullo spiazzo del giardino,
Sempre implorando l’aiuto divino.
Luigi Pianca

Treviso 17 febbraio 2012. Nel 25° anniversaio della
scomparsa di Annamaria Feder Piazza, fondatrice
dello scoutismo femminile a Treviso, animatrice e
maestra di fede e carità nella gioventù, insieme al
marito Francesco Piazza, geniale artista trevigiano.

17 febbraio 2012 - OMELIA - Don Roberto Cavalli

La fantasia
1 Giovanni 2:3 Da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.
1 Giovanni 2:4 Chi dice: «lo l'ho conosciuto», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui;
1 Giovanni 2:5 ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente completo. Da questo conosciamo che siamo in lui;
1 Giovanni 2:6 chi dice di rimanere in lui, deve camminare com'egli camminò. (Gv 13:34-35; 15:12-14) Pr 4:18-19
1 Giovanni 2: 7 Carissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento vecchio che avevate fin da principio: il comandamento vecchio è la parola che avete udita.
1 Giovanni 2:8 E tuttavia è un comandamento nuovo che io vi scrivo, il che è vero in lui e in voi; perché le tenebre stanno passando, e già risplende la vera luce.
1 Giovanni 2: 9 Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre.
1 Giovanni 2:10 Chi ama suo fratello rimane nella luce e non c'è nulla in lui che lo faccia inciampare.

Il paradosso che l'evangelista ha usato in 1^ Gv. 2,7-8 , ci aiuterà a sviluppare il compito che la Fondazione si è data in occasione del 25° anniversario della rinascita al cielo di Anna Maria: comprendere cos'è vera fantasia. Partiamo dal considerare alcuni sinonimi del termine fantasia : creatività, genialità, novità, stranezza, vivacità, bellezza, colori..., Alla parola fantasia troviamo forse legato, più di ogni altro termine quello di "novità". Ecco perché il mio riferimento al comandamento vecchio, che pur è nuovo, di 1 ^ Gv. Viviamo in un mondo, quello odierno del consumismo decadente, che si basa proprio sulla ricerca della novità per incrementare il consumo. Ma quale tipo di novità? Purtroppo tale sistema, proiettato continuamente a produrre novità per vendere, insieme a non pochi benefici, al contrario della fantasia, ha prodotto una seria omologazione dei comportamenti, del pensiero e degli stili di vita. Basti pensare a cosa ha comportato l'introduzione della tv nelle case, in riferimento alla capacità e al desiderio di crearsi un'opinione personale sulle vicende storiche, dove sono necessari invece anni di studio e di allenamento della capacità critica. Oppure, basti pensare alla "produzione di serie" che ha sbaragliato il passo all'artigianato, cioè basti pensare alla produzione di oggetti a basso costo, perfettamente uguali tra loro, necessari e a volte perfettamente inutili ,che il consumismo ha portato nelle nostre case e purtroppo anche nelle nostre chiese, riempiendole di sacri orrori e impoverendo così grandemente l'abilità dell'uomo del proprio spirito, del proprio cervello e delle mani . O basti pensare a quelli che sono stati definiti intelligentemente i "luoghi non luoghi". Di che cosa si tratta? Avete mai visto i villaggi turistici o certi palazzi moderni, strade, negozi, giardini... costruiti in certe zone del Trentino o quelli che stanno costruendo nell'Est dell'Europa? Sono drammaticamente uguali ovunque, cosicché, che tu abbia a trovarti a vivere una vacanza in riva al mare a lesolo o sul Mar Rosso, non ti accorgerai troppo della differenza, poichè più uguali sono questi luoghi, più attirano turismo, perché in essi ci sono tutti i servizi e i conforts che la massa desidera. Ma se questo è vero per i villaggi turistici,è vero altrettanto per i modi di vestire, di pensare, di leggere, di mangiare, ... Sembra che la fantasia abbia lasciato il passo allo strabiliante, al confortevole, all'esageratamente grande (pensate ai SUV), alla novità per la novità, al volgare, ai colori scioccanti, allo scandaloso. Sembra che la bellezza abbia lasciato il passo alla bruttura. Ma torniamo a S. Giovanni. A che cosa allude quando afferma che: "Non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento vecchio... e tuttavia è un comandamento nuovo quello che vi scrivo". Allude, anzi di seguito lo esplicita, al comandamento dell'amore. Quale amore? Il nostro amore? No, non è il nostro amore ad essere vecchio e nuovo insieme, ma è l'amore di Dio che ci viene partecipato e che pur essendo il solito, è però sempre fonte di novità assoluta, cioè di fantasia. Tentiamo di comprendere meglio. Noi uomini e donne del tempo segnato dal consumismo decadente, spesso identifichiamo la fantasia, il nuovo... nella ricerca continua delle molte cose diverse, ma questa in realtà non é vera novità, tantomeno è fantasia, ma solo un continuo, folle e inutile vagabondare senza meta nella ricerca del possesso inappagante di molte inutili cose, che chiede, per mantenersi ed alimentarsi,
la distruzione di immani risorse naturali, ma anche di uomini e animali. Manca una meta in questo forsennato consumare. O meglio, la meta è la felicità, ma si è sbagliato bersaglio, si è sbagliata la strada. Nelle Fonti Francescane troviamo scritto a proposito della virtù della semplicità tanto amata e raccomandata dal santo: "Non che (egli) approvasse ogni tipo di semplicità, ma quella soltanto che, contenta del suo Dio, disprezza tutto il resto ...che cerca non la scorza , ma il midollo, non il guscio, ma il nocciolo, non molte cose, ma il molto, il sommo e Stabile bene. " La scelta del santo di lasciare tutto ciò che è ricchezza materiale al padre Pietro di Bernardone dimostra con la vita queste sue parole. La felicità, la perfetta letizia, per il frate di Assisi non è da cercare allora nel possesso delle molte
cose diverse, ma nel molto che c'è in ogni cosa. Esattamente qui si trova la fonte della fantasia! La fantasia non nasce infatti da una autonoma produzione umana, come quasi tutti credono, come insegnano a scuola e alla tv e nei siti internet. Nasce in realtà dalla capacità di farsi attenti a ciò che è già presente ed esterno a noi e che il più delle volte è molto normale, apparentemente banale; farsi attenti a ciò che è piccolo, a ciò che ai più sfugge: cioè al nocciolo, al molto che è in ogni cosa direbbe Francesco. I più grandi inventori della storia, i più grandi artisti, erano infatti in questo senso persone molto attente al normale. Aggiungo, osando non poco in questa riflessione: l'amore nasce dal farsi attenti. I più buoni della storia sono state infatti persone molto attente a ciò che, esterno a loro, è
normale e piccolo. Una lettura atea direbbe: attenti ai fenomeni. Una lettura di fede, che preferisco di molto, dice : farsi attenti agli infiniti modi che Dio ha di mostrarsi nel normale , nel piccolo, nel quotidiano. Come allora ci si rende capaci di farci persone attente al piccolo, al normale? Giocando! Giocare deriva dal verbo latino "iuvare", allietare, far bene, portare giovamento. Darci spazi di gioco, significa darci spazi che giovano grandemente all'anima, perché attraverso di essi, l'anima non viene dispersa nelle molte cose da fare o da possedere, ma viene unificata nel Molto che c'è in ogni cosa. Sono spazi in cui non siamo animati dall'ansia di cercare continuamente cose nuove o di produrre qualcosa di ben fatto o di bello per raggiungere una troppo effimera sensazione dello star bene, il così detto benessere, ma sono spazi in cui cogliere il nostro valore più vero e profondo di uomini, non nelle molte cose, ma nel Molto che ci abita e che abita il Creato. Questo spazio di gioco è letteralmente perdere tempo in solitudine e silenzio. Gioco allora potrà essere camminare da soli sulle alte vette, come faccio io con la buona stagione, quando vado a fotografare fiori, potrà essere ascoltare la storia di una persona con partecipazione e senza fretta, leggere un brano della Sacra Scrittura, ascoltare con calma una bella e profonda canzone o un brano strumentale (non di rumore assordante), contemplare il creato, leggere un pensiero o una poesia che possano dirsi tali,..cioè pregare, perché pregare è innanzitutto ascoltare Dio che parla a noi in modi diversi nel silenzio e nella solitudine. E' solo questa solitudine giocosa che porta giovamento all'anima, che ci pone in grado di accorgerci della infinita fantasia di Dio che si esprime nelle creature e nei fenomeni da Lui creati. Proviamo a pensare ad esempio alle migliaia di specie di fiori diversi che possiamo ammirare esplorando in silenzio in un solo monte delle nostre alpi. Quando facciamo esperienza della fantasia di Dio, viene spontaneo farci interpreti di quanto colto della Sua fantasiosa presenza, che io amo chiamare "bellezza di Dio". E' solo da questi spazi di gioco che possiamo portare scintille di bellezza, di fantasia creativa nella vicenda umana, oggi troppo spesso appiattita sul banale o sullo scioccante. Questi momenti di gioco, in cui facciamo esperienza del Comandamento vecchio, che è tuttavia sempre nuovo, di cui parlava S. Giovanni, in cui sperimentiamo la semplicità che ci abilita ad unificare le molte cose nel Molto, ....tutti questi momenti sono come il vento che riaccende la brace che tende a smorzarsi sul già acquisito, sul banale, sul volgare o a smorzarsi nel pessimismo di
chi è incapace di vedere il bene negli altri o nell'immobilismo di chi è ingrassato troppo nella pigrizia. Rinvenire nel gioco la presenza fantasiosa dell'amore di Dio, è come disseppellire un tesoro nel campo della nostra vita o in quella altrui, un tesoro che non ci fa vivere sempre cose diverse l'una dall'altra, ma ci fa vivere in modo diverso, cioè fantasioso, le solite cose. Così recita 2 Corinzí 5:17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove, ma anche Apocalisse 21:5. E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere». Quando si sale sui monti, la scoperta della bellezza della natura, ossia il momento di giovamento dell'anima, trasforma la pesante e ripetitiva fatica della salita, in una sempre nuova e gioiosa scoperta che non si vorrebbe mai che terminasse. Il comandamento antico é nuovo, il comandamento dell'amore, è quel comandamento che ci stimola a far emergere da noi l'immagine di Dio che è impressa nel nostro cuore, inteso, non come sede delle emozioni, ma come il luogo più vero e profondo del nostro essere, ci stimola a far emergere l'immagine di Dio che è in noi, ma anche quella che è presente nelle altre creature. Fantasioso allora, per la fede, non è ciò che suscita emozioni sempre nuove, ma ciò che da nuova vita, che ravviva le solite cose. E questa forza che dà sempre nuova vita è l'amore! Pensate ad un bambino che per amore nasce in una famiglia. Che ventata di novità porta nella vita di una donna e di un uomo! Se poi sono più di uno, c'è proprio da non dormire sul già acquisito! Fantasioso allora è colui che sa leggere, ascoltare, intuire, le innumerevoli presenze dell'amore di Dio nelle cose normali e quotidiane dell'uomo e del creato. Ricordate quanto tempo Checco passava appoggiato al davanzale della finestra del suo studio, a fumare e a guardare in giardino, sempre il solito medesimo giardino? Ecco , in quei momenti di gioco, il solito albero, la solita siepe, la solita casa, visti e rivisti centinaia e centinaia di volte, ad un certo punto rivelavano al suo cuore la bellezza di Dio inauditamente fantasiosa. Non a caso, molte delle sue incisioni sono accompagnate da un versetto di un salmo. L'incisione o la tela, altro non erano che un ridonare a noi, ciò che lui riconosceva come dono di amore fatto a lui. Ecco dove nasce e cresce la vera fantasia! Non c'è nulla di veramente creato dal nuovo nei suoi quadri, come alcuni incerti pittori sono invece convinti di fare, ma c'era il saper ascoltatore e poi farsi interprete dell' irrefrenabile fantasioso amore di Dio espresso nelle creature. Se poi pensiamo ad Anna Maria, ci viene sicuramente in mente la sua capacità di farsi attenta allo sguardo, alle caratteristiche della personalità, ai bisogni delle persone che incontrava. Coglieva in tutti almeno un tratto di bellezza fantasiosa ed unica, quasi sempre simpatica. Coglieva i tanti ed infiniti modi di esprimersi dell'amore di Dio riversato nel cuore di ciascuno, nella sua storia, nella sua personalità, nel suo carattere. Tale fantasiosa bellezza la faceva propria, ne godeva e la ridonava come accoglienza e valorizzazione di ognuno; valorizzazione che sapeva concretizzare in tanti diversi modi all'interno della vita della sua grande famiglia, nella scuola, nello scoutismo... di modo che ognuno si sentiva accolto, stimato e amato da lei. Non era, anche nel suo caso, lei la sorgente della sua fantasia nell'inventare modi e percorsi. Non dipendeva dalla eccezionalità del tipo di persone che incontrava, quali noi sicuramente non eravamo, ma Anna Maria sapeva "giocare", ossia sapeva donarsi tempi e modi di ascolto, di solitudine interiore, per trarre giovamento nell'anima, per imparare a leggere la fantasiosa bellezza di Dio riversata in ogni persona, farla propria per poi ridonarla. Alla fine di questa riflessione, nel tentativo di offrire un contributo al tema scelto quest'anno dalla Fondazione Anna Maria, possiamo affermare, alla luce della Parola di Dio, che la fantasia è, in modo speciale in questo tempo segnato dal materialismo ateo e dall'efficientismo liberista, il coraggio di andare contro corrente nella ricerca della felicità, facendoci capaci di giocare, di perdere tempo per giovare all'anima e divenire così interpreti creativi della novità dell'amore di Dio riversato, istante dopo istante, in ogni sua creatura, divenire interpreti di quell'amore che sa far nuove tutte le cose di sempre.

Don Roberto Cavalli 17 febbraio 2012


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