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«Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre»
(Salmo 120,8)



Carissimi,

io spero vivissimamente di poter partecipare assieme a Checco e a Lino al Battesimo di A... anche se, come già vi dissi, un impegno precedente potrebbe crearci qualche difficoltà che tuttavia siamo ostinatamente decisi a superare per l'importanza che attribuiamo alla cerimonia e per la gioia che proviamo di sentirci considerati da voi «così amici».

Se vi scrivo, dunque, non è tanto per la paura di non riuscire ad esserci quanto perché vorrei dirvi tante cose che a voce non sarei mai capace di esprimere e che, anche per iscritto, mi riescono tanto difficili.

La più importante di tutte è che provo una immensa gioia.

Da quando A... è stato annunciato, non so perché, ho sempre avuto un'inquietudine e un leggero senso di sofferenza, un inspiegabile timore che adesso posso confidarvi. Volevo con tutte le mie forze per il bene che vi voglio e quindi che gli voglio che anch'egli, come tutti noi, godesse dell'immensa ricchezza del Cristo morto e risorto, qualunque fossero le sue scelte esistenziali che poi si dipanano nell'arco di un'intera vita e possono essere mutevoli e sofferte, accettate e respinte e poi riaccolte purché sia lasciato alla Grazia di Dio uno spazio di entrata per germogliare. L'annuncio del suo battesimo e la vostra lettera così meditata che garantisce un'assunzione di responsabilità piena, un amore autentico di genitori l'ho goduta come una preghiera a Dio di ringraziamento e di lode per il figlio accolto come dono e come impegno.

A..., bambino inerme e indifeso ha assunto il ruolo magnifico che il salmista gli conferisce quando dice che Dio si fa presente nel mondo e si esprime con la voce dei bambini e dei lattanti e ci costringe tutti a rimeditare di nuovo il nostro percorso e a ridargli il suo originario significato di ricerca di quel Dio che così spesso ci sfugge e scompare lasciandoci poveri di tutto e del tutto insignificanti mentre il tempo della nostra vita si sbriciola irrimediabilmente, sbriciolandoci senza sosta. Ma poi o A.... o Anna Francesca, o Chiarastella o Antonio o Simeone arrivano e rendono di nuovo compatta e intera la nostra esistenza e la nostra volontà di proporre qualcosa che duri in eterno perché questa è, in fondo, l'unica irrinunciabile aspirazione della nostra esistenza.

In questo grandissimo momento io vi auguro che la vostra vita familiare sia felice oggi e da oggi per tutta l'eternità nell'unità dell'Amore.

Altro non so dirvi perché le parole sono deboli riflessi della luce che portiamo dentro e io non sono neppure capace di manifestare la presenza di questi riflessi perciò accetto con umiltà il limite della condizione umana e della mia in particolare che è più inadeguata di altre. Come sempre cercate di spremere l'intenzione dalla povertà del contesto e siate contenti come lo sono io perché in questo momento lo sono proprio completamente.

Con affetto

Anna

Da una lettera di Anna Maria Feder Piazza. 1985

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