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"Lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». "
(Isaia 58, 9)
"...non è mai casuale l'ora in cui si muore, il che in un certo senso deve tranquillizzare il vostro cuore: esiste nella nostra vita quotidiana e di relazione un enorme mistero che ci portiamo dietro, senza riuscir mai a possederlo, ed è il mistero della "vita" di ciascuno di noi, che si dilata nel tempo secondo un preciso filo che sfugge a chiunque, compreso il proprietario, ma esiste perché altrimenti non vivremmo neppure.
Ci sentiamo attori, ma recitiamo senza sapere, un copione scritto da altri e subito siamo spettatori di noi stessi- e abbiamo solo due alternative: o di
sentirci dei burattini folli immersi in una folle avventura senza senso e sospinti verso un inghiottitoio buio dopo essere passati su passerelle traballanti, oppure il mistero ha un nome e si chiama Dio e Dio si chiama Padre e ci conosce per nome e coagula in unità tutta l'estensione della nostra vita che tempo e spazio hanno dilatato e ci toglie da un'esperienza per immergerci in un'altra migliore e finalmente piena. Non ci sono altre vie salvo la terza che è quella che tutti noi scegliamo, perché più facile, più consona al nostro
Io attuale ed è la via di non proporsi mai il problema in assoluto e di rimandarlo sempre, di barattarlo continuamente per i trenta denari che distrussero Giuda e distruggono anche noi.
Talvolta mi vien fatto di pensare che noi, secondo una certa ottica umana, amante delle gerarchie di un certo tipo, crediamo che in una morte sia il morto il protagonista. Mai ci viene in mente che quel fatto, quel "filo" del tessuto della stoffa che è la comunità dei figli di Dio, sia stato "tirato" per noi (non da noi) perché il dialogo tra Dio e noi entri nella nostra profondità interiore, come anche a chi è stato "richiamato al Padre" sarà successo prima, e che quindi di un fatto così potremmo essere noi i protagonisti...."
Da una lettera di Anna Maria
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