Centro Studi e documentazione scout "don Ugo de Lucchi"

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Don Giovanni, un prete con la chierega

  

Don Giovanni è arrivato da Possagno a Santa Maria del Rovere (TV), come cappellano, per sostituire il compianto don Ugo de Lucchi, prematuramente scomparso.

Ora don Ugo e don Giovanni si “ritrovano”, dopo oltre 51 anni, accomunati nella sepoltura nel cimitero di Riese Pio X°.

Mons. Bordin, è arrivato, da giovane prete, tra i ragazzi nell’oratorio “Don Bosco” preoccupato a succedere, nei loro cuori, alla figura mite e amata di don Ugo che tanto bene aveva operato, presentandosi forte delle sue convinzioni che non davano spazio a compromessi di sorta.

La radicalità, tipica dell’età giovanile, ha colto fin da subito l’aspetto di sicura chiarezza concedendo fiducia, con la certezza di un possibile cammino insieme, accompagnati dal non comune coraggio di questo prete con la chierega.

Il disco bianco della chierica, nella sua folta capigliatura mora, faceva spicco evidente a dimostrare un segno concreto di scelta definitiva e d’appartenenza conquistata ogni giorno.

Un po’ alla volta, entrati nell’amichevole confidenza, quella chierica era diventata come un simbolo anche per i ragazzi che si prestavano alla sua cura con forbici e forbicine, ma non sempre riusciva la figura geometrica del cerchio, molte volte era una figura un po’ bislacca.

Pur tuttavia, don Giovanni ci teneva alla sua chierega, perché era segno del suo stato clericale che indicava, a se stesso e agli altri, la sua rinuncia al mondo per donarsi in abbraccio fraterno alla cura dei fedeli a lui destinati. La sua persona, quindi, era strumento in mani altrui per essere fatta dono alla volontà del Signore.

Proprio a Santa Maria del Rovere don Giovanni ha maturato un’ulteriore scelta, quella di rinunciare a qualsiasi programmazione di se stesso e per se stesso, convinto che il dono di se era il suo scopo principale di vita, infatti, si fece “oblato” nelle mani del Vescovo di Treviso.

Questa scelta colpì molto, non entrava nella comune mentalità dei giovani che così avevano un altro esempio concreto per intendere e vivere la vita; già è sorprendente la scelta di fare il prete, ma il farlo secondo la volontà di altri è sconvolgente. Poi, nella vita più matura, ci si accorge che la felicità e il successo sono di fatto raggiungibili proprio percorrendo le strade che don Giovanni ha percorso.

Nei primi anni sessanta il segno distintivo della chierica stava scomparendo dal cocuzzolo del capo dei preti, come più tardi sarebbe scomparsa la tonaca nera. E’ il mondo che cambia anche dentro la Chiesa.

Don Giovanni, anche lui, smise la tonsura della chierica e l’abito lungo, ma non abbandonò le scelte del giovane prete che non apparteneva a se stesso per portare al mondo, bisognoso di Dio e della Croce di Suo Figlio, la sua convinta testimonianza e incrollabile Fede.

Sarà stata anche la sua robusta struttura corporea e il suo carattere tranquillo, la sua sicurezza contagiosa che hanno contribuito al fatto che tante, tante persone si sono accostate al suo sostegno. Quante problematiche superate con lui, infatti, le soluzioni che suggeriva non erano mai stravaganti e nemmeno complesse, ma erano tracciate nel solco della verità e della semplicità lineare dopo un’attenta analisi della vicenda da superare.

Generazioni di Lupetti, Scouts e Rovers sono cresciuti e diventati uomini avendo avuto davanti l’esempio di vita e la guida di don Giovanni e con lui, poi, in età più matura, hanno vissuto e prestato assieme il dono del servizio ai più piccoli.

La bellezza del cammino scout è anche questa, quella di avere l’aiuto del Capo educatore che ti accompagna, col metodo dell’autoeducazione, nelle fasi dell’età evolutiva, in seguito, dopo il superamento di vari stadi di studio e completamento di un iter di apprendimento di nozioni tecnico-pratiche, si collabora col proprio Capo in un rapporto di fraterna comunità educante.

Rimaneva e rimane, ancora adesso, il rispetto dovuto al fratello maggiore che ci precede nella strada della vita per indicarci i passi da compiere e le scelte da fare, in piena e autonoma accettazione della volontà del Signore.

Grazie don Giovanni!

 

Gianni Tosello 

 

Treviso 17 ottobre 2010