squadriglia si
sceglieva un percorso di uno o più giorni, da completare da sola con
tutti i suoi membri. Si partiva allora con la tendina piccola (Balilla)
entro cui, abbassandola e stipandosi, si poteva dormire in 6 o 7
persone. Nel corso di una di queste uscite, la squadriglia “Tigre”
appose nei pressi del Rifugio Lavaredo, allora in costruzione, un
piccolo bassorilievo in alluminio raffigurante la Madonna e recuperato
nelle Fonderie Zamberlan.
Ricordi di:
Ugo, Vecchio Lupo “Bepi”, Aldo,
Anselmo

Ricordi di un esploratore
Fu Renzo, un amico
con cui giocavo al pallone in strada a portarmi nel gruppo degli
esploratori. Mi parlava dello spirito di avventura, dei giochi e delle
attività di gruppo e, non so come, in poco tempo ne feci parte anch’io,
trascinando con me, in seguito, parecchi compagni del Borgo S.Bona dove
abitavo.
Il ricordo iniziale è legato al mio primo S. Giorgio nel 1949 a Villa
Margherita di Treviso. Fu quello il mio primo ingresso ufficiale nel
“Treviso 8°”. Ciò che allora colpì la mia attenzione, dandomi un senso
di allegria, fu la moltitudine di ragazzi in divisa (camicia càki,
pantaloni corti e calzettoni, entrambi blu, cappellone marrone e
fazzolettone al collo). I miei occhi ricordano ancora il brillio
multicolore dei fazzolettoni della divisa. Ogni Riparto un fazzolettone
di colore diverso. Quello del TV 8° era un triangolo di stoffa color
rosso violaceo che portavo al collo con orgoglio di appartenenza. I
campi scout erano scuola di coraggio; e il coraggio bisognava farselo
venire perché la vita
E
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che svolgevamo era rude,
selvaggia, quasi di sopravvivenza. Imparavamo ogni sorta di mestieri: dal cuoco
(quel pane di color grigio cotto sotto la cenere e duro come il piombo), la
pasta fatta con le nostre mani che sotto i denti pareva segatura, ai lavori di
ingegneria architettonica di cui andavamo molto fieri. Le prime due notti di
quel S.Giorgio furono praticamente insonni perché ero emozionato da tutto ciò
che vivevo; ogni cosa per me era nuova ed affascinante, pertanto stimolava le
mie curiosità ed i miei interessi. La notte poi era un continuo canto di
usignoli, che mi portavano ad un piacevole prolungamento della veglia.
Dormivamo su pagliericci in juta riempiti di paglia ed il sonno, quando si
impadroniva di noi, era improvviso e profondo. Un ricordo, che è rimasto
particolarmente vivo nella mia memoria, è il campo estivo di Spert d’Alpago:
ricordo un camion carico di tutto il necessario per la permanenza al campo con
sopra tutti noi, Questo si fermò ad una curva di una strada bianca, in mezzo ad
una abetaia. Poi, tutti a piedi per una mulattiera, per circa una mezz’ora, che
portava al fondo d’un’ampia valle dove una radura quasi pianeggiante sembrava
attenderci per montare le tende. Fu un campo davvero indimenticabile; eravamo
tre squadriglie di 6 o 7 ragazzi ciascuna e
quasi tutti alla prima esperienza di vita scout.
Mi sembra ancora di vedere la traballante cucina dove si cucinavano le
pastasciutte, collose o crude a seconda della fame dei cuochi; la quantità di
ghiri che assalivano continuamente la cambusa rosicchiando a destra e a manca;
l’unto che non riuscivamo mai a togliere dalla batteria da cucina perché
l’acqua,

Primi aderenti
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