I G I O R N A L I
H A N N O
S C R I T T O . . .
da « LA VOCE DI SAN MARCO »
Venerdì 11 già una quindicina di rovers si mettevano a disposizione d'elle Autorità militari che li usavano da staffetta dapprima, poi ogni rovers scelse i servizi più consoni alle proprie attitudini e alla propria preparazione. Sabato un'altra quindicina di rovers raggiungevano i primi, domenica mattina partirono gli ultimi rimasti a casa perché impediti dal Iavoro. Fu un lavoro duro, in condizioni difficili, ma infine ognuno
trovò il suo posto, donando il meglio di se stesso con quella esperienza, disciplina e libertà ad un tempo appresi dal metodo scout. Le pattuglie formatesi hanno agito in modo autonomo pur coordinandosi tra di loro con le altre Forze che operavano nella zona. Dalla ricerca delle salme sul greto del Piave, al ricomporle cristianamente nelle bare, alla inumazione nel cimitero di Fortogna, all'accompagnamento dei
familiari, al servizio negli uffici comunali alle dipendenze della Giunta comunale, alla completa gestione dei servizio mensa per i superstiti badarono i rovers mestrini, concedendosi solo poche ore di riposo. Gli ultimi tornarono a casa martedì sera portando negli occhi i segni della stanchezza e della desolazione. Ci fu più di una donna delle poche superstiti di Longarone che pianse ancora una lacrima vedendo partire
questi giovani che con tenerezza fraterna, coi volto sereno avevano badato ai vivi e ai loro morti. «Tornate ancora!» fu la parola di commiato; e tornarono sabato e domenica più che per servire, ché ora l'organizzazione sta già riordinando i fili della convivenza, per mostrare che i vincoli dell'amore erano profondi ormai e che avrebbero potuto contare per sempre sulla fraternità scaut.