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LO SCAUTISMO IN ITALIA NEGLI ANNI ’40 - ‘60

di Attilio Grieco

Negli anni ’40, ’50, ‘60 in Italia lo Scautismo cattolico per la parte maschile si chiama A.S.C.I., Associazione Scautistica Cattolica Italiana, e per la parte femminile A.G.I., Associazione Guide Italiane, mentre lo scautismo aconfessionale per la parte maschile è C.N.G.E.I., Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani, e per quella femminile U.N.G.E.I., Unione Nazionale Giovani Esploratrici Italiane.

L’A.S.C.I. e l’A.G.I.

L’A.S.C.I., nasce nel 1916, fondata dal Conte Mario di Carpegna. Viene sciolta dal fascismo nel 1927-28 e riprende ufficialmente le attività nel 1944-45, al termine della Seconda Guerra Mondiale. La ripresa nel 1944-45 è sorprendente perché moltissimi vecchi Capi e vecchi Scouts si rimettono in servizio e nascono così in pochissimo tempo una quantità di nuove Unità scout. Al censimento del 1946 l’A.S.C.I. conta già 22.000 iscritti.

L’A.G.I. nasce clandestinamente, nel 1943, durante l’occupazione tedesca di Roma, per l’impegno di Giuliana di Carpegna, nipote del fondatore dell’A.S.C.I., e di padre Ruggi D’Aragona, domenicano, che era stato Scout, Capo e Commissario dell’A.S.C.I. prima dello scioglimento. Il 28 Dicembre 1943, in una Roma dove vigeva il coprifuoco, nelle Catacombe di Priscilla vengono pronunciate le prime otto Promesse delle prime future Capo delle Guide Cattoliche Italiane.

Negli anni ’40 e ’50, come tutte le altre realtà italiane, l’A.S.C.I. e l’A.G.I. vivono le difficoltà del dopoguerra e si impegnano a fondo per la ricostruzione morale e religiosa della gioventù in una Italia che si sta riprendendo faticosamente dalla pesanti distruzioni morali e materiali della guerra.
L’A.S.C.I. e l’A.G.I. sentono che il compito della ricostruzione morale dell’Italia è primario e i loro Capi vi si impegnano con serietà.

Rapporti con la Chiesa

I rapporti dell’A.S.C.I. e dell’A.G.I. con la Chiesa sono generalmente buoni. Il Sommo Pontefice, Pio XII, conosce e apprezza lo Scautismo. La Santa Sede sostiene lo Scautismo e, in particolare, ne sostiene l’indipendenza nei confronti dell’Azione Cattolica che voleva assorbire l’A.S.C.I. e farne un suo ramo particolare. Problemi nascono talvolta a livello locale con qualche parroco che non ama lo Scautismo, o che vorrebbe gli Scouts solo come coreografia per le processioni e per le altre funzioni.
Un problema è però costituito dal fatto che l’A.S.C.I., e ancora di più l’A.G.I., sono numericamente molto piccole rispetto ad altri movimenti, come l’Azione Cattolica, e questo ha il suo peso non positivo perché in molte situazioni non sempre è facile far comprendere l’utilità degli Scouts o delle Guide di fronte all’obiezione che non vi è bisogno di loro perché vi sono già altre associazioni cattoliche numerose e ben funzionanti.

Rapporti con le autorità civili e con la politica

I rapporti con le autorità civili sono scarsi. I rapporti con la politica sono inesistenti. Sia l’A.S.C.I. che l’A.G.I. si dichiarano “apolitiche e apartitiche” e si attengono ad una stretta interpretazione di queste due definizioni. Chi oggi sfoglia le riviste associative e non conosce la storia di quel periodo, può essere portato a pensare che in quegli anni in Italia non sia accaduto nulla di particolare. Infatti avvenimenti come il referendum fra monarchia e repubblica, o elezioni importanti come furono quelle del 18 aprile 1948, non hanno lasciato traccia sulle riviste dell’A.S.C.I. e dell’A.G.I.. Fa in parte eccezione la rivista lombarda per i Rovers, “Servire”, che però non è una rivista ufficiale associativa.

Rapporti con la società

I rapporti con la società civile non sempre sono facili. Il pubblico vede gli Scouts con curiosità mista a scetticismo. Dopo 20 anni di dittatura li aveva ormai dimenticati ed ora questi ragazzi con uniformi un po’ esotiche non sono sempre particolarmente apprezzati. Capita che gli Scouts siano beffeggiati e scherniti e a volte, con qualche gruppo di ragazzi di strada, si arrivi anche a vie di fatto. Andare per strada in uniforme, che allora prevedeva solo l’uso dei calzoni corti, in estate e in inverno, significa spesso ascoltare commenti poco lusinghieri e insulti poco piacevoli.

Il Metodo Scout

L’A.S.C.I. si trova ad affrontare un’altra grande sfida, quella del Metodo Scout. Infatti, far ripartire un movimento giovanile, sciolto quasi 20 anni prima, non è così semplice come potrebbe sembrare. Quando, nel 1944-45 l’A.S.C.I. riprende il suo cammino, riparte esattamente dal punto dove si era fermata 20 anni prima. Ma 20 anni prima tante cose dello Scautismo ancora non esistevano o erano differenti.

L’evento che costituisce lo “spartiacque” fra queste due visioni di Scautismo è il Jamboree Mondiale che si tiene nel 1947 a Moisson, in Francia. I Capi dell’A.S.C.I. vi scoprono realtà nuove che, negli anni successivi, influenzano profondamente tutta l’associazione.

Una di queste realtà nuove è il Gruppo Scout, cioè l’unione di un Branco di Lupetti, di un Riparto di Esploratori e di un Clan di Rovers. Nel 1927-28, al momento dello scioglimento, il Gruppo Scout non esisteva per il semplice motivo che non era ancora stato ideato. Infatti solo nel 1927, ad un congresso di Capi e Commissari in Gran Bretagna, fu proposto e poi adottato il sistema del Gruppo, con le Unità delle tre Branche coordinate dal cosiddetto “fourth man”, il “quarto uomo”, il Capo Gruppo.
Nell’A.S.C.I. del 1927 e quindi anche in quella del 1945 tutto ruota attorno ad un unico Riparto dove coesistono squadriglie di Lupetti, squadriglie di Esploratori, squadriglie di Pionieri, con attività, uscite, campi che spesso sono comuni. L’associazione raccomanda una separazione delle tre Branche, ma in certe piccole realtà questo è solo un pio desiderio.

La Branca Lupetti

Un altro grosso impegno di quegli anni è la definizione metodologica della Branca Lupetti. Infatti, nell’A.S.C.I. prima dello scioglimento, la Branca Lupetti è poco più di una succursale “junior” della Branca Esploratori e non si conosce ancora quello che è stato certamente una delle intuizioni più geniali di Baden-Powell, il Lupettismo.

Chi porta in Italia il Lupettismo è un Capo di nome Fausto Catani, Lupo Rosso Solitario. Fausto Catani integra il Lupettismo definito da Baden-Powell con elementi ripresi dal Lupettismo cattolico francese e belga ed introduce anche diversi elementi specifici che sono poi entrati nel patrimonio del Lupettismo italiano.

Uno dei meriti di Catani è poi il far ammettere nella mentalità comune dei Capi che il Lupettismo è una Branca alla pari con le altre, perché fino ad allora la Branca Lupetti veniva considerata da molti capi delle altre Branche quasi un asilo di infanzia.

La Branca Esploratori

La Branca Esploratori in quegli anni è affidata a Salvatore Salvatori, Orso Montano, un altro dei capi storici dell’A.S.C.I.. La Branca Esploratori non subisce particolari rinnovamenti, tuttavia Salvatore Salvatori insiste su un’applicazione più fedele del Metodo e definisce meglio ed affina tutta una serie di elementi quali la vita e l’autonomia della Squadriglia, poco presente nell’A.S.C.I. prima dello scioglimento, o il ruolo dell’Alta Squadriglia, un’idea non presente in Baden-Powell ma introdotta proprio in quegli anni, riprendendola dallo Scautismo franco-belga.

Salvatore Salvatori lancia diverse iniziative, quali delle gare nazionali per vivacizzare e stimolare le Squadriglie e i Riparti, e realizza dei Campi Nazionali, nel 1946 a Villa Molinario presso Roma, nel 1951 a Vallonina, nel 1954 a Val Fondillo nel Parco Nazionale d’Abruzzo.
Oltre a ciò è poi importante la partecipazione ai Jamborees Mondiali del 1947 in Francia, del 1951 in Austria, del 1955 in Canada, del 1957 in Gran Bretagna, del 1963 in Grecia.

La Branca Rover

Anche per la terza Branca l’A.S.C.I. degli anni ’40 e ‘50 deve intraprendere un importante lavoro di costruzione metodologica, perché Baden-Powell aveva indicato delle linee molto generali per i Rovers ma pochi strumenti pratici.
Nell’A.S.C.I. prima dello scioglimento per i giovani oltre i 16 anni vi erano i “Seniori”, per i quali si erano adattate in qualche modo le attività degli Esploratori, infatti erano riuniti in apposite Squadriglie, avevano un guidone bordato di rosso e per loro erano previste specifiche Prove di Classe e anche specifiche Specialità1.

Nel 1945 l’A.S.C.I. riparte sulle stesse basi, cambiando il nome da “Seniori” a “Pionieri”. Qualche anno dopo, in seguito ai contatti con le esperienze straniere e, più in particolare, con il Roverismo cattolico francese e belga, la terza Branca dell’A.S.C.I. subisce profonde innovazioni.
Artefice della nuova impostazione è Osvaldo Monass. Sono eliminate le prove di Classe, le Specialità, il guidone bordato di rosso. Viene adottato il termine “Rover”, le Squadriglie divengono Pattuglie e sono riunite in un Clan.
Monass adotta elementi che costituiscono ancora oggi punti fondanti del Roverismo italiano, quali la visione antropologica dell’uomo cristiano e quindi la formazione personale di ciascuno in rapporto con la comunità che lo circonda, la spiritualità della strada, le tappe della vita Rover (quindi il periodo di Noviziato, l'Impegno, la Partenza) e, oltre a ciò, la Carta di Clan, l’Inchiesta, il Capitolo e così via.

L’impegno di Monass viene continuato dai suoi successori e le linee della Branca trovano una loro compiuta definizione in due convegni di Capi Clan, il primo nel 1955 a San Miniato presso Firenze, dove sono definiti l’impostazione e i contenuti del periodo del Noviziato, e il secondo a Bologna nel 1956, dove è definito il periodo Rover.

L’A.G.I.

L’A.G.I. si trova nell’immediato dopoguerra ad affrontare una strada certamente più difficile di quella dell’A.S.C.I.. Infatti deve costruire tutto ex-novo perché, al contrario dell’A.S.C.I., le dirigenti non hanno avuto nessuna precedente esperienza scout e manca totalmente una storia associativa passata dalla quale riprendere e sulla quale ricostruire.
Inoltre ci si trova in un periodo di grandi cambiamenti, in cui anche il ruolo della donna italiana è in via di profonda trasformazione. Occorre quindi sapersi mantenere fedeli agli obiettivi e ai principi del Guidismo cattolico, ma non riprendere modelli femminili che ormai la mentalità corrente considera sorpassati.

Nel 1918 Baden-Powell aveva scritto per le ragazze: “Girl Guiding”, dove aveva delineato i principi generali, lo schema organizzativo e le attività delle “Brownies”, delle “Girl Guides”, delle “Rangers”, oggi diremmo “Coccinelle”, “Guide”, “Scolte”. Le dirigenti dell’A.G.I., d’accordo con le dirigenti del G.E.I., decidono però che “Girl Guiding” non è adatto alla situazione italiana, tanto che decidono di non tradurlo, preferendo utilizzare i testi che Baden-Powell aveva scritto per i ragazzi, e destinare un finanziamento, avuto dalle “Girl Scouts” americane, per tradurre invece un manuale tecnico delle guide inglesi2. Alcuni libri poi vengono scritto direttamente da dirigenti A.G.I.3.

Per le Guide l’A.G.I. tende inizialmente a copiare quanto faceva l’analoga Branca degli Esploratori, ma poi le Capo si rendono conto che è necessario evitare una “mascolinizzazione” delle ragazze e quindi decidono che occorre differenziare maggiormente la specificità delle ragazze. Diversi aspetti e strumenti utilizzati vengono allora rivisti in questa ottica.

L’A.G.I. inizia nei primi anni essenzialmente con la Branca Guide e, solo dopo qualche tempo, dà inizio e definisce meglio gli strumenti e i mezzi per le altre due Branche.

Per le più piccine l’A.G.I. scarta il tema proposto da Baden-Powell, delle “Brownies”, perché ritenuto troppo distante dalla mentalità delle bambine italiane. Vengono studiate esperienze straniere, in particolare quelle delle Guide cattoliche francesi e belghe, e viene adottato il tema delle “Coccinelle”, ispirandosi molto alle “Jeannettes” francesi, riprendendo anche le tappe personali delle “Jeannettes” basate su un “Sentiero” lungo il quale la bambina coglie dei fiori, blu, bianco e d’oro, che per la “Coccinella” italiana diventano invece il “Prato”, il “Mughetto” e la “Genziana”.

Per le Scolte Baden-Powell aveva indicato in “Girl Guiding” l’obiettivo di formare delle personalità femminili armoniose, preparate ai loro compiti di spose e di madri, pronte a compiere i loro doveri di cittadine. Però aveva lasciato molto sfumati i mezzi pratici attraverso i quali ottenere tutto questo. L’A.G.I. ricerca e costruisce una strada specifica per la Branca Scolte, che ha il suo lancio al primo Incontro Nazionale Scolte nel 1947 ad Assisi e l’inno medievale di questa città diviene l’inno della Branca. Anche in questo caso si fa sentire forte l’influenza delle esperienze delle Scolte cattoliche francesi e belghe.

Il G.E.I.

Il Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani, nato nel 1912 e sciolto durante il fascismo, rinasce nel 1944. Molto di quello che abbiamo visto per l’A.S.C.I. e per l’A.G.I., quanto a definizione concreta di tanti elementi pratici del Metodo Scout, è valido anche per il G.E.I. che in questi anni definisce la sua strada.

Il G.E.I., fin dalla sua fondazione, è un organismo composto dal Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani (C.N.G.E.I.), maschile, e dall’Unione Nazionale Giovani Esploratrici Italiane (U.N.G.E.I.), femminile. Sono due organismi separati, maschile e femminile, sotto un’unica direzione nazionale..

Il G.E.I. risente della mancanza di un chiaro organismo di riferimento, come invece è la Chiesa per l’A.S.C.I. e l’A.G.I.. L’organismo potrebbe essere lo Stato ma lo Stato italiano non è mai stato molto attivo verso la gioventù e quindi per il G.E.I. anche ottenere una sede per una nuova Unità diviene spesso un problema.
Un’altro grande problema del G.E.I. in questi anni è di avere uno Statuto che risale al 1916 e che ormai è divenuto totalmente inadeguato alla situazione. Ma per modificarlo, oltre che trovare un accordo al suo interno, deve mettere d’accordo i 5 Ministeri che lo patrocinano (Interno, Esteri, Difesa, Pubblica Istruzione, Marina). Il G.E.I. riesce a modificare lo Statuto solo nel 1976, dopo un percorso difficile e anche con lacerazioni interne, con il quale riunisce in un’unica entità il C.N.G.E.I. maschile e l’U.N.G.E.I. femminile.

Il vecchio Statuto ha pesato molto sulla dinamicità del G.E.I. perché prevedeva una doppia direzione: una direzione generale e una direzione tecnica. Gli incarichi della direzione generale, Presidente Generale e Consiglio Direttivo, venivano affidati a personaggi dai nomi altisonanti e rappresentativi, ma che molto spesso non avevano una esperienza diretta di Scautismo. L’organismo tecnico, Capo Scout e Commissari, era invece composto da persone che venivano dallo Scautismo attivo. Fra i due organismi la collaborazione era spesso problematica e negli anni si sono succedute una serie di crisi, dimissioni, ecc, delle quali ha fatto le spese la dinamicità e lo sviluppo del Corpo Nazionale.

Comunque, nonostante queste difficoltà, dopo la ripresa i dirigenti del G.E.I. fanno del loro meglio per lanciare, sviluppare e consolidare metodologicamente la loro istituzione. Ricordiamo una serie di iniziative quali i Campi Nazionali, nel 1948, a Salice d’Ulzio in Piemonte, nel 1952 a Manziana, presso Roma, nel 1956 a Rasiglia in Umbria e nel 1962 a Cervarezza sull’Appennino bolognese.

Il G.E.I. sperimenta la coeducazione fin dal 1963 con Branchi misti di Lupetti e Lupette per passare, anni dopo, alla coeducazione nelle altre Branche.

Un ruolo molto importante nella vita del Corpo Nazionale è svolto dalla “Scuola Capi” di Opicina, presso Trieste, diretta per lunghi anni da Antonio Viezzoli e che ha formato generazioni di Capi del G.E.I..

 

Due parole sullo sviluppo numerico dello Scautismo in Italia

L’A.S.C.I. nel 1946 conta già 22.000 iscritti, però poi, negli anni successivi, non vi è una crescita numerica ma una lunga fase di stasi che dura quasi 15 anni. Anzi, gli iscritti diminuiscono e, negli anni 1952 e 1953, l’A.S.C.I. tocca il minimo con 18.000 iscritti. L’impegno di tanti capi, che nei primi anni della ripresa avevano fondato nuove Unità, si è andato esaurendo. Lavoro, famiglia e altri impegni li assorbono e quindi sono costretti a lasciare il loro incarico, ma non tutti hanno formato una nuova generazione di Capi in grado di sostituirli. Ed ecco quindi la dolorosa chiusura di numerose Unità e Gruppi e la conseguente diminuzione numerica.

È una fase di stasi che però è anche una fase di consolidamento. La crescita arriverà all’inizio degli anni ‘60 quando il Metodo delle tre Branche è ormai ben definito, il Roverismo ha ormai trovato la sua strada e iniziano a sorgere Clans solidi e numerosi e dai quali poi trarre i futuri Capi, la Formazione Capi ha meglio strutturato i campi scuola e anche l’ambiente esterno, la società civile, è ormai più favorevole agli Scouts.
L’associazione inizierà allora una crescita molto vivace, arrivando dai 26.000 del 1960 ai 62.000 del 1974. Una crescita anche troppo vivace perché poi arriveranno ben altri problemi dovuti in parte anche a questa crescita fin troppo veloce.

L’A.G.I. progredisce numericamente molto lentamente e conosce anche delle battute di arresto. Nel 1947 le iscritte sono 2.600. Nel 1956 sono raddoppiate e sono 5.000. Lo sviluppo inizia deciso solo negli anni ’60 per arrivare, con una crescita molto rapida, alle 20.000 iscritte nel 1974.

Il G.E.I. si mantiene entro numeri molto più piccoli di quelli dell’A.S.C.I. e dell’A.G.I.. Il numero degli iscritti al C.N.G.E.I. fino al 1956 non è noto. Per il 1956-60 alcune cifre stimate indicano 6-7.000 iscritti, ma non saprei quanto siano esatte. Mi sono rivolto anche al Centro Studi Olivo del C.N.G.E.I. per avere le cifre degli iscritti di quegli anni, ma la risposta è stata che non dispongono di questi dati. Le cifre più certe iniziano dal 1962 con 2.000 iscritti per arrivare a 3.300 nel 1974.
Per l’U.N.G.E.I., negli anni considerati, la cifra oscilla intorno alle 1.200 - 1.500 iscritte. Globalmente, a metà degli anni ’70, sommando maschi e femmine, il G.E.I. aveva 4.500-5.000 iscritti.

Altre associazioni scout
Concludo questo quadro schematico della situazione dello Scautismo italiano negli anni ’40, 50’, ’60 con una piccola curiosità: in quegli anni in Italia lo Scautismo italiano si chiama solo ASCI, AGI e GEI. L’unica esperienza condotta al di fuori di esse e che ha lasciato qualche traccia è l’A.B.S.I., “Associazione Boy Scouts d’Italia”, nata in Piemonte negli anni ’50 ma chiusa dopo poco tempo. Al contrario di quanto accade oggi, dove vediamo in Italia la presenza di oltre 40 associazioni scout, fra grandi, piccole e piccolissime.

Fonte: Mario Sica, Storia dello Scautismo in Italia, Fiordaliso, 2006

1 Direttive A.S.C.I. – 1925 - artt. 36 e seguenti
2 A. M. Maynard, Sii Preparata, Edizione della Federazione Italiana Guide Esploratrici, Roma 1946
3 Uno dei testi di base di questi anni è: Ruggi d'Aragona o.p., “Le guide di oggi le donne di domani”, Roma, 1945


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