Don Giuseppe Pettenuzzo
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Ho fatto il "passettino" in avanti come mi ha chiesto Gianni anzi, un salto nel portale del tempo fino 40-45 anni indietro per ricordare don Giuseppe Pettenuzzo. Mi sono sforzato di ripercorrere quel tratto di strada in cui anch'io ho camminato al fianco di don Bepi, o viceversa. Non sono in grado di riportare i particolari dei discorsi fatti allora, ma mi accorgo che in me sono rimaste soprattutto tante immagini e sensazioni positive.
Non conoscevo molto di lui, ricordo che mi aveva raccontato di aver vissuto un periodo in Australia, Melbourne mi pare, tra noi c'erano 15 anni di differenza.
La mia conoscenza di don Giuseppe Pettenuzzo è collegata all'esperienza scout degli anni 1975-1979, quando ero in servizio come Akela del Fiore Rosso a Santa Maria del Rovere, periodo che ha preceduto il mio trasferimento ad Oderzo. Lui, con il grosso impegno in parrocchia ed io con quello dei lupetti e dell'Associazione, appena concluso il servizio militare e dunque alle prese con i problemi di quella fase: la ricerca di un impiego, la morosa, il matrimonio in prospettiva.
L' immagine dominante è quella di un sacerdote gioviale, molto aperto e comunicativo nel suo rapporto con i lupetti. Nei nostri incontri per la preparazione delle attività mi affiancava entrando nel mondo fantastico dei lupetti con le sue specificità metodologiche, ma al tempo stesso mi rendevo conto anche di quanto lui fosse prezioso nel contatto con i ragazzi più grandi e con gli adulti, me compreso.
Allora non ne sapevo molto dei suoi diversi impegni di cappellano ma lo vedevo sempre proiettato verso... tutti! E' arrivato nella fase di un cambiamento sociale, che ha saputo interpretare e vivere senza sviare dal suo mandato, camminando al passo dei ragazzi, che aveva a cuore. La sua apertura lo rendeva adatto ad affrontare il nuovo che avanzava nella società di quel periodo e che coinvolgeva la Chiesa stessa. Non saprei riportare un discorso in particolare, ma certamente ho potuto condividere con lui le riflessioni e i problemi che mi si presentavano allora.
Una persona piacevole, solare, che sapeva ascoltare ed intervenire in una discussione con estremo rispetto, senza con ciò rinunciare a sostenere il proprio parere, spesso accompagnato da uno stile ironico e simpatico. Ci teneva proprio ad entrare in sintonia con chi gli stava vicino, difficile ricordarlo arrabbiato o spazientito.
Era uno sportivo, buon calciatore, aveva praticato anche il judo, e questa attitudine sportiva lo aiutava ad avvicinare i giovani ed entrare in contatto con loro.
Una volta, alle Vacanze di Branco, qualcuno dei vecchi lupi lo provocò chiedendogli quanti sollevamenti fosse capace di fare con le braccia, sospeso al ramo di un albero: don Bepi afferrò saldamente il ramo, però con una mano sola e poi si sollevò più volte.. ed aveva un fisico piuttosto massiccio, non certo leggero.
Con i giovani della parrocchia aveva preso ad organizzare le gite in bicicletta e quando la pedalata puntava sul Montello (spesso) faceva tappa fissa all'osteria-ristorante "I Pioppi", dove si divertiva assieme ai ragazzi nell'annesso parco dei divertimenti. Mi confidava che gli piaceva saltare sulle reti elastiche e anch'io avevo la stessa passione perciò, quando mi capitava di incontrarlo mi confrontavo scherzosamente con lui sui progressi fatti... numero di salti, salto mortale completo o meno...
Un altro flash nella mia memoria: mi ero impegnato a far visita ai nostri scout al campo estivo in Cadore, ma non sapevo come arrivarci perché non possedevo ancora un'auto. Senza alcuna esitazione don Bepi mi offrì la sua fiat 500, ovviamente con l'impegno di rientrare entro sera: un gesto di fiducia e generosità che mi lasciò disarmato e, ovviamente riconoscente.
Ora, dopo aver letto anche gli "Atti del convegno 2017" mi rendo conto di aver conosciuto una persona eccezionale, per dirla con papa Francesco "un santo della porta accanto" e sono grato a chi ha saputo raccontare così degnamente il percorso della sua vita costellata di buone azioni. Un esempio che mi aiuta a vivere la realtà con quel sorriso che oltretutto fa parte della nostra legge scout.
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Chicco Longhi
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