Don Giuseppe Pettenuzzo

 

Con don Giuseppe abbiamo collaborato alla conduzione del Clan “La Quercia” dal 1974 al 1978, lui in qualità di Assistente Ecclesiastico, io come Capo Clan.

Sono stati gli anni in cui il mondo giovanile, e non solo, era in costante ricerca di un nuovo modo di essere nella vita, nella società, nel mondo e nella chiesa. Il desiderio di cambiare era palese e costante, forse non era precisamente individuata la meta finale e, comunque, si cercavano nuove strade e meno restrizioni alimentando anche illusioni irrealizzabili. Niente era fermo e stabile, tutto in discussione. Don Giuseppe in questo periodo è stato un’ancora di salvataggio e strada di certezze, la sua fede non vacillava e per noi era uomo col quale misurare e confrontare le nuove idee del mondo in ebollizione.

Il Clan viaggiava in acque calme e, in ogni caso, trovava in don Bepi il porto tranquillo della riflessione.

La sua fortezza non era solo interiore, anche fisicamente aveva una costituzione robusta, l’ho provato personalmente quando gli giocavo contro nelle molte partite di calcio fatte tra i tanti amici nell’oratorio di Santa Maria del Rovere. Giocava in mediana e aveva una visione del gioco precisa sia per organizzare l’attacco sia per difendere. Con lui in squadra eri sicuro di aver molte possibilità di vincere e questo era ed è positivo sia nel gioco sia nella vita. Questa era la sua testimonianza: un impegno serio e cosciente sul campo di calcio, ma che strabordava in quello della formazione delle persone e, nel nostro caso, dei ragazzi. È stato un educatore fine e completo che non usava belle e ricercate parole da oratore che incanta il pubblico, ma incideva con i fatti concreti, sporcandosi le mani e vivendo in coerenza.

Poi nei primi anni ’80 ho preso servizio come Capo del Gruppo Scout di Madonna del Rovere e don Bepi seguiva i tre Branchi dei Lupetti: “Fiore rosso”, “Pista felice”, “Sorgenti del nord” fino al 1982. Nell’esperienza vissuta con don Bepi mi resta un dolcissimo ricordo e la sensazione che con lui tra noi sia passato un soffio di spiritualità inusuale. Ho come l’impressione e lo stupore che in tante attività la presenza del divino ci sia stata compagna di strada e abbia prodotto frutti e scelte per diventare uomini veri. E tutto per gioco e nel gioco, il gioco dello scautismo cattolico e la sua proposta educativa.

 

Gianni Tosello