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 		   LE ESEQUIE SI SONO SVOLTE NELLA PARROCCHIALE DI S.PIO X 
  
 MERCOLEDI' 8 NOVEMBRE 2023 
 
 
  Il saluto degli scout che 
 hanno avuto modo di conoscerlo, apprezzarlo ed amarlo:  
 
 		   Caro Claudio,
i tuoi fratelli e sorelle nello scautismo cattolico italiano della Federazione Scout d’Europa sono stretti attorno a te per salutarti insieme alla tua amata famiglia, ai tuoi parenti, amici e colleghi di lavoro.
 		  
  
 		  Sei stato per tutti noi un vero esempio di Capo scout cioè di un fratello maggiore che aiuta i più piccoli a crescere, ad educarsi nel servizio agli altri, ad amare la vita e a capire la propria vocazione.
 		  
  
 		  La tua fede in Cristo, mai esibita ma che abbiamo visto sempre solida e coerente, si è alimentata nell’ammirare le meraviglie del Creato di cui conoscevi piante e animali con una competenza che non era nozionismo ma godimento autentico per quanto ci è stato donato.
 		  
  
 		  La tua ironia, il gusto della battuta ironica e sagace toglievano pesantezza a momenti difficili o dolorosi e ci facevano vedere un altro orizzonte a cui guardare con speranza.
 		  
  
 		  Ci hai dimostrato affetto, anche con i richiami fraterni, ci hai dato uno stile di vita rigoroso senza che fosse imposto ma scelto in libertà.
 		  
  
 		  Ricorderemo il tuo vocione profondo così piacevole nel canto. 
Ricorderemo i tuoi caratteristici baffi. 
Ricorderemo i tanti momenti vissuti in allegria attorno ad una mensa o a un fuoco di bivacco.
Ricorderemo il tuo impegno nei vari servizi associativi nazionali vissuti con profonda responsabilità.
 		  
  
 		  Ti stringiamo la mano sinistra e nel salutarti con Buona Strada ti diciamo: Ti vogliamo bene, ci mancherai.
 		    
 		   
			 
			  
			
			 S. MESSA NEL TRIGESIMO DELLA MORTE DI CLAUDIO 
 		   OMELIA DI MONS. GIUSEPPE RIZZO 
 CHIESA DI S.PIO X DI TREVISO
  
 6 dicembre 2023 - ore 
 18,30 -   
 "DIO STRAPPERA'  SU QUESTO MONTE 
 IL VELO CHE COPRIVA LA FACCIA DI TUTTI I 
 POPOLI, 
  E LA COLTRE DISTESA SU TUTTE LE NAZIONI" 
 		   Comincio da lontano il mio discorso, carissima Marilena, figli e nipoti di 
 Claudio, Fratelli Scout e amici. Prendo lo spunto da un lontano ricordo: il 
 Campo mobile nazionale della FSE, forse il primo della recente costituzione 
 dell'Associazione, svoltosi nell'Agordino, in un anno che non ricordo ( 1977 
 Forcella Lagazzon - Agordo), con partenza e conclusione a S.Simone di Vallada, 
 e al quale io partecipai, su invito dei vecchi amici del Treviso 2, mentre 
 ricoprivo in quel tempo il servizio di Assistente provinciale dell'AGESCI. E, 
 per la squisita gentilezza dei responsabili, fu affidato a me di chiudere, con 
 un pensiero spirituale, l'ultimo Fuoco del Campo. 
 Scelsi allora, dal Salmo 76 , un versetto che così suona: 
  
 "Penso ai giorni passati, 
 ricordo gli anni lontani. 
 Un canto nella notte mi ritorna nel cuore: 
 medito e il mio spirito si va interrogando". 
  
 Questa stupenda perla del Salterio declina le tre dimensioni del tempo, senza 
 delle quali non possiamo vivere. Cito, a commento, l'aforisma di un anonimo 
 autore che rende ragione di questa verità perché, scrive ..... 
 "fin che abbiamo ricordi, il passato dura; finché abbiamo speranze, il futuro 
 ci attende; finché abbiamo amici, il presente merita di essere vissuto." 
 E' bello per noi ripeterlo ora, qui, mentre pensiamo a Claudio, un nostro 
 amico, perché egli entra, come tutti coloro che sono o sono stati parte della 
 nostra vita, nelle dimensioni incancellabili del nostro tempo. 
 Questa sera le parole del Salmo riprendono la loro forza e fanno ricordare, a 
 me e a voi - a Marilena soprattutto, ai figli, ai nipoti - i giorni passati, 
 gli anni lontani ... E questi ricordi sono motivo di una profonda riflessione 
 sul tempo, anzi di una benedizione per gli anni che abbiamo vissuto con 
 Claudio. La sua presenza è stata un canto che non si spegne, il suo servizio 
 all'ideale scout una scia di luce, la sua dedizione all'educazione, nella sua 
 famiglia e nella scuola, un sentiero tracciato incontro al significato, al 
 perché della vita. 
 La vita di Claudio, a 30 giorni dalla sua morte, suggerisce e quasi impone una 
 meditazione, anzi una decisione, un impegno a raccoglierne l'eredità e 
 continuarne la profezia. Sulla scorta della Parola di Dio che la liturgia 
 odierna, feria dell'Avvento, ci propone. 
 La prima Lettura, dal profeta Isaia, va letta, quasi in controluce, con la 
 pagina della torre di Babele: Babele è stata l'inizio e la causa della 
 dispersione dell'umanità, della confusione delle lingue. Babele fu un velo di 
 cecità steso su tutti i popoli; un destino di incomprensione e di contesa steso 
 sulle relazioni umane, dalle più vicine e quotidiane a quelle più lontane. Così 
 siamo stati privati della sicurezza e del significato umano e salvifico della 
 storia, con evidenze negative che stanno anche oggi davanti ai nostri occhi e 
 pesano sulle nostre anime; addirittura tentati, come siamo, di credere che la 
 partita sia perduta. 
 La storia umana, ancor oggi, sembra aver perduto il suo centro, scritta e 
 vissuta nell'esilio, nella smemoratezza della patria definitiva, sostituita, di 
 volta in volta, da sogni, illusioni, utopie e distopie ... Non comprendiamo più 
 che essa è destinata al "Settimo Giorno", a condividere la gioia di Dio. 
 Il "Tempo di Avvento" nel quale siamo entrati da qualche giorno, viene 
 indicato liturgicamente come "Tempo forte", come lo è la Quaresima. Intendendo 
 con l'aggettivo che qualifica le settimane che stiamo vivendo, come giorni di 
 più profonda esperienza del mistero di Dio, ma anche del mistero dell'uomo e 
 della storia umana. 
 Ma, mentre la Quaresima è più rivolta all'interiorità dell'uomo, chiamando in 
 causa la sua vita morale e impegnando l'anima alla conversione, ad un vero e 
 proprio cambiamento di vita, l' Avvento invece interpella la storia, si 
 interroga sul tempo che scorre come un fiume inarrestabile, portando con sé gli 
 uomini, le loro istituzioni, e sembra non offrire un porto all'esperienza 
 storica. 
 Dio offre una risposta, ascolta le invocazioni dell'umanità donando il Pastore, 
 il "buon pastore", che guida nella giusta direzione il suo gregge, come abbiamo 
 cantato nel Salmo responsoriale, perché nessun gregge può tornare all'ovile 
 senza un pastore. Verità che brilla in un passaggio del profeta Isaia, con 
 parole che sono un inno di gloria e di riconoscenza al grande Pastore, Gesù: 
  
 "Come un pastore egli fa pascolare il suo gregge 
 e con il suo braccio lo raduna; 
 porta gli agnellini sul petto 
 e conduce dolcemente le pecore madri" ( Isaia 40, 11). 
  
 La metafora del pastore ha un'applicazione molto estesa nella storia della 
 spiritualità e della teologia cristiane. In essa si può includere anche la 
 grande avventura dell'educazione, che è stata senza dubbio il punto di sintesi 
 della vita di Claudio. E quasi si sovrappone a quella del "Maestro". 
 Gesù Maestro ha passione e compassione della gente, come dicono le parole 
 rivolte agli apostoli, mentre guarda la folla di "zoppi, storpi, ciechi, sordi 
 e molti altri malati ...". La compassione è il primo pane necessario che Gesù 
 offre alle folle affamate, perché distribuisce loro ... il suo cuore. Se non 
 c'è cuore non c'è educazione. E l'educazione, cioè la compassione del cuore, 
 l'apertura del cuore, è il primo pane cui ha diritto una creatura. 
 L'educazione ha al centro il mistero della persona e assume il ministero del 
 fine, della stessa persona. Don Milani, in "Lettera a una professoressa", 
 scritta a quattro mani con i suoi ragazzi, avanzava la proposta che in ogni 
 scuola campeggiasse una scritta: 
  
 "Ci vuole un fine!" 
  
 Ora, mentre la maggioranza dei discorsi e delle richieste riguardano la carenza 
 di mezzi e di strumenti, poco si lavora sul fine dell'educazione che è sempre 
 costruita e finalizzata attorno ad un ideale di "persona", di uomo e donna come 
 protagonisti della loro storia. 
 Anche sul monte del pane, dove Gesù fa sedere la folla stanca del lungo 
 peregrinare in compagnia del Pastore, mancavano tanti pani e tanti pesci ... 
 eppure il pane bastò per tutti e, addirittura, se ne raccolsero abbondanti 
 pezzi avanzati. 
 La scena è movimentata e stupenda, la gente sembra partecipare ad una solenne e 
 ordinata liturgia, avendo gli apostoli come ministri del banchetto divino: essi 
 infatti prendono il pane dalle mani di Gesù e lo offrono alla gente: ministero 
 meraviglioso e salvifico. C'è in questo gesto degli apostoli, quello di 
 consegnare il pane, anche l'essenza della mediazione educativa. 
 Nel tuo amatissimo latino, caro Claudio, lo stesso verbo, "tràdere", indica due 
 azioni decisive ma contrapposte: può infatti significare, e si può tradurre, 
 sia come "trasmettere", "consegnare", ma anche come 
 "tradire". Ora non c'è un 
 terreno più esposto alla ambivalenza come quello dell'educazione: quanti 
 genitori, quanti educatori, quanti insegnanti, quanti ministri di Dio e anche 
 capi scout, quanti pubblici responsabili delle comunità, in ambito sociale, 
 culturale, politico ... non trasmettono, non consegnano la coscienza del fine 
 ... ma lo tradiscono o per incoerenza personale o per incompetenza! E i frutti 
 li verdiamo! 
 Su questo punto tu, Claudio, con grande rigore educativo e talora con motivata 
 severità, hai caratterizzato la tua presenza ed esercitato il tuo ruolo in 
 famiglia, a scuola, nello scoutismo, nella Chiesa. Sei stato geloso della 
 tradizione, consapevole che tutto si riceve e si trasmette, senza intorbidare 
 l'acqua del "pozzo dei padri", e facendo consapevoli le giovani generazioni di 
 Capi scout, che tutto si giocava lì: il Capo non è uno che trasmette nozioni ma 
 trasmette significati, perché lo stesso gesto, le stesse proposte, possono 
 avere significati diversi, se passano solo attraverso la competenza o se 
 giungono attraverso la testimonianza di una vita. 
 Io e te siamo figli di una generazione e di un ambiente che sollecitava a 
 vivere e a rischiare, partendo da lontano, da famiglie semplici e tenaci. Dal 
 nostro "piccolo mondo" delle case dell'Ente della Liberazione, sono usciti fior 
 di galantuomini e di donne significative, persone positive e necessarie alla 
 società, cui hanno lasciato segni e doni di valore. 
 Abbiamo avuto anche la grazia di crescere nella fede in una parrocchia attiva, 
 accanto a sacerdoti autentici e autorevoli, come il nostro indimenticabile 
 parroco don Gino ( Mons. Gino Longo), a don Ugo ( Don Ugo De Lucchi), ad altri 
 sacerdoti e laici, e a una generosa comunità di suore. 
 Poi siamo partiti per la vita, ciascuno per la nostra strada. Ci siamo persi e 
 ci siamo ritrovati. E così, io e te, abbiamo ripreso un felice cammino di 
 collaborazione già negli anni del mio servizio di rettore del Collegio vescovile Pio X ; e poi negli anni del mio ruolo di Vicario Generale della diocesi. 
 Fino all'ultima richiesta che ti ho fatto, da Decano Presidente del Capitolo 
 della Cattedrale, di assumere la direzione della biblioteca e dell'archivio 
 capitolare, scrigno di tesori liturgici, artistici, 
 bibliografici,.documentaristici che affondano le radici nel profondo Medioevo 
 fino alla contemporaneità. 
 Hai assunto con piglio risoluto e hai onorato ogni successivo incarico: 
 dapprima quale responsabile del biennio del liceo scientifico del Collegio Pio 
 X; poi incaricato dal Vescovo della direzione scolastica del Centro 
 Professionale Diocesano di Fonte, in un momento delicatissimo, con attenzione 
 alla qualità dell'istruzione e dell'educazione; infine come guida della 
 gloriosa istituzione culturale del Capitolo. 
 Mi piace congedarmi da te, in questo momento con una memoria scout  
  cara a tutti 
 noi. 
 Nel cimitero di Nyeri, in Kenya, si trova la tomba di Robert Baden-Powell, Capo 
 Scout mondiale, e della moglie, Olave Baden-Powell, Capo Guide mondiale. Sulla 
 bianca lapide, oltre a queste essenziali parole, non ci sono altre scritte, ma 
 c'è, nel linguaggio eloquente di un segnale di pista, un messaggio di esemplare 
 sobrietà che riassume fa densità e la ricchezza delle loro vite. Vi è incisa 
 una circonferenza che racchiude al suo centro un punto, decodificati in questo 
 messaggio:  
  
 "Siamo venuti, abbiamo 
 svolto il nostro compito e 
 siamo tornati a casa. 
  
 Ecco, Claudio, noi ci sentiamo salutati da te, e da te ci congediamo, proprio 
 così, con le convincenti e consolanti parole che ascoltiamo dalla tua 
 inconfondibile voce, dalla tua anima che ha concluso la sua giornata terrena ed 
 è tornata a Dio: 
 "Sono venuto, ho svolto il mio compito ... e sono tornato a casa." 
		    
			 
			l'annucio della stampa locale 
			
			  
			 
			 
			 
			
			  
			 
			
			da    FRAGMENTA     
			n.3 - 2023 
			
			
			Rivista annuale di studi Trevigiani di scienze 
			storico-artistiche e archeologiche 
			
			  
			
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
 
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