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		E’ davvero complicato scrivere una testimonianza su Claudio Favaretto. 
		Perchè Claudio credo sia stato uno di quei pochi capi che nella mia vita 
		scout siano stati capaci di incarnare in maniera perfetta il lupo dal 
		pelo grigio, silenzioso quando ti serviva il silenzio, incoraggiante 
		quando ne avevi più bisogno, ululante quando ti serviva alzare 
		l’attenzione, ringhioso quando necessario. E tutto con un rispetto ed 
		una delicatezza unica, senza mai far pesare la sua esperienza senza far 
		pesare la sua autorevolezza e la sua cultura.  
		Con Claudio potevi parlare di tutto e potevi farlo senza notare 
		differenze di età anzi il più giovane molte volte sembrava lui. Sono 
		doni rari che raramente si incontrano sulla propria strada e di cui 
		bisogna sempre ringraziare l’Altissimo per aver posto sulla nostra 
		strada queste persone speciali. 
		La sua fama lo precedeva e spesso in maniera fuorviante, esistevano 
		persone che chiudevano i dibattiti con un l’ha detto Claudio! E finiva 
		lì .. e questo forse dava di Claudio un’immagine falsata ..Non ho mai 
		visto Claudio agire con autoritarismo. 
		Io ho conosciuto Claudio ed ero già un capo adulto, per me cresciuto a 
		Frosinone scoutisticamente con l’avvocato Valchera e con Mario Maniccia 
		l’incontro con Claudio, come l’incontro con altri capi fuori da 
		Frosinone, ha segnato una sorta di continuità di approccio e di 
		sensibilità. Mi piace ricordare che prima di iniziare il mio servizio di 
		commissario generale, passai 8 gg con la Pattuglia Nazionale Rover in un 
		campo mobile interno all’Euromoot in Slovacchia e Polonia, lo scopo di 
		questo campo mobile era si, vivere vicino ai ragazzi l’euromoot, ma 
		soprattutto per noi ,concludere il lavoro 
		 con la redazione delle Nuove 
		Norme Direttive di Branca Rover. 
		Due mesi prima feci due telefonate, una a Ciano Furlanetto chiedendogli 
		se aveva voglia di illustrare con i suoi fantastici disegni le norme, 
		l’altra a Claudio chiedendogli di darci una mano a scrivere e 
		soprattutto invitandolo ad unirsi a noi per respirare e vivere quello 
		che volevo permeasse il testo delle nuove Norme Direttive.  
		Ottenni due sì immediati, coinvolti ed entusiasti. Ciano in poco più di 
		un mese dopo aver letto le bozze realizzò tutti i disegni ed 
		illustrazioni, Claudio venne con noi a camminare facendosi conoscere ed 
		apprezzare da tutti i membri della nostra Pattuglia Nazionale.  
		Ripensando a quei bei giorni credo che fu proprio Claudio a spingermi 
		verso il servizio da Commissario Generale, lo fece a suo modo, tra un 
		cucchiaio di minestra ed un bicchiere di vino, togliendomi, una ad una, 
		tutte le mie paure e dandomi la spinta di cui avevo bisogno, senza che 
		io me ne accorgessi. Ecco questo modo di mettersi vicino ai capi è 
		sempre più raro, ed invece è quello di cui sempre più abbiamo bisogno 
		specie nella nostra associazione.  
		E la cosa meravigliosa è che il suo supporto c’è sempre stato durante 
		tutto il mio servizio. Quando avevo bisogno era confortante sapere che 
		lui c’era, e a volte con una cena organizzata con il buon Ale, a volte 
		con lunghe telefonate o lunghi scambi epistolari. Poco tempo fa inviai a 
		Claudio la bozza del mio libro, fu uno dei primi a leggerlo e scelsi lui 
		per avere un parere, perchè sapevo che Claudio era uno dei pochi che mi 
		avrebbe restituito un parere oggettivo, senza fronzoli e senza lasciarsi 
		appannare dall’amicizia. Mi avrebbe detto quello che pensava e questo 
		era ciò che mi serviva. 
		Quando lo chiamai avevo davvero paura del suo giudizio, e lui mi disse: 
		“mi avrebbe divertito di più poterti dire che il tuo libro è una vera 
		porcheria, ma porca miseria mi tocca dirti bravo! E tu sai quanto mi 
		costa… “. E giù a ridere.. Ecco questo aspetto è la cosa che più mi 
		piace ricordare di Claudio, so che forse è piccola cosa rispetto al 
		valore che Claudio è riuscito a donare allo scoutismo ed alla nostra 
		associazione, ed è piccolissima rispetto a quello che ha fatto per la 
		sua famiglia.  
		Però credo sempre di più che stimolare questo modo di essere capo, 
		capace di indicare una strada, di percorrerla insieme a te, di spingerti 
		quando rallenti, correggerti quando devi, darti fiducia quando è 
		necessario… questo modo di essere capo che sa farti crescere e l’unico 
		modo che può garantire quel trapasso e quella continuità che è alla base 
		del nostro metodo e della nostra magia educativa. 
		Ad majora  
		Pietro RYS 
		 
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