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		RICORDO DI CLAUDIO 
		Ogni tanto mi capita 
		di fermarmi a pensare e rivedere come in un film tutti i momenti belli, 
		gli amici, i luoghi e le persone che più hanno lasciato un segno nel 
		periodo della mia adolescenza. Senza dubbio Claudio rappresenta la 
		persona che ha lasciato un segno indelebile in un periodo così 
		importante della mia vita. 
		Avevo dodici anni quando nella parrocchia di San Pio X venne istituito 
		il gruppo scout con Claudio come capo reparto (era l’anno 1962). Non 
		avevo mai sentito parlare di scautismo, ma trascinato dal mio amico 
		Fabio Fabris e affascinato dalle attività che Claudio proponeva nel 
		presentare il movimento, aderii subito con grande entusiasmo.  
		La mia prima squadriglia fu la Mangusta con Fabio Fabris capo e Paolo 
		Feretton vicecapo. Avevo trovato in Claudio quella figura paterna che mi 
		era venuta a mancare prematuramente, per questo i suoi insegnamenti e i 
		suoi consigli risultarono determinanti nella mia formazione di uomo, 
		cittadino e cristiano. 
		 Attraverso 
		le numerose attività all’aria aperta e i giochi che proponeva, sapeva 
		rendere intense e piacevoli le ore che passavamo insieme alla domenica 
		mattina. Egli ha saputo trasmettere l’amore per la natura (ancora adesso 
		quando con gli amici dico il nome di una pianta riconoscendola dalla 
		forma delle sue foglie, mi chiedono sempre come facessi a sapere tutte 
		queste cose io rispondo le ho imparate durante l’attività scout), per la 
		montagna (attraverso i campi estivi che si svolgevano sempre in 
		bellissime località montane), il rispetto delle regole, il senso civico 
		(mettersi al servizio della città per salvaguardare le cose della 
		comunità) e il senso di appartenenza.  
		Trascorsi cinque anni bellissimi e intensi ma nel frattempo la mia 
		passione per la corsa mi portò a dover scegliere tra continuare 
		l’attività scautistica o dedicarmi completamente a quella sportiva dove 
		iniziavo a primeggiare sia in campo regionale che in quello nazionale. 
		Chiesi consiglio a Claudio, e lui anche se a malincuore mi convinse a 
		optare per la corsa perché era la mia vera passione. La passione per lo 
		scautismo rimase comunque in famiglia perché i miei fratelli Francesco 
		(scomparso alcuni anni fa), Fiorenzo e Alessandro hanno perseguito nel 
		cammino che io avevo interrotto.  
		Lo sport mi costrinse a lasciare Treviso per trasferirmi prima a Padova 
		e poi a Milano dove tutt’ora vivo.  
		Caro Claudio grazie per tutto ciò che mi hai insegnato e per i bei 
		ricordi dei campi estivi dove di sera attorno al fuoco cantavamo “ma noi 
		ci rivedremo fratelli ci rivedremo ancor ci rivedremo un di”. 
		 
		Daino della valle    
		(Gabriele Barbaro)  
		  
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