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Fin dal 1949 dà vita allo scautismo
in Asolo con suo fratello Gino e don Giuseppe Crema.
Nel
1952, partecipa al campo mobile dei
"Nasi adunchi",
e assume la responsabilità del Branco dei Lupetti di S. Maria del
Rovere e dal 06.09.55 diviene Capo del Riparto Scouts, la sua opera
educativa diretta dura ininterrottamente fino al settembre del 1967
per poi interessarsi, da vicino e con maggior cura, della gestione
del gruppo Treviso 2°, che comprende le parrocchie della periferia
nord di Treviso.
E’ uscito dallo scautismo attivo nel
1978 dopo 29 anni d’impegno e dedizione totale, essendo anche stato
propugnatore e fondatore, con altri, della Federazione Scout
d’Europa. 
Nello scautismo trevigiano Francesco
Piazza è CHECCO, nessuno parla di lui chiamandolo col suo nome di
battesimo, per tutti è e rimane solo Checco.


"IL RICHIAMO SCOUT" giornalino di Riparto del 1959
redatto da Checco, dopo la morte di don Ugo
"LA GHIANDETTA DEL
NORD" notiziario del TV2° del 1964, qui Checco, già Capo Gruppo,
commenta da par suo i risultati dei censimenti e sprona i capi a
proseguire nel lavoro con l'aiuto del Signore.
DI SEGUITO
PRESENTIAMO UN ESTRATTO DA UN OPUSCOLO REGIONALE PER CAPI GRUPPO
DELLA PRIMAVERA DEL 1970 IN CUI CHECCO PRESENTA IL SUO GRUPPO TV 2°
GLI AMBIENTI SOCIALI DOVE OPERA, L'ORGANIZZAZIONE E I RISULTATI DEL
LAVORO DEI CAPI. DA NOTARE LA CHIAREZZA METODOLOGICA CHE ACCOMPAGNA
OGNI DESCRIZIONE DI RUOLO O DI PROBLEMATICA NELL'APPLICAZIONE DEL
METODO OLTRE ALLA CAPILLARE E ORGANICA ATTIVITA' DELLA COMUNITA'
CAPI DI GRUPPO DA LUI ORGANIZZATA.
Copertina dell'agendina
di Checco giovane

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Commemorazione di
Claudio

“Come
capo scout Checco è stato il maestro di intere generazioni. Gli Scouts d’Europa, che egli contribuì a far nascere e prosperare, gli
devono moltissimo sia a livello trevigiano sia nazionale. Ha avuto
una capacità straordinaria di suscitare entusiasmo, di guidare, di
coinvolgere: la sua disponibilità ed il suo spirito di servizio sono
stati contagiosi e si sono concretizzati nell’ideazione di imprese audaci che si realizzavano, come il campo in Francia del ’72,
sull’onda di convinzioni nette, sostenute da uno spirito entusiasta
che travolgeva ogni ostacolo.
Il suo merito più grande in campo educativo, io penso, è stato
quello di accompagnare gli adolescenti, che la Provvidenza gli
conduceva, fino all’età adulta, trasformandoli, poco a poco, da
educandi in amici.”
“Ma
Checco è stato per moltissime persone un maestro di vita: la
sua allegria, il suo buonumore, il suo sarcasmo bonario, la sua intelligente
comprensione hanno aiutato molti a superare momenti
difficili. Egli è stato testimone credibile di Fede: di fronte alla
sua intelligenza acutissima e sensibile, ma docile ed umile di
fronte ai misteri della vita e della morte, molte persone hanno
trovato ristoro e mezzo di riscoperta di una religiosità consunta
dal dubbio razionalistico o dalla fatica dell’esistenza.”
(Claudio Favaretto)
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Commemorazione di
stefano 
“Quando
Checco parlava, nessuno dei suoi scouts, manifestava insofferenza o
noia, come facilmente accade loro quando un adulto prende la parola.
Checco ha sempre saputo affascinare, toccare i cuori dei suoi
uditori, parlare ad ognuno
personalmente.
Il suo parlare
non era mai banale. Lo sanno bene coloro che lo ebbero come Akela
(il capo dei lupetti), come Capo Riparto, prima ancora che come Capo
Gruppo. Capacità comunicativa non comune, fantasia vivacissima,
gusto per l’avventura nel suo senso più ampio, disponibilità
paziente a farsi prossimo, a servire: queste le doti che lo
caratterizzano sorrette da una grande intelligenza unita ad un cuore
buono.” (Stefano Longhi)
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RICORDO DI FRANCESCO PIAZZA
Francesco
Piazza, chiamato da tutti i suoi
amici familiarmente "Checco" è tornato alla
casa del Padre, come si
usa dire nel linguaggio scout.
Oltre che un grande artista, è stato un grande pedagogista
che ha
educato centinaia e centinaia di ragazzi nello scoutismo.
Ogni genitore sarebbe felice di affidare il proprio figlio ad una
persona così carismatica come è stato Checco.
Era geniale: a vent'anni vinse il premio “Cittadella” per
l'acquaforte.
Aveva
davanti a se una carriera strepitosa.
Eppure egli pensava che chi aveva ricevuto da Dio dei doni
straordinari,
doveva metterli a servizio degli altri, soprattutto
degli adolescenti che sempre cercano delle persone significative per
dare un senso positivo alla loro vita.
Così, senza trascurare l'aspetto creativo che possedeva, si dedicò
con ogni possibile slancio all'educazione dei giovani.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e
di
viverci vicino, non potrà mai dimenticare la sua allegria, anche di
fronte alle difficoltà, non potrà mai scordare la sua capacità
inventiva, il suo senso di responsabilità, la sua capacità di
rapportarsi anche al più umile dei suoi scout.
Il suo metodo educativo faceva un grande uso dell'ironia per
correggere le piccole manie
tipiche degli adolescenti, le loro
ambizioni tese ad emergere sugli altri, ma anche i loro timori, le
sfumate f obie, l'alternanza di esaltazioni e depressioni.
Noi ragazzi accettavamo tutto questo, perché comprendevamo che era
dettato da un grande affetto e da una straordinaria attenzione a
ciascuno di noi.
Le attività che ci proponeva non erano mai ripetitive, ma
avvertivamo che dietro c'erano un pensiero ed uno scopo educativo:
il grande gioco serviva a trovare e confermare la fiducia in noi
stessi, l’esplorazione puntava a farci scoprire cose nuove, ambienti
diversi dai consueti, ammirevoli ed amabili.
Ebbe sempre quella straordinaria capacità di proporre delle imprese
appena un po’ al di sopra del normale, per cui superarle ci faceva
sentire grandi.
Non propose mai delle cose assurde, difficili da concludere e,
quindi, umilianti.
Seppe imprimere in noi il senso del divino come una componente
essenziale della nostra esistenza, senza il quale la nostra vita
avrebbe avuto una dimensione orizzontale, non verticale, tesa
all'Assoluto.
Ci fece intuire che il cielo sereno sopra di noi era il lembo
azzurro del manto di Dio!
CLAUDIO FAVARETTO |
UOMO DAI MILLE TALENTI...
Dagli
amici, Francesco Piazza, è ricordato per la sua allegria di fronte
alle difficoltà, per la sua capacità inventiva e per il suo sapersi
mettere al servizio degli altri.
L'immagine di un personaggio poliedrico è quella che emerge dalla
memoria di Lino Bianchin, che è stato suo "allievo" scout e ne ha,
poi, seguito l'intensa attività artistica, tanto che ultimamente
stavano lavorando alla mostra che probabilmente aprirà domenica
prossima a Vigo di Cadore.
Nonostante avesse abbandonato l'attività scoutistica da anni, la sua
casa continuava ad essere frequentata da molti amici incontrati
proprio durante quella forte esperienza.
Infatti, da dodici anni era immobile, e costretto al silenzio, a
causa di un ictus. In questo periodo era stato curato e assistito
dagli amici, tra cui molti ex scout, che nel frattempo si sono
riuniti in una Fondazione sorta per onorare il nome della moglie
Anna Maria Feder Piazza. "Checco", così era chiamato familiarmente,
fu, infatti, uno dei rifondatori dello scoutismo nella Marca nel
dopoguerra, prima ad Asolo e poi in città a S. M. del Rovere.
Di questa sua attività rimane, oggi, in chi l'ha conosciuto il forte
senso di responsabilità educativa, la continua volontà di costruire
la fiducia dei giovani in se stessi, l'avvicinamento all'esperienza
divina. Pur avendo davanti a sé una grande carriera artistica ha
deciso di dedicarsi anche agli altri, individuando come suo prossimo
soprattutto gli adolescenti. «Aveva una grande capacità umana ‑
ricorda Lino Bianchin ‑ di dialogo, possedeva ottimi strumenti
espressivi ed era anche un ottimo poeta e un buon scrittore. Tanto
che Comisso gli aveva suggerito di lasciar perdere i "disegnetti" e
di darsi alla scrittura, mentre Giovanni Barbisan voleva che si
dedicasse alle incisioni». Un grande impegno, quindi, sia
nell'ambito artistico che in quello educativo, tanto che tra i
giovani di cui è stato capo scout figurano anche i fratelli Manfio,
gli Alcuni, che oggi fanno onore a Treviso con la loro opera
culturale nei confronti dei bambini.
I funerali si celebreranno mercoledì 1 agosto con partenza alle ore
9.45 dall'ospedale in direzione della chiesa di Santa Bona. Nello
stesso giorno, a Treviso e nel mondo, si ricorderanno i cento anni
di quel movimento che Francesco ha tanto amato e alla cui vita ha
dedicato se stesso: lo scoutismo.
Michela Mosole
IL
GAZZETTINO 31 luglio 2007
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