Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi" |
||
testo chiuso il 31 agosto
2003
Conobbi Anna Maria Feder nel luglio del 1966. Su un prato. Lei in perfetta divisa da Capo scout, linda e pinta. Io con lo zaino in spalla, sudata e puzzolente. Lei era l� da un giorno. Io stavo arrivando dopo un viaggio allucinante. (Diario del Campo Scuola) Stavo per compiere 21 anni e, per volere delle responsabili regionali di Branca Guide dell�AGI, mi accingevo a partecipare a un campo scuola di II Formazione guidato, appunto, da Anna Feder, responsabile nazionale di Branca Guide dell�AGI. La combinazione tra et� e preparazione mi avrebbe consentito di assumere in toto la responsabilit� pedagogica e legale (quella morale e operativa l�avevo sulle spalle gi� da un pezzo) del mio Riparto di Guide, il glorioso �Roma 22� - primo gruppo scout femminile situato in zona periferica-proletaria della citt� di Roma. Cos� andai in quel luogo che era improbabile quanto il suo nome, Mangiarrosto (sic), in provincia di Piacenza: 10 case, un grande prato, qualche gallina e qualche bovino la cui proverbiale calma stava per essere sconvolta da 25 giovanotte, provenienti da ogni parte d�Italia, pronte a tutto pur di ottenere l�idoneit� a guidare gruppi di ragazzine di poco pi� giovani di loro. Ripensandoci ora, ripensando soprattutto ai miliardi di insidie si frapponevano a ogni passo di ragazzine 11-15enni, mi vengono i brividi e mi chiedo come ho potuto! Cio�: come ho potuto essere cos� incosciente. E� quando penso a ci� che la mia fede nella Provvidenza si rafforza, dal momento che, in tanti anni di campi, accantonamenti, gite varie, l�incidente pi� grave occorso fu un colpo di accetta che una guida si auto-inferse sul dito mignolo. Arrivata a Mangiarrosto - zaino in spalla, aria stravolta dalla fatica, sudiciume e cattivo odore direttamente proporzionali al percorso fatto a piedi dalla stazione ferroviaria al prato - incontrai tre Capi AGI: una tale Anna Maria Feder, di Treviso, Capo campo nonch� responsabile nazionale della Branca Guide, coadiuvata da una certa Carla Meana di Mantova e dalla cambusiera Vittoria Benotti di Genova. Sar� stato per la stanchezza, o per la pioggerellina appiccicosa, o forse perch� chiss� cosa mi aspettavo, fatto sta che quelle tre signorine non mi fecero una bella impressione. Ricordo in particolare la montatura, stretta grossa e nera, degli occhiali di Anna, che non rendeva giustizia ai suoi occhi che, in seguito, imparai a conoscere e riconoscere come uno degli strumenti preferiti della sua espressivit�. Il percorso formativo fu di alta qualit� e particolarmente intenso sia sul piano pedagogico che su quello psicologico e spirituale. Durante quei dieci giorni imparai, insieme alle mie compagne di corso, a conoscere e apprezzare Anna da parecchi punti di vista. Diciamo che ne rimasi affascinata e galvanizzata. Finito il campo scuola, pensavo che le nostre strade non si sarebbero pi� incrociate, ma mi sbagliavo. Avvenne infatti che nei primi mesi del 1967 fui chiamata a ricoprire l�incarico di responsabile di Branca Guide per il Lazio e, quindi, mi capit� di dover partecipare alle riunioni della cosiddetta �Squadriglia Nazionale� che Anna convocava e coordinava con assiduit�. Fu cos� che, la formazione appena iniziata a Mangiarrosto - continu� ancora per molti anni. Peraltro, nel 1967, 68 e 69 ebbi il grande privilegio di affiancare Anna nella conduzione dei Campi scuola estivi. Furono quegli gli anni in cui lo scoutismo - come qualsiasi aggregazione giovanile - incrociava la Contestazione, il mitico Sessantotto. Molti giovani capi, tra cui io, erano affascinati dalle tesi elaborate dal �Movimento�; con esse dovevamo confrontarci, con spirito di apertura, senza pregiudizi, senza paure, senza posizioni preconcette, evitando, nel contempo, di cadere nella trappola della �moda� o in quella opposta della chiusura aprioristica. Non fu un periodo facile: noi, le ragazzine, i loro genitori, i nostri amici, il nostro ambiente, tutto in Italia e in Europa faceva i conti con il Sessantotto. I concetti e le modalit� del Sessantotto, in particolare la forma assembleare, fecero breccia anche nel mondo scout. Anna fu determinante nel favorire e rafforzare, in me e in altri Capi, il senso critico (talvolta anche ipercritico!), la libert� di pensiero, il senso della misura e, ultima ma non meno importante, la capacit� ironica e umoristica rivolta verso l�esterno ma, anche molto, verso s� stessi. Non so se, senza la �Scuola di Anna�, sarei stata capace di affrontare sfide educative molto avanzate e, soprattutto, di farle affrontare ai Capi scout della mia regione. Il vento sessantottino ci obblig� a fare i conti con alcuni dei nostri valori e con alcune delle nostre modalit� di lavoro. Al di l� della forma assembleare (peraltro non nuova al mondo scout, ma che nel 68 e dintorni assunse una nuova dignit� e una nuova valenza), non erano pochi i contenuti che �impattavano� direttamente sul sistema educativo scout. Ad esempio, la questione della non-competitivit�, quella della partecipazione, dovevano confrontarsi con una pedagogia piuttosto anglosassone che nella competizione e nel sistema gerarchico avevano alcuni dei suoi punti forza (non gli unici, per fortuna). D�altra parte, alcuni valori che lo scoutismo, specie quello di matrice cristiana, aveva fatto propri da sempre, trovavano nella �Galassia 68� la propria esaltazione: � il caso della responsabilizzazione di tutti, del servizio e della tutela dei pi� deboli, della difesa dell�ambiente floristico e faunistico e, della massima importanza, la questione della pari dignit� tra uomo e donna, che Baden Powell - davvero profeta in ci� - aveva da tempo risolto senza alcun problema e in modo decisamente pragmatico. Le riunioni regolari di
Squadriglia nazionale, i seminari di studio specifici, il confronto con alcuni
luminari del mondo educativo, furono gli strumenti che Anna mise a nostra
disposizione per approfondire tematiche, per affrontare e sciogliere nodi che,
se da un lato interessavano la nostra �mission�
educativa, dall�altro riguardavano,
e non poco, la nostra gionivezza in quanto tale. Naturalmente, all�interno del
gruppo dirigente scout, non mancarono tensioni, incomprensioni, e persino
qualche conflitto. Anna riusc� ad evitare animosit� e faziosismi, oltre che
a mantenere la Branca unita pur nel rispetto delle posizioni. Proprio nel 1968 il legame
con Anna era ormai sufficientemente forte da giustificare - per non dire
pretendere - un luogo di incontro che non fosse il solito istituto di suore che
ospitava la solita riunione di �Squadriglia Nazionale� nell�una o
nell�altra citt� italiana. E quel luogo alternativo non poteva che essere
casa sua, nella campagna trevigiana, dove ebbi il privilegio di essere accolta
come una sorella da Anna e dal suo novello sposo, un certo Francesco detto
Checco, pittore e, manco a dirlo, anch�esso capo scout. Se uno non conosceva
Checco e il mondo scout legato a lui e ad Anna, non poteva capire fino in fondo
da dove veniva quel cocktail di fede, fermezza, libert�, disponibilit�,
ironia, compassione, partecipazione, condivisione e sacro rispetto della privacy, che caratterizzava ogni fibra, ogni tensione, ogni
atteggiamento interiore ed esteriore di Anna. Se, nella prima met� degli
anni 70, Anna avesse continuato a essere la responsabile nazionale di Branca, o
finanche dell�intera Associazione, forse la storia dello scoutismo italiano
avrebbe avuto un altro corso. Invece, il processo di unificazione
dell�associazione femminile e di quella maschile, gestito nel mezzo di
notevoli tensioni e non libero da posizioni ideologiche molto marcate, sia a
destra che a sinistra, dovette pagare un prezzo molto alto: la fuoriuscita
dall�AGI di un nutrito gruppo di capi definito, da alcuni fanatici della
coeducazione ad ogni costo, �le vergini folli� (tra le quali si annoverava
chi scrive) e, d�altra parte, la costituzione, ad opera di capi - uomini e
donne - pi� �ortodossi�, di una nuova aggregazione scout diversa
dall�attuale AGESCI. Fu una sconfitta per tutti. Dopo quel periodo, marcato
spesso da capi ideologicamente molto schierati, si ritrov� un equilibrio
all�interno delle due associazioni, ma a tutt�oggi non si � ritrovata
l�unit�. Ut unum
sint, motto caro ad Anna, ancora non alberga nel mondo scout italiano.
|
||