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La testimonianza di Giorgio come
credente, inserito nella comunità diocesana può essere letta anch’essa
come una forma di servizio. La sua fede, sempre apertamente professata, si
accompagnava ad un’esigenza di ricerca e di riflessione etica. Da laico
offrì alla gerarchia una collaborazione critica, posta a fondamento dello
stesso servizio alla Chiesa. Come tale fece parte del primo Consiglio
Pastorale Diocesano (dal ’65 al ’69) e del Coordinamento dell’Apostolato
dei Laici. Per il dissenso nato all’interno di questi organismi con la
componente presbiterale, Giorgio e altri laici si dimisero dall’incarico,
dando poi vita ad una rivista mensile intitolata “Dialoghi nella Chiesa di
Treviso”, che sostenne per cinque anni un vivace dibattito negli ambienti
cattolici della diocesi. Da notare
che Giorgio assicurò anche in quegli anni la sua disinteressata
collaborazione sul piano professionale alla Curia Vescovile e ad altre
istituzioni cattoliche. Nel ’89, a 58 anni, dopo che
per quindici era stato distante dall’attività associativa, a Giorgio fu
richiesto di tornare in servizio nell’AGESCI come Capogruppo del Treviso 1 e,
cinque anni dopo, come Responsabile di Zona. Ed egli, ancora una volta,
nonostante il dubbio che l’età non consentisse l’intesa con le nuove
generazioni, accettò l’incarico e lo assolse egregiamente. La fisionomia di
quel capo anziano e arzillo, con due bei baffi grigi, evocava la figura di B.P.,
come era chiamato Giorgio dai ragazzi, con affettuosa ironia. I
fondamenti del suo insegnamento educativo stavano nella freschezza delle idee,
a cui si aggiungevano la lunga esperienza nello Scoutismo e l’autorevolezza
del capo adulto, capace non solo di ripetere, ma anche di riflettere quanto
era stato buono per lui. È questo un periodo particolarmente significativo della vita di Giorgio, perché va maturando, sulla base della sua sensibilità per le questioni sociali, che già lo avevano riguardato come educatore dell’ASCI, un interesse nuovo per la vita politica, e un nuovo modo di rendersi utile. Siamo negli anni ‘91 – ‘92, quando la progressiva eclissi dei partiti, che avevano governato l’Italia per oltre 40 anni, pone più fortemente l’interrogativo sulla partecipazione attiva della cosiddetta “società civile” alle vicenda politica italiana. Un movimento educativo come lo Scoutismo, che si propone di formare dei cittadini utili per la società del proprio tempo (la Patria!), non poteva non riproporsi questo interrogativo. Se ne trova riferimento nel quaderno di appunti della Comunità Capi del TV 1°, in due articoli di Giorgio dai titoli significativi, quali: “Schierarsi?” e “Non possiamo estraniarci!”. È un invito sempre attuale per chi termina la propria presenza attiva in associazione. Giorgio poi trovò il modo
di rendersi utile personalmente in politica quando, nel 1995, venne
interpellato assieme ad altre persone provenienti dallo Scoutismo e diede la
sua adesione ai Comitati – Prodi, di cui fu Coordinatore regionale per
quattro anni. Prima di
prendere questa decisione egli chiese ai capi dell’AGESCI se ritenevano
opportuno che si ritirasse dall’Associazione, per non dare luogo a sospetti
di politicizzazione. Pienamente
rassicurato, Giorgio si dedicò senza risparmio di energie nei due anni
successivi anche a questo nuovo servizio, svolto per altro con molta
riservatezza e in puro spirito di volontariato. Si ritirò
dalla politica attiva nel Febbraio del 99, non aderendo al partito dei
Democratici, costituito dopo la caduta del Governo Prodi. A commento di questo periodo possiamo riportare quanto scrisse la “Vita del Popolo” alla sua morte, titolando Educatore e Testimone: “Era un acuto osservatore dei cambiamenti del mondo. Ma per controllarli ha sempre rifiutato il potere, che più volte gli era stato offerto, e ha privilegiato l’educazione all’apprendimento della vita, nella convinzione, frequentemente espressa, che il suo aspetto di dono e la felicità che promette potessero essere raggiunte solo nel servizio agli altri, che da questo sono aiutati a raggiungere la loro felicità”. L’ultima iniziativa che Giorgio assunse per sollecitazione
di alcuni amici, fra cui il Parroco di S. Zeno, don Tarcisio Pozzebon, fu un
servizio liturgico, come tale svolto dal Coro
parrocchiale, da lui fondato nel 1994 e da lui diretto. Giorgio era un
amante della musica, che aveva per breve tempo studiato da giovane,
successivamente incontrata nel primo Coro Stella Alpina, di cui fece parte e
soprattutto coltivata e assaporata per lunghi anni assieme all’amico e
musicologo Antonio Fanna.
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alla quarta parte |
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