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A proposito di Ciano
DON ALBERTO
BERNARDI
Parroco del S. Cuore a Treviso
e Assistente del Treviso 9
Prima di tutto desidero rinnovare le mie più vive condoglianze a
Laura, Giuliano, Dario e Valentina e ai rispettivi congiunti. Ce le
siamo scambiate in questi giorni, ma oggi queste condoglianze hanno
la forza e il sostegno di tante persone, amici, conoscenti che qui
si sono strette accanto a Luciano e a voi. Lo faccio a nome mio, ma
anche a nome dei sacerdoti presenti e di tutta la comunità
parrocchiale che con Luciano aveva maturato un rapporto di
famigliarità e di sintonia unico e straordinario. Vi stimiamo ancora
di più perché oggi è il compleanno di Laura, Dario e Francesco. La
vostra personale festa è passata in secondo piano perché avete
scelto di salutare, proprio in questo giorno, il marito, il padre e
il nonno. Nella mia storia di sacerdote mai avevo visto un legame
così bello profondo, sereno e di profonda e reciproca stima fra una
comunità parrocchiale e un suo membro.
Ci siamo riuniti qui oggi si per salutare nella fede Luciano (per
pregare per lui), ma siamo qui anche per chiedere al Signore Risorto
di non lasciar perdere in noi la memoria di una persona così bella e
significativa.
Sentiamo quasi il desiderio di non lasciarlo partire, tanto è
l’affetto che a lui ci lega e la stima per chi Luciano è stato. Ma
ciò non è possibile, e forse lui stesso, uomo di grande fede, non lo
avrebbe voluto.
Quando ieri a pranzo ci siamo incontrati per parlare di Luciano con
voi, dovevamo scegliere il brano evangelico per il suo funerale.
Giuliano ha detto di prendere il Vangelo del giorno perché Luciano
diceva che non dobbiamo essere noi a scegliere la Parola di Dio, ma
la dobbiamo accogliere come un dono giornaliero. Ecco allora perché
abbiamo appena proclamato e accolto la Parola di Gesù di questo
giorno ascoltato da tutta la Chiesa. E proprio questa parola (Lc 7,
1-10, Guarigione del servo di un centurione), a ben guardare, parla
della vicenda di Luciano. Più e più volte Luciano è andato da Gesù a
chiedere aiuto. Penso in particolare ad alcune circostanze della sua
vita:
-
quando si è sposato con Laura nel 1964, quando ha iniziato a
insegnare (a Castelfranco, Resana, Vedelago, San Biagio di Callalta
e qui a Treviso alle scuole Serena),
- quando ha dovuto rispondere a
don Fernando che gli ha chiesto di aprire il Riparto degli
Esploratori qui al Sacro Cuore nel 1976 e di iniziare a formare
altre coppie al matrimonio. Ma, ne sono sicuro, il riferimento di
Luciano al Signore non è mai mancato neppure nell’ultimo tratto
della sua strada quando, quasi due anni fa, scoperto il tumore mi ha
chiesto di ricevere l’olio dei infermi perché doveva affrontare
l’ultimo tratto di salita. E Gesù, alle invocazioni di preghiera di
Luciano, ha risposto chiedendogli fiducia ulteriore. Domandandogli
ancora molto altro in termini di dono, di affidamento, di consegna.
A Luciano poi sono stati affidati ruoli di responsabilità (penso in
particolare a quando è stato per tre anni Commissario Nazionale e ha
organizzato nel 1994 l’Eurojam a Viterbo). Ma la sua responsabilità
l’ha esercitata con uno stile di servizio e di disponibilità, non di
padrone e despota. Ha avuto subalterni certo, ma li ha sempre
considerati e trattati, alla luce della fede, come fratelli da amare
e da servire. Per questo ora il nostro cuore, segnato dal dolore
e dal distacco, vive di una certezza: la certezza che la sua grande
fede lo ammette alla comunione dei santi assieme alle persone che ha
amato e servito. “Di soltanto una parola e io sarò salvato”.
Questo è Luciano, questo è quella persona dalla grande fede che Gesù
ha chiamato a sé perché era pronto per godere del suo immenso amore
per l’eternità.
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