Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi"

 [INDICE] [PRIMA PAGINA] [ARCHIVIO] [HANNO LASCIATO UNA TRACCIA..]


Prete e  indimenticabile maestro di vita

È difficile parlare di don Ugo, dopo tanti anni dalla sua morte, senza cadere in retoriche, agiografie, cose già dette. Soprattutto perché tutto ciò era estraneo alla sua personalità.
Posso solo dire che anch’io, come tanti giovani sul finire degli anni ’50, ero attratto dal suo fascino.
Io ero allora di formazione laica e la mia famiglia comunista. in quei tempi, nella bianca e bigotta Treviso ciò non passava proprio inosservato ed io so quanto e cosa costò a mio padre la sua fede politica.
Questo per dire che, malgrado la mia estrazione culturale di sinistra, l’attrazione che esercitava don Ugo su di me era forte e nel contempo strana. Strana e accattivante, perché non era in rapporto alla religione, ma piuttosto alla cultura, all’umanesimo, all’amor fraterno.
Il mio rapporto con la religione era in atto attraverso l’altro grande prete della mia giovinezza a Santa Maria del Rovere: don Giuseppe Colla.
Ma mentre don Giuseppe, che mi accolse dopo una crisi esistenziale, mi avviò ad una formazione cattolica dottrinale con la sua forza ascetica ed appassionata, facendomi "delegato aspiranti", don Ugo appariva ai miei occhi di adolescente una persona ricca di molteplici interessi e di notevole acume psicologico, dotata di una profonda umanità che ti invitava alla confidenza e all’apertura.
Don Ugo era per me il romanzo, la sinfonia, la poesia, la schola cantorum, ma anche la partita a carte, la sigaretta, la curiosità e l’interesse verso la conoscenza.
Sentivo che la mia formazione di stampo "proletario solidaristico" unita all’etica della Resistenza, trasmessami dalla mia famiglia di partigiani e di antifascisti, ave va bisogno della spinta ascetica di don Giuseppe e dell’umanesimo di don Ugo.
È anche a questi due preti che devo molto di come sono adesso.
Erano diversissimi tra loro, alquanto integralisti nei loro rispettivi ambiti, lo scautismo l’uno, l’azione cattolica l’altro  quasi fossero i depositari, i difensori della purezza e del "primato" della organizzazione di cui erano assistenti.
Erano diversi, ma entrambi maestri di vita, pur nelle vesti di custodi dell’Oratorio dalle contaminazioni di altre fedi collaterali e non collaterali alla Chiesa.
Moltissimi giovani beneficiarono della loro azione educativa ed anche oggi io mi ritrovo di frequente e con gioia con tanti amici conosciuti allora e con i quali ho condiviso esperienze ed entusiasmi indimenticabili.
Ci unisce non solo l’amicizia ma anche certi valori assimilati in quel tempo. E se parlando di don Ugo, parlo anche di don Giuseppe, ciò è inevitabile per me, perché vissi quel periodo straordinario nel fuoco di intense attività e di tensioni ideali, spinto e attratto dalla forte carica apostolica di questi due sacerdoti.
Non solo, ma vissi anche con una sorta di competitività e di concorrenzialità il diverso approccio culturale e formativo di cui lo Scautismo e l’ Azione Cattolica erano portatori . Malgrado ciò io sentii sempre l’attrazione e il messaggio che proveniva da don Ugo, non strumentale, non finalizzato ad attrarre giovani verso lo scautismo, ma disinteressato, carico di curiosità, di attenzioni verso di me. Era ciò che conquistava, anche perché questo apriva ai libri, alla musica, alla discussione.
Due ricordi, tra i tanti, mi affiorano felici.
Il primo riguarda la risposta che don Ugo mi diede quando gli confidai un mio apprezzamento di Ciaikovski; mi disse subito che non gli piaceva perché nella vita non era stato patriota e quindi ciò lo annullava come uomo. L’uomo e quindi anche l'artista, dev’essere integrale, altrimenti anche le sue opere ne risentono.
Il messaggio mi fulminò, e tuttora lo conservo intatto e prezioso, come allora.
Il secondo ricordo è quando una sera mi disse, parlando di letteratura, senza che io glielo chiedessi, che io amo i poeti, i romanzi, i letterati russi . Era vero, e ne rimasi molto colpito, anche perché me lo disse con amore, con partecipazione, perché anche lui condivideva questa attrazione per l’anima letteraria della profonda Russia .
Conservo questo ricordo a riprova della sua capacità di capire le persone e di amarle per quello che sono.
Si disse che nella sua opera educativa gli mancava l’input politico. È stato un grande prete che educò alla cultura e all’amore, che sono sempre propedeutici alla politica, intesa come servizio. E quando a noi, giovani di Azione Cattolica, certi atteggiamenti, certi integralismi e certi formalismi del movimento scout, facevano venire il sorriso o l’irritazione (magari perché eravamo altrettanto integralisti) ciò non riguardava mai la persona di don Ugo, perché ai nostri occhi prendeva il sopravvento la sua dimensione altruistica, culturale, umanistica e sacerdotale.
Così io ricordo don Ugo e vissi quegli anni a Santa Maria del Rovere .
Non è solo memoria lontana, è indimenticabile.

Silvano Meneghel