Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi"

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Sacerdote degli Esploratori

Chi scrive era il Commissario, e don Arduino Faccin era l’assistente provinciale ASCI, quando in data 23 aprile 1959 stendemmo per il Gazzettino questo annuncio del lutto che aveva appena colpito il giovane scautismo trevisano: 

« " Estote parati" .  DON UGO DE LUCCHI, sacerdote degli esploratori, Assistente del Gruppo Treviso I, spesa la vita al servizio di Dio, prodigandosi fino all’ultimo per l’educazione dei giovani, è morto improvvisamente nel giorno di San Giorgio, fedele alla Legge e alla Promessa nelle quali era vissuto».

  L’affetto e il dolore per la perdita del sacerdote amico erano sinceri; eppure rileggendo a quarant’anni di distanza il ritaglio incollato nel vecchio carnet, si colgono al volo i caratteri di un testo ben datato, dove la fierezza dei richiami all’associazione scautistica appare quasi soverchiare i sentimenti della circostanza luttuosa. 

Così era in effetti, coerente e fiero, lo spirito del nostro tempo, di cui il breve comunicato ci rende uno spaccato fedele. Si veda con quale rilievo vengono evocati in quel breve annuncio nomi e concetti dei quali misuriamo oggi l’evoluzione o annotiamo la scomparsa. Prima di tutto, da oltre un ventennio non esiste più l’ASCI gloriosa della rinascita - né in parallelo la sorella AGI: a prenderne il posto sono sorte due associazioni (AGESCI e SCOUTS D’EUROPA), non divise sui principi di base, ma certo distinte sul metodo. Per essere chiari - come vuole la lealtà scautistica - il punto di divergenza è costituito dal concetto di coeducazione maschile-femminile, rispettivamente accolto o rifiutato dai due organismi, i quali tuttavia rivendicano la medesima origine. 

Meno grave, senza dubbio, la caduta del motto latineggiante "Estote parati" sulla cui ingenua retorica si può tranquillamente sorridere come su altri aspetti del vecchio folclore. Ma che dire invece di San Giorgio, leggendario guerriero della fede, del quale oggi è addirittura messa in forse l’esistenza, prima ancora della santità? Eppure, ai tempi di don Ugo e nostri, la sua figura sembrava incarnare legittimamente l’immagine dello scautismo cristiano, circondato di quasi eroica simbologia. 

Il discorso si fa tuttavia più serio intorno alla Legge e alla Promessa, presentate nel comunicato con belle iniziali maiuscole, quasi più come motivazione che come sintesi dell’impegno spirituale dell’Assistente scout: al limite, con il sottinteso suggerimento che a quei solenni principi, proclamati cerimonialmente dal Movimento, il bravo sacerdote avrebbe addirittura improntato e uniformato la sua vita e il suo ministero ! 

Una qualificazione di questo tipo - pur affettuosa, come voleva essere - non può oggi che suonarci parziale proprio per la involontaria sproporzione che vi cogliamo. Il richiamo alla legge di B.P. e alla promessa degli esploratori cattolici vale senz’altro  per sottolineare una efficace scelta di metodo, ma, riferito ad un prete, è chiaro che non basta per far riconoscere in quelle formule la fonte della sua coerenza o persino della sua vocazione. Rilevare questi limiti del cerimoniale ASCI adesso suona del tutto ovvio, ma allora (quaranta, e ormai più di cinquanta, anni fa) l’esporre in primo piano la totale adesione allo scautismo da parte di una minoranza di sacerdoti, rispondeva per il Movimento a una forma di orgoglio e insieme di difesa. 

Perciò l’appartenenza degli assistenti al nostro metodo associativo e al nostro tipo di formazione veniva rivendicata dall’ASCI come un’identità che assumeva gli aspetti di un’investitura! Nasceva dunque da questo spirito l’origine anche di certe perdonabilissime esagerazioni, che investivano le formule e le parole, ma nella pratica associativa escludevano confusioni di compiti e di responsabilità. Il giovane scautismo cattolico, impegnato a sostenere di fronte a tutti (gerarchie religiose comprese) le ragioni della sua autonomia, affermava l’originalità del proprio messaggio rendendolo visibile anche nel rapporto - allora inconsueto - che l’ASCI stabiliva con i sacerdoti assistenti: veri missionari pedagogici, e insieme garanti della validità educativa del metodo in un contesto di indifferenza, se non di diffidenza bella e buona. Perciò a pieno titolo i preti scout testimoniavano con i capi e i ragazzi una fedeltà maiuscola alla Legge e alla Promessa, mostrando come quella scelta fosse non solo compatibile con una coerente formazione cristiana, ma anzi capace di crearne le condizioni più adatte per la gioventù dei nuovi tempi. 

Don Ugo De Lucchi - come don Arduino Faccin, don Angelo Campagnaro, don Carlo Nardari, don Arnoldo Onisto (poi vescovo di Vicenza) e altri preti indimenticabili - fu appunto "sacerdote degli esploratori" in questo modo: con quella chiarezza di visione e serietà di impegno, che permisero allo scautismo cattolico italiano non solo di superare le prove e le insidie di un cinquantennio tumultuoso, ma di emergere in campo educativo per il valore di attualità della propria metodologia. Di ciò abbiamo oggi troppi riscontri, per dovervi insistere. Sono infatti diffuse ed accolte come naturali, nelle sedi più diverse (dalle ricreative e sportive fino alle scolastiche) le parole d’ordine che un tempo ci erano esclusive in fatto di educazione: contatto con la natura, vita all’aperto, spirito di ricerca e di avventura, attività in piccoli gruppi responsabili, alternanza di cultura e manualità; per finire con i concetti di vita rude e di servizio - introdotti proprio dallo scautismo cattolico -che oggi animano i vari tipi di volontariato . 

Questo è stato il contributo offerto in termini pratici dallo scautismo alla odierna pedagogia: e ad esso i preti come don Ugo hanno fornito sostegno primario col valore della loro testimonianza e l’esemplarità di un servizio religioso realizzato senza smentire la forma e lo spirito del metodo di B.P.; anzi, sviluppandone tutte le potenzialità con il lievito di un messaggio cristiano coerente con la sensibilità giovanile. Proprio in tali termini i nostri preti ASCI furono appunto dei pionieri; seppero non solo accogliere un messaggio, ma accettare una posizione di inedita presenza controcorrente, che comportava ai loro tempi un consapevole impegno di adattamento. 

Troppo facile oggi - fino ad apparire ovvio - affermare certi costumi di collaborazione; istaurare, per esempio, certe forme paritarie di rapporto fra sacerdoti e laici, che distinguano le rispettive funzioni e responsabilità . Ma così naturale per certo ancora non era nel 1959, né tanto meno era stato nel precedente quindicennio, dopo la rinascita dell’ASCI. Il punto forte e centrale dello scautismo cattolico, che poneva come condizione di successo educativo la distinzione dei compiti del capo e dell’assistente in seno all’organizzazione (carta vincente della nuova pedagogia), imponeva di fatto ai nostri preti di rinunciare alle funzioni di organizzazione e di comando, ossia ad esercitare un’autorità generale e indiscussa, com’era nell’uso dell’associazionismo cattolico, per assumere la parte essenziale di guide spirituali; per di più alla condizione di vivere senza privilegi la scomoda realtà comune delle uscite, delle marce e dei campeggi. 

Gli assistenti ASCI degli esordi inaugurarono (a prezzo di sacrifici reali e di esposizioni personali oggi non immaginabili) una stagione educativa feconda ed esemplare, scoprendo e facendo scoprire nella umile realtà dei gruppi e dei riparti il valore di una presenza sacerdotale priva di egemonia: un servizio, appunto, destinato a fruttificare in grazia per le vie dell’amicizia, della semplicità e dell’umiltà, nelle quali sa incamminarsi l’autentica sapienza dei maestri. Legge e Promessa scout, per don Ugo De Lucchi, come per gli altri Assistenti immaturamente scomparsi, significarono questa volontaria diminuzione di poteri formali, che si trasformò cristianamente nel sostanziale successo "per l’educazione dei giovani": come il seme posto nel solco, come il lievito nella pasta del pane. 

Perciò - a tanta distanza di tempo - si sviluppa ancora in benedizione la sua presenza di avanguardia fra i "sacerdoti degli esploratori" .

Enzo Dematté

Commissario Provinciale ASCI nell’anno 1959