Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi"

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Signore da chi andranno?

Quando Gianni Tosello mi ha interpellato per una testimonianza sulla vita di don Ugo, la mia prima risposta è stata che non avendolo conosciuto di persona mi sarebbe stato difficile esprimere qualcosa di veramente degno a ricordare la figura di questo sacerdote e assistente scout.
Per me esploratore dei primi anni sessanta, don Ugo De Lucchi era il nome del mio Gruppo, nulla di più. Poi da Capo frequentando il Capo Gruppo Checco e gli altri Capi e amici che lo avevano frequentato e apprezzato, ho avuto l’occasione di conoscerne le virtù che constato essere rimaste nel cuore, a quarant’anni dalla sua morte, a tantissimi che ora lo vogliono ricordare.
Proprio questo aspetto mi permette, in qualità di capo ancora impegnato nello scautismo, di dire qualche parola, riflettendo sul significato e sull’importanza della presenza di figure come don Ugo, tra gli scout e in generale tra i ragazzi e i giovani.
La sua disponibilità, certamente legata a una personalità ricca e umanamente accogliente, ha segnato nel profondo i ragazzi che hanno frequentato la stanza di don Ugo, nell’Oratorio di S. Maria del Rovere.
Penso che nelle misteriose vie del Signore, don Ugo abbia sicuramente merito, nella fioritura di vocazioni sacerdotali, avvenuta negli anni, tra i capi scout del Gruppo.
Quanti ragazzi oggi hanno tale opportunità? Tale dono? La certezza che un amico, prete, ha tempo per te, ti accoglie, ti ascolta, coltiva con te interessi e discute dei tuoi problemi. Colgo quindi l’occasione di parlare dei nostri giovani, delle loro attuali difficoltà a crescere e a maturare personalità umanamente e cristianamente forti.
Nell’attuale cultura dove si sono persi riferimenti certi, dove tutte le proposte di valori sono messe sullo stesso piano (nulla è più vero, nulla è più falso), per il giovane è sempre più difficile acquisire una propria identità e diventa sempre più facile preda della massificazione determinata dai mezzi di comunicazione acriticamente assorbiti.
Il giovane insicuro e solo ha paura degli impegni definitivi, preferisce la provvisorietà, non ama più il rischio e l’avventura; rimane a lungo in famiglia pur rivendicando le sue "libertà".
Come aiutare questi ragazzi? È semplice:
non lasciamoli soli!
È necessario quindi comunicare con loro. È necessario ascoltare per sapere cosa desiderino. Vanno incoraggiati a crescere nella loro autostima.
Vanno incoraggiati a diventare operatori non solo consumatori. Hanno bisogno di ideali e valori forti, di motivazioni e obiettivi chiari.
Hanno bisogno di concretezza. Hanno bisogno di ottimismo e di speranza. Hanno bisogno di Gesù Cristo! Quanto necessaria è allora, oggi, forse più di un tempo, la presenza degli adulti, del loro coinvolgimento personale, del loro tempo.
Io penso che lo scautismo possa ancora offrire tutto questo alle giovani generazioni se figure significative di Capi e di Assistenti come, appunto, don Ugo De Lucchi continueranno a coinvolgere la propria vita nel difficile ma entusiasmante impegno educativo.
La mia speranza è che i sacerdoti, pur con i loro innumerevoli impegni, sappiano ancora scorgere le grandi opportunità che lo scautismo può offrire al loro ministero, per il bene dei nostri giovani.
Usando le parole di un Assistente:
"
Lo scautismo ci offre un vantaggio apostolico essenziale: la possibilità di avvicinarci ai giovani da vicino, nel quotidiano dell’esistenza . . . proviamo a condividere la vita scout, il suo stile, le sue scoperte, avventure, sforzi, successi, fallimenti...
Amiamo quello che i giovani amano dei migliori per portarli ad amare Colui che ci ama"; "noi troviamo qui un popolo già riunito; un mezzo di vita intensa dove ognuno, avendolo scelto, è felice di crescere; un popolo ricettivo, generoso, che ci chiede Gesù Cristo"
(p. E. Barbotin).
Noi continueremo a chiedere agli Assistenti di condividere con noi il "gioco dello scautismo" offerto come un particolare modo di vivere la vita cristiana, come una educazione allo spirito del Vangelo, come un cammino verso l’ incontro con Gesù Cristo e in questo "gioco" chiederemo loro di essere preti, ministri dell’Eucarestia, del perdono divino, guide spirituali ed educatori alla fede.

Nevio Saracco

Commissario Regionale Scouts d’ Europa