Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi"
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Ci ha insegnato a camminare tenendoci per mano
" . . . Ma se tu mi
addomestichi
la mia vita sarà come illuminata" A . de Saint-Exupéry
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"Dove andate?". "Andiamo da don Ugo!". Con queste parole
i nostri genitori restavano tranquilli perché egli era fonte di assoluta sicurezza.
Noi ragazzini, tutti accaldati a causa delle
matte corse nei prati, delle partite a pallone, a ping-pong e a calcetto, ci precipitavamo nella
sua piccola, ma accogliente stanza. Egli era sempre lì, ad aspettarci, intento a suonare il piano
o seduto sulla sua poltrona con gli immancabili occhiali appoggiati sulla fronte.
Non appena
entrava qualcuno, subito lasciava tutto e, con il sorriso sulle labbra, si apprestava a svolgere la
difficile arte dell’educatore con la passione di colui che, con acutissima intelligenza e sensibilità
profonda, riesce sempre a scoprire e valorizzare i talenti di ciascuno.
Ritornando con la mente a quei giorni della mia fanciullezza, non posso fare a meno di accostare la sapiente e carismatica opera di don Ugo all’insegnamento
che Antoine de Saint-Exupéry ci dà nel suo libro "Il piccolo principe" .
Infatti, siamo stati "addomesticati" dal nostro Baloo proprio come il bambino dai capelli
d’oro è riuscito ad instaurare un legame unico e speciale con la sua volpe.
Eravamo come fragile argilla nelle mani di un abile vasaio che dalla nuda terra e dalla semplice
acqua è in grado di realizzare le più belle creazioni.
Mi sembra quasi di rivederlo, attorniato da uno sciame di vivaci ragazzini desiderosi di
apprendere dal loro eroe tutti i preziosi insegnamenti che con generosità impartiva loro.
Quando andavamo a cantare, eravamo sicuri di poter trovare nelle sue tasche le golose
"morette" di cui andavamo ghiotti. Ancora oggi, quando mi capita di assaggiare quelle caramelle
al cioccolato, ripenso sempre alla straordinaria dolcezza di "Rupe Nera", che, insieme
alle carezze e ai puffetti sulle guance, riusciva a leggere anche nel volto dei più piccoli le sofferenze, le gioie e le preoccupazioni.
Quando qualcuno di noi combinava qualche marachella, era certo che l’immancabile don
Ugo con una battutina allegra riusciva a farci notare la mancanza e a porvici rimedio.
La
nostra reazione era quella di coprirlo di una valanga di pizzicotti che, però, il più delle volte si
imbattevano in quel suo pesante busto di gesso.
Quanta sofferenza e stupore nello scoprire la cristiana forza con cui don Ugo riusciva, nonostante
tutto, a perseverare con gioia e generosità nella sua opera!
La sua azione educativa riguardava anche molti aspetti culturali ed uno in particolare mi affascinava: lo studio del pianoforte.
Mi colpivano le sue dita grandi in confronto a quelle di me
bambino, che quasi per magia, sfioravano leggere ed agili i tasti creando soavi melodie.
La sua improvvisa morte sembrava dover interrompere queste dolci melodie perché un senso
di abbandono profondo aveva colto tutti noi, orfani di un vero e proprio padre, non solo spirituale,
e titubanti di fronte ad un incerto futuro.
Ma, la Provvidenza ha fatto sì che il prezioso seme gettato nelle nostre vite da don Ugo venisse
curato e fatto maturare da don Giovanni e da Checco. Essi sono riusciti ad accompagnarci
nell’età dell’adolescenza facendo crescere in noi gli ideali cristiani e scouts che continuano
ancor oggi a caratterizzare la nostra vita.
Tu, caro don Ugo, ci hai fatto scoprire l’amore perché da te ci sentivamo veramente amati
anche se la tua opera non è stata per nulla eclatante, ma paziente, silenziosa e feconda.
Infatti, come il lievito tacitamente, ma con costanza, lavora, tu, frutto del progetto di Dio,
hai fatto sì che i valori da te trasmessi continuino in noi e nei nostri figli.
Gianfranco Ricato