Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi"

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Due suoi paesani così lo ricordano...

Don Ugo De Lucchi, nacque a Riese il 20 febbraio 1920 da Giacomo De Lucchi e Angela Gardin, cristiana famiglia di agricoltori, dal tenore di vita semplice e frugale e ben amata da tutti in paese.
Venne battezzato il 23 febbraio 1920 dal Cappellano Don Luigi Gattel e cresimato sempre a Riese, il 12 agosto 1931 dal Servo di Dio Andrea Giacinto Longhin, allora vescovo di Treviso. Prima delle Scuole elementari frequentò l’Asilo di Riese. Ebbe come educatrice Suor Giuseppa Zenarola, ancor oggi ricordata da tanti con amorosa riconoscenza.
Frequentò le Scuole elementari a Riese, avendo per insegnante, per tutti cinque gli anni, la Sig.na M.a Maria Parolin. Con due coetanei che con lui diventeranno sacerdoti, Primo Tieppo e Luigi Simeoni, frequentò l’Avviamento, l’unica scuola esistente dopo le elementari, a quegli anni, a Castelfranco Veneto.
Avendo poi manifestato il desiderio di farsi sacerdote, venne preparato per l’esame di ammissione al Seminario dall’allora chierico Emilio Tombolato e vi entrò nell’ottobre 1932. Percorse i dodici anni di Seminario con regolarità: 5 del ginnasio, 3 del liceo e 4 di teologia.
La riuscita scolastica è stata sempre ottima. Durante le vacanze estive degli anni di Seminario, trascorreva spesso i pomeriggi giocando con i ragazzi della Parrocchia sul sagrato della Chiesa – allora non esistevano i campi sportivi –, insegnando con passione agli stessi ragazzi canti religiosi in Sala Pio X°.
Il 26 giugno 1944 - in piena guerra mondiale - venne consacrato sacerdote a Vedelago da S.E. Mons. Vittorio D’Alessi, rettore del Seminario, appena consacrato vescovo per la diocesi di Concordia. Celebrò la sua Prima Messa solenne a Riese il 29 giugno successivo, solennità dei SS. Pietro e Paolo, giorno allora festivo. La Parrocchia di Riese quell’anno ebbe ben tre suoi giovani figli che si consacrarono al Signore, diventando sacerdoti per la diocesi di Treviso. Tutti e tre celebrarono la Prima Messa solenne nello stesso giorno: primo Don Ugo - alle 6.30 del mattino; poi Don Primo Tieppo e Don Luigi Simeoni. Era consuetudine allora che il sacerdote novello ringraziasse al Vespero: i tre si accordarono, designando Don Ugo, che accettò volentieri, disimpegnandosi bene.
Venne quindi mandato cappellano a S. Maria del Rovere, alla fine del conflitto mondiale, ed iniziò così il suo ministero pastorale, occupandosi in modo particolare dei giovani che presentavano tante difficoltà materiali e morali. Per aiutarli nelle loro necessità, bussò a tante porte. Nelle sue visite periodiche alla famiglia, cercava sempre aiuti: cibo e indumenti, in modo particolare.
Anni difficili anche per i sacerdoti, quelli... Il parroco di S. Maria del Rovere Don Gino Longo allora stava costruendo la nuova Chiesa, costata tanti sacrifici... Il lavoro pastorale andava moltiplicandosi. La salute di Don Ugo ne risentì molto. Dopo cinque anni circa, nel marzo 1950 si ammalò di Tbc e dovette lasciare la Parrocchia per curarsi: venne ricoverato nei sanatori di Belluno e poi di Agordo. Passarono quasi tre anni.
Nel 1951 ritornò in famiglia, per alcuni mesi: per un po’ di convalescenza. Ricordiamo quello come un periodo di prove difficili per lui: gli fu proibito di predicare, di confessare, di dare la Comunione. Quando celebrava, doveva usare sempre paramenti vecchi e un proprio calice: si temeva il contagio.
Nonostante queste limitazioni, Don Ugo riuscì a mettere insieme una piccola Filodrammatica maschile, che si esibì più volte nella vecchia sala Pio X° e rianimò la Schola Cantorum parrocchiale, cominciando ad insegnare una Messa del Ravanello a sei voci, che più tardi, nelle feste della beatificazione e canonizzazione di Pio X°, diresse ed eseguì mettendo insieme anche la Schola di S. Maria del Rovere.
Ma il male non lo lasciò, anzi si aggravò e dovette ritirarsi in ospedale, e questa volta ad Asiago. Finalmente dopo tante cure, tornò a S. Maria del Rovere, dove nonostante dovesse portare un pesante busto di gesso, riprese le sue attività apostoliche.
A S. Maria del Rovere rimase fino alla morte.
Negli anni che seguirono la fine della seconda guerra mondiale, Treviso e la sua periferia erano tutte da ricostruire, sia materialmente che moralmente. Don Ugo si buttò a capofitto a lavorare nel suo campo preferito, in mezzo ai ragazzi e ai giovani. Sviluppò al massimo l’associazione Scout, insegnando la solidarietà e infondendo il senso di aggregazione. Continuò a seguirli con sacerdotale e paterna passione, anche nella malattia. Molti conservano ancora con filiale gelosia le sue lettere che dai luoghi ove era costretto a soggiornare per curarsi, inviava loro.
Dotato di una grande cultura umanistica e musicale, non la faceva mai pesare, anzi la velava con grande umiltà!
Terminò il suo soggiorno terreno conformemente al suo stile di vita, il giorno 23 aprile 1959 – mentre a Venezia era tornato il Corpo di S. Pio X° –; seduto su una poltrona che non era altro che un vecchio sedile di automobile, senza un soldo in tasca, colpito da fitte lancinanti di dolore al petto.
Come in genere sempre succede, tante persone che lo conobbero, in ritardo apprezzarono le sue grandi qualità umane e sacerdotali. La sua vita non fu lunga, ma intensamente e cristianamente vissuta. Per quanti lo conobbero, è rimasto un astro vivo e lucente, tanto da volerlo ricordare, dopo quarant’anni dalla morte, con tanto affetto e riconoscenza.

Ginesta Fassina Favero
Gualtiero Gardin