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		La colazione del 
		mattino, nei nostri campi estivi, era a base di pane e latte tinto con 
		l’orzo: era però impensabile prepararla con il latte di mucca.  
		L’alimento base del primo mattino era dato dal latte in polvere di 
		provenienza USA distribuito dai Consorzi Provinciali come aiuti Piano 
		Marshall.  
		Si trattava di un prodotto non solubile all’istante contenuto in fusti 
		per alimenti ben protetti. La vera tecnologia della solubilità arrivò 
		dopo di noi e visto che la razione di latte singola non poteva essere 
		sciolta facilmente nella gavetta, grazie al nostro acume fu inventato 
		l’uomo del latte.  
		All’inizio la “mucca maschio” seguiva un turno regolare istituito fra 
		squadriglie. I risultati non erano eclatanti anche perché lo standard 
		qualitativo era denominato “latte col brustoin”.  
		Così, dopo le prime esperienze, entrò in funzione il vecchio lupo scout 
		specializzato sulla pastorizzazione e “maternizzazione” del latte in 
		polvere. La preparazione veniva effettuata durante il tempo assegnato al 
		Riparto, di primo mattino, per la sistemazione delle squadriglie, del 
		campo scout, per la cerimonia dell’alza bandiera e la celebrazione della 
		S.Messa.  
		L’operazione consisteva nello sciogliere in 20/30 litri d’acqua, portata 
		alla temperatura di 40 gradi circa, la quantità di latte in polvere 
		prevista dalla razione quotidiana dei componenti del reparto. A questo 
		punto entrava in azione “l’uomo latte” immergendo le sue mani nella 
		pentola e usando le stesse come pale meccaniche di sfregamento fino allo 
		scioglimento quasi totale della polvere nell’acqua.  
		La finitura, con relativa “umanizzazione” del latte, veniva effettuata 
		adoperando i polpastrelli delle dita e sfregando più o meno con forza i 
		grumi di latte rimasti in sospensione, fra il dito pollice e le altre 
		dita.  
		Successivamente il latte veniva portato a temperatura di pastorizzazione 
		e distribuito per la colazione all’ora prevista. Durante la colazione, 
		all’apparizione del primo grumo di latte, sfuggito al controllo del 
		vecchio Lupo, si alzava un coro unanime da parte di tutti gli scout: 
		“Sior Bruno, el latte ga i gnochi”. Quante mamme si sarebbero indignate 
		di fronte ad una colazione così ben preparata.
		Eppure tutti noi siamo cresciuti 
		sani, forti e belli. 
 TEMPRA — Caratteristica dell’8° Riparto “Murialdo”: la resistenza allo 
		sforzo fisico e all’abbattimento morale. Il ogni campo 
		
		
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estivo era programmata la 
GITA MARATONA con partenza all’alba ed arrivo al tramonto. Percorsi ed obiettivi 
dovevano essere raggiunti prima del calar del sole. La gita più massacrante, e 
nello stesso tempo più bella sotto il profilo di impresa alpinistica coraggiosa 
e rischiosa, si effettuò partendo dal campo base di VaI Da Rin di Auronzo e 
proseguendo per Val Giralba — Rifugio Carducci — Rifugio Comici — Rifugio 
Locatelli — Rifugio Lavaredo  
— Rifugio Auronzo — Misurina e ritorno in VaI Da Rin lungo le discese dei 
tornanti della statale Auronzo Misurina che noi tutti tagliavamo tramite 
sentieri di scorciatoia per arrivare al campo più in fretta possibile. Al 
ritorno si contavano ginocchia sbucciate, pantaloni rotti, buchi enormi sui 
calzini, qualche scarpone distratto lungo i ghiaioni, stanchezza “da morire” e 
il morale alle stelle per l’eroica impresa compiuta. Tutto ciò significava 
fortificarsi nel fisico, nello spirito e nel carattere.  
8° Riparto Murialdo — “ALLA FONTE LA TEMPRA” — Si possono ricordare due episodi 
strettamente legati alla “tempra”. Campo estivo di PRACIADELAN (località sotto 
il gruppo Marmarole). Dopo due giorni di pioggia, durante il giorno, udimmo in 
lontananza un rumore assordante che, nel giro di qualche minuto, si avvicinò 
sempre di più. Allarmati della cosa, il nostro capo Sior Bruno innestò la quarta 
marcia in salita verso le Marmarole, per rendersi conto di quanto stava 
accadendo. Dopo cinque minuti circa si precipitò al campo dando l’allarme: un 
torrente d’acqua piovana si stava dirigendo verso di noi; tutti solidali ci 
radunammo per smontare le tende, spostare il campo di 30/40 metri più in alto e 
costruire un argine di sassi, crode, terriccio per deviare le acque verso una 
direzione a valle diversa da quella del nostro campo. Dopo 3-4 ore di lavoro 
estenuante, con mani lacerate da graffi e ferite, piedi inzuppati di acqua, con 
la nostra tempra riuscimmo a domare l’impeto e la furia della corrente.  
Campo estivo in Val Da Rio — Auronzo — Durante una giornata alpinistica, 
dedicata al Rifugio Carducci e al Passo della Sentinella, con blocco della 
marcia per ben due ore a causa nebbia e nuvole basse, ad un certo punto 
decidemmo di rientrare alla base. Lungo la discesa il sentiero prevedeva 
l’attraversamento di un torrente impetuoso a circa un’ora di marcia dal campo 
base. Arrivati al punto di attraversamento, Sior Bmno perlustrò la zona e decise 
di superare il torrente nel punto più stretto per non bagnarsi. Il passaggio 
prevedeva un salto di un metro e cinquanta
		 
		
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