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		circa che non tutti noi 
		eravamo in grado di superare con le nostre forze. In caso di salto 
		errato si poteva precipitare in una buca d’acqua profonda circa un metro 
		che il torrente, con il suo impeto, aveva scavato nel tempo. Sior Bruno, 
		per tranquillizzare tutti noi, in special modo i giovani scout al primo 
		campo estivo, spiegò che per primo sarebbe passato lui e poi, 
		successivamente, porgendo ad ognuno di noi il suo alpenstock, ci avrebbe 
		aiutato a superare il torrente con un salto di maggior slancio. Verso la 
		fine della fila, uno dei più giovani scout, un po’ stanco dalla giomata 
		trascorsa e pauroso dell’acqua, non impugnò bene l’alpenstock e 
		precipitò dentro il torrente, fortunatamente con le braccia sollevate, 
		facilitando così un salvataggio immediato da parte dei più vecchi scout, 
		sempre pronti a qualsiasi evento. Il malcapitato scout, inzuppato 
		d’acqua come un pulcino, soccorso da tutti noi, fu preso immediatamente 
		sotto braccio da due vecchi scout e trasportato di corsa al campo base 
		di Val Da Rin in soli 20 minuti circa, anziché l’ora di marcia prevista. 
		Asciugato e rifocillato, con la miracolosa grappa di Sior Bruno, il 
		giovane scout, l’8° Riparto Murialdo, più forte di prima, si riunì 
		attorno al falò per festeggiare lo scampato pericolo.  
		
		
		Bepi 
		
		
		Ricordi di Aldo 
		
		Dopo tanti anni non 
		è facile ricordare e scrivere cose, avvenimenti, episodi accaduti nella 
		nostra gioventù. Troppo tempo è trascorso dalla primavera della nostra 
		vita scout.  
		Qualcosa comunque riaffiora dalla memoria, qualcosa che evidentemente ha 
		lasciato il segno nella mia non più giovane mente di cinquantottenne.
		 
		Alcune sono piccole cose, apparentemente insignificanti, altre più 
		forti, legate a qualche episodio di per sé drammatico, almeno per quei 
		tempi e per la nostra giovane età.  
		Campo estivo di Val d’Oten di un anno imprecisato: è l’episodio 
		dell’allagamento notturno causato da forti ed insistenti piogge; al 
		primo allarme tutto il campo è già in piedi quella notte, per difendere 
		le tende, il materiale in esse contenuto e le nostre .. vite. Si lotta 
		con l’irruenza del torrente che vorrebbe passare dappertutto, che 
		straripa, che travolge quello che trova al suo passaggio, ma finalmente, 
		dopo alcune ore di lavoro di 
		 
		
		E  | 
		
		
		 
contenimento delle acque, la 
battaglia è vinta! L’alba ci trova stanchi ma tutti presenti ed integri. Quante 
preoccupazioni deve aver passato Sior Bruno per la nostra incolumità.  
Ricordo quando il buon capo squadriglia Roberto M. lanciava ad ogni componente 
la sua razione di fette di mortadella da una branda all’altra, sì perché 
evidentemente quel giorno il maltempo ci impediva di pranzare a tavola e quindi 
ognuno nella sua branda, attenti al tiro del capo, per poter mettere qualcosa 
sotto i denti... oltre il pane.  
Oppure l’altro simpatico e tenero episodio, dei primi richiami verso il mondo 
femminile; l’attrazione verso il gentil sesso iniziava a farsi sentire nella 
figura di una ragazzina, molto carina se ben ricordo, venuta a risiedere vicino 
al nostro campo. I più grandicelli di noi, facevano di tutto per attirare la sua 
attenzione e quando l’illusione di conquista si stava facendo strada, ecco il 
forte richiamo del grande capo Bruno accortosi del fatto; coinvolti, se ben 
ricordo, proprio Roberto M. e Angelo Z. Scoccò allora da Bruno una frase 
storica: “Roberto fatti furbo!! che avrà voluto dire?  
Come sono cambiati i tempi, anche in casa scout! Giorni orsono ero ad Assisi con 
un nucleo della Protezione Civile del mio paese, per l’aiuto ai terremotati, ed 
assieme a noi, nell’accampamento, un gruppo numeroso di scout perugini (Rover e 
Guide) facevano del loro meglio per tener allegra la compagnia, lavoro di 
smontaggio tende sì, ma un paio di coppie di loro ci tenevano “gratis” una 
lezione di stretta relazione affettiva, con la benedizione del loro capo lì 
presente.  
Ma tomiamo ai ricordi dell’8° Riparto Murialdo di Treviso.  
Non voglio dimenticare nei ricordi spiacevoli e “duri”, il lavaggio delle 
pentole al torrente, ragazzi! che faticaccia e non la classica gavetta 
personale, ma il pentolone comune di squadriglia, e così, quando il turno di 
servizio lo imponeva, ci si armava di paglietta e detersivo, che spesso veniva 
sostituito egregiamente dalla sabbia del torrente, e con l’acqua ghiacciata, si 
doveva pulire per bene il grasso della pastasciutta; almeno avessimo trovato 
l’oro nella sabbia del torrente!  
Dobbiamo comunque considerare anche cose di grande levatura educativa: lo 
spirito di sacrificio, il vero senso dell’amicizia, l’iniziazione alla montagna, 
il sentirsi portati a far del bene agli altri, nel rendersi disponibili per un 
aiuto a chi soffre, sono 
		 
		
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