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		questi tutti aspetti 
		che lasciano il segno per tutta la vita, che FORMANO, che ti 
		aiutano comunque nel superare difficoltà, problemi esistenziali, dolori 
		che la vita purtroppo riserva a tutti. anche per chi è scettico a priori 
		o su chi non vuole riconoscere l’influenza avuta nella sua vita dallo 
		scoutismo.  
		Al di là dei ricordi, è questo che conta nella nostra vita: 
		l’insegnamento del maestro in noi. Un famoso corpo militare ha per 
		motto: “Bersagliere a vent’anni, bersagliere per tutta la vita”, non 
		credo che noi scout siamo inferiori in tal senso: Scout a 15, 16.. . .20 
		anni, Scout per tutta la vita. Buona caccia  
		
		
		Aldo 
		
		
		Ricordi di Anselmo
		 
		 
		Luglio 1950. Campo di Val Da Rin — Auronzo.  
		Era stata organizzata una caccia al tesoro notturna, cui dovevano 
		partecipare le varie squadriglie del riparto. Per tutto quel giorno 
		fummo impegnati nella raccolta di resina stillante dai pini del bosco al 
		fine di fabbricare delle torce che avrebbero rischiarato il gioco.  
		Dopo la cena, appena il cielo cominciò a scurirsi, alcuni dei più 
		anziani del riparto, con funzione di lepre e ciascun portatore di una 
		parte della mappa del tesoro, si allontanarono quatti quatti dal campo 
		per andarsi a nascondere in mezzo al bosco. Allorché fu calato il buio 
		totale (mancava anche la luna), fu dato il segnale di inizio caccia: 
		ogni squadriglia, fidandosi del proprio fiuto e seguendo le deboli 
		tracce lasciate dalle ‘lepri”. avrebbe dovuto rintracciarle ad una ad 
		una per poter comporre, come in un “puzzle”, la preziosa mappa.  
		La nostra squadriglia, capo in testa come si conviene a coraggiosi 
		esploratori. accese le torce fumiganti, partì con bello entusiasmo e 
		cuore baldanzoso inoltrandosi nel bosco. Ben presto però le torce, dopo 
		aver lasciato vistose macchie appiccicaticce e nere di resina bruciata 
		sui nostri indumenti ed aver scottato (ustionato) non poche mani, 
		esaurito il combustibile, diedero gli ultimi guizzi e si spensero del 
		tutto. Rimanemmo nel buio più pesto e non era stato ancora conquistato 
		alcun frammento della mappa. Serrammo le fila per infonderci coraggio 
		nella notte scura ma le voci, che prima risuonavano tra noi scherzose e 
		giulive, andavano via via 
		incrinandosi facendo affiorare qualche punta 
		
		E  | 
		
		
		 
di oscuri timori ingigantiti 
dagli ovattati rumori del bosco e dai sinistri scricchiolii di rami spezzati 
sotto i nostri piedi. Passò ancora un po’ di tempo alla ricerca sempre meno 
determinata e peraltro infruttuosa delle introvabili “lepri”, quando, non so se 
per iniziativa di qualcuno o per suggestione collettiva, ci balenò l’idea di 
tornare al campo, rifugiandoci nella nostra familiare e rassicurante tenda e là 
attendere il rientro delle altre squadriglie alle quale avremmo sconsolatamente 
e con finto disappunto comunicato di non aver catturato nessuno dei fuggitivi: 
così decidemmo di abbandonare ... la lotta.  Il diavolo volle metterci 
però la coda perché, una volta al sicuro sotto la tenda, anziché vegliare alla 
buona riuscita del nostro piano, uno dopo l’altro ci addormentammo beatamente e 
a svegliarci ci volle il consueto fischio del capo riparto al mattino 
successivo.  
Nessuno di noi immaginava l’apprensione procurata dalla nostra defezione ai 
responsabili di riparto (una intera squadriglia smarrita, di notte, nel bosco!), 
apprensione durata finché qualcuno rientrato al campo, non udì un sonoro ronfare 
proveniente dalla nostra tenda; così ci presentammo ignari all’incontro per la 
ginnastica mattutina. Per la verità già allora per il contegno freddo e 
lievemente sprezzante delle altre squadriglie. sospettammo che qualcosa non era 
andata secondo le nostre ingenue previsioni, ma solo nella successiva cerimonia 
dell’alzabandiera ci fu chiaro che tutto era stato scoperto, che tutto era 
perduto... anche l’onore.  
Infatti, arrivato il momento della distribuzione dei vari “Totem” (quel giorno 
rivestiva particolare importanza quella per i giochi), il nostro capo 
squadriglia fu chiamato al centro del quadrato, gli furono strappate le insegne 
del grado (due bande verticali verdi cucite sul taschino sinistro della giubba), 
il nostro guidone fu privato di tutti i ‘Totem” conquistati in precedenza e 
obbrobrio massimo e conclusivo, la nostra squadriglia della quale non ho voluto 
rivelare il nome in questo racconto, venne sciolta e i suoi componenti assegnati 
alle altre squadriglie.  
Dall’episodio, che a qualcuno potrà sembrare insignificante ma che allora a noi 
bruciò assai più che non le scottature provocate dalle nostre rudimentali ed 
inefficaci torce, ognuno tragga le conclusione che vorrà.  
		
		
		Anselmo
		
		 
		
		
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