Centro Studi e Documentazione Scout "Don
Ugo De Lucchi"
[INDICE] [PRIMA PAGINA] [ARCHIVIO] [HANNO LASCIATO UNA TRACCIA..]
Quel profumo ancora mi pervade
Credevo, dopo quanto avevo scritto per ricordare don Ugo nel 30°
anniversario della sua scomparsa, mi sarebbe stato difficile riprendere la penna, senza cadere
nella ripetizione di emozioni e ricordi; ma durante la Messa di mezzanotte dell’ultimo
Natale, in un momento di torpore, diciamo pure di sonno, mi è venuta in mente una
messa di tanti anni fa.
E il ricordo si è rifatto più vivo che mai.
Era forse una
delle prime volte che la messa veniva celebrata a quest’ora ed io anche se molto
giovane (9-10 anni) avevo voluto parteciparvi forse per curiosità o per credermi un
po’ più grande.
Ricordo che don Ugo quella notte stava passando con la borsa delle
offerte e vedendomi esclamò: "Bauco, dove vatu pien de sòno; doman sentimo come
che te canti!".
Non mi ricordo come ho cantato il giorno dopo, ma penso che mi
sia rimasta dentro un po’ la lezione: quando si prendono degli impegni bisogna portarli
a termine, anche se costa sacrificio o si deve rinunciare a qualche cosa.
Ed io quella
notte avrei dovuto rinunciare ad andare a quella messa per poter dare il meglio il
giorno dopo.
Dare il meglio... penso che lui il meglio lo abbia dato sempre nel
breve lasso di tempo della sua vita, lasciando un segno, quasi un profumo che ti ha
impregnato i vestiti, la pelle, penetrandoti nell’anima.
Un profumo come quello del cespuglio di calicantus, piantato da mia madre
vicino l’ingresso di casa, che proprio verso Natale fioriva.
Un profumo che
anche ora a distanza di anni so avvertire e distinguere perfettamente, anche se viene
più o meno da lontano.
Il profumo di un fiore... il gusto di apprezzare la buona musica
e il canto, le battute semplici con gli amici e le conseguenti schiette risate.....
quante cose belle ho appreso e fatte mie, frequentando quella stanza, sempre piena di ragazzi.
Inconsciamente me le sono portate dentro in tutti questi anni, alle volte
trasmettendole senza accorgermene a chi mi stava vicino, forse anche dimenticandomene, ma
bastava solo sentire della musica o guardare una delle stanze più alte dell’Oratorio
per farle riaffiorare e ripensare a quei tempi, con nostalgia.
Subito dopo la sua morte mi sono sentito veramente perso e man mano che
crescevo avevo quasi paura del futuro senza quel suo starmi accanto, guidarmi ed
aiutarmi.
Poi la vita è corsa veloce.
Il lavoro, la famiglia... i figli.
In certi momenti, mentre mi trovo a tavola con la famiglia mi soffermo a guardare in silenzio
mia moglie... i miei figli e penso a loro come ad una fortuna che "qualcuno" ha voluto
riservarmi.
Ed è proprio una fortuna, ai nostri giorni avere ancora la famiglia unita; stringere
assieme i denti quando le cose non vanno proprio del tutto bene; riuscire a continuare a
guardarci negli occhi anche dopo qualche scontro.
Non è stato facile in tutti questi
anni continuare per la propria strada, senza essere tentati alle volte di buttare tutto al
vento e lasciarsi trasportare dalle idee, gesti e "mode" dei giorni nostri.
Non è facile soprattutto per i miei figli, oggi, continuare a camminare per quella strada
che io, pur avendo vissuto accanto a don Ugo, per vari motivi, non ho avuto la
fortuna di percorrere: la strada dello scautismo.
Don Ugo mi ha regalato alcuni anni
intensi e felici ma mi sono portato dietro un cruccio che tuttora qualche
volta riaffiora: non essere mai stato scout.
Oggi devo quindi riconoscere che certe scelte da me fatte in questi quarant’anni non
sono state altro che la logica conseguenza di quel "profumo" che
anche se qualche volta avrei voluto far svanire nell’aria ormai inquinata dei nostri giorni,
mi aveva per sempre invaso il cuore.
Renato Pasqualin