Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi"

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La prima cosa che mi viene in mente ricordando don Ugo è la grande emozione provata al suo funerale a cui parteciparono tutti gli esploratori, con i relativi capi, presenti a Treviso per i giochi di S. Giorgio che si tenevano nella Villa Margherita: la processione attraverso le vie di S. Maria del Rovere, la S. Messa, la sua partenza per il cimitero di Riese Pio X per la sua tumulazione: sono momenti ben chiari nei miei ricordi.
Ma essi rinviano al vissuto che aveva preceduto quei momenti.
I pomeriggi che insieme agli amici coetanei passavamo nella sua stanza a fare le lezioni, a giocare, a sentire buona musica (mi ricordo in particolare le sonate per pianoforte di Chopin e le sinfonie di Beethoven) e che mi vengono richiamati immediatamente ogni volta che sento la canzone "Azzurro". La partecipazione al gruppo delle voci bianche, che faceva parte del coro parrocchiale, che si trovava a provare due pomeriggi la settimana nella stanza sotto la sacrestia. Don Ugo suonava l’armonium e nel contempo dava il tempo e ci guidava nel canto.
Era talmente curato quel gruppo, che fu chiamato a partecipare alla corale del Duomo di Treviso, con cui io feci due concerti serali in chiese di Venezia.
I tentativi di avviare un paio di ragazzi, oltre al sottoscritto, alla conoscenza più approfondita della musica e al suono del pianoforte.
Questa iniziazione al piano è durata per il sottoscritto tre anni e si alternava ai pomeriggi occupati dal canto. Ma di tutti questi episodi fa da sottofondo la sua grande disponibilità all’accoglienza, di cui solo in seguito ho compreso pienamente il significato. Anche se voleva andare a riposare, ci accoglieva nella sua stanza mentre lui andava a letto.
Il pomeriggio era tutto per i ragazzi che si sentivano sempre bene accetti e apprezzati.
Questo è stato un grande messaggio e un grande esempio che non ho mai dimenticato.

Mario Favaretto

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