Centro Studi e Documentazione Scout "Don Ugo De Lucchi"

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Una traccia per la vita

Quarant’anni è il tempo di una vita ed è un tempo sufficiente a Dio per far abitare negli uomini la Sua iniziativa. In quarant’anni l’uomo impara a leggere, assieme ad altri, a scrutare dentro di sé, impara a comprendere i significati più profondi del suo essere e delle sue scelte. Quarant’anni potrebbero non essere ancora tutto il tempo necessario perché si possa arrivare ad una completa comprensione della propria esistenza nel creato; altra pace, altra speranza, altro dolore dovranno esser vissuti. 

Il "cronos" di don Ugo, il tempo misurato a lui riservato, è terminato da molti anni e la sua persona ci manca. Il tempo di Dio per don Ugo non è finito, opera ancora in mezzo ai suoi, a quelli a lui affidati, a quelli che vorranno godere dei suoi insegnamenti. "...Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre" . ( Gv. 14, 12). La morte di Gesù, seppur un distacco dalla vita, è stata un andare al Padre con assoluta dedizione; per don Ugo non è stato diverso, avendo compiuto il bene nella terra testimoniando l’Amore del Padre. 

Il compimento della vita terrena di don Ugo non annulla il desiderio, a noi trasmesso, di continuo dialogo col Padre per esser parte della Sua eternità che "... compirà le opere . . ." nel tempo di Dio per altri uomini, e sarà traccia per quelli che verranno. Don Ugo, entrato nella vita eterna con la sua morte, non finisce di spandere tutto intorno e per sempre, i suoi insegnamenti che molti hanno appreso seguendo l’esempio del suo esser stato prete e uomo. 

Dio chiama tutti gli uomini a vivere la loro storia, quella di don Ugo è stata la risposta sincera ed inequivocabile alla vocazione al sacerdozio, è stato il responso faticoso e doloroso di donare tutto se stesso affinché Dio fosse glorificato. Nei suoi giorni terreni non ha conosciuto risparmio e la sua risposta all’iniziativa divina, vissuta in mille atti di umiltà e nel proclamare con l’esempio la misericordia di Dio, è chiara dimostrazione per tutti dell’itinerario di santità che ha percorso nella sua breve stagione di vita. 

La santità, quindi, è di questo mondo, non rimane, con don Ugo, un concetto legato agli altari e all’aldilà, ma è di tutti i giorni, per quelli difficili e faticosi e per quelli che costano in amore per gli altri. Saper rispondere alle chiamate e non equivocare sulle asperità che attendono, ma affrontarle con dignità, con decoro e carica è la traccia nitida lasciataci da "Rupe Nera".

"Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai. Acquista la sapienza, acquista l’intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai. Non abbandonarla ed essa ti custodirà, amala e veglierà su di te" (Pro. 4, 4-6). 

Più si riflette su don Ugo più emerge la figura del Maestro e del "Capo" e queste parole tratte dal libro dei Proverbi, maggiormente caratterizzano e fanno comprendere questo importante ruolo. Non è, quindi, la pedagogia scientifica, né la psicologia tecnica che muovono la bocca di don Ugo, che lo fanno intervenire nella storia di tante persone. È la sapienza del cuore che penetra nel tessuto vivo di chi ne è affascinato. I valori che trasmette sono quelli fondanti il carattere di un uomo, nel quale primeggia l’interiorità spirituale, la serietà e la fedeltà al programma del proprio divenire e fuggono da falsi maestri e da fuorvianti sovrastrutture . 

E nelle prove più sconfortanti..., non mancherà la speranza, non ci mancherà nel pieno del più profondo dolore, non ci mancherà nell’angoscia che soffoca e non abbandona e nemmeno nel presentimento del futuro già segnato, la sapienza ci "custodirà" "e veglierà" su di noi. Non può esser diverso di così, la sua vita ne è la prova; quando mai nel suo volto è trasparito un messaggio di sfiducia, quando ha trasmesso ai suoi il senso della sconfitta e dell’inconsistenza del suo credo anche di fronte all’ineluttabile? "...chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi... ", questa è stata la sua forza, l’abbandono totale alla fede. 

Affascina riflettere sulla strada che don Ugo ha scelto per sé indicandola a noi. Ci si chiede per quali imperscrutabili motivi ha percorso quella strada per noi, tuttora, tanto difficile e tanto lontana dal comune sentirsi cristiani. Si potrebbe rispondere che vi è stato il dono della Fede, la vocazione di Dio, la Sua stessa iniziativa, certo!, ma il terreno di cultura di don Ugo è stato fertilissimo, la sua risposta entusiastica e totale è stata la sequela di Cristo! Le indicazioni per percorrere la strada della sequela esistono e, a ben pensarci, sono talmente chiare e precise che, vedendole, non si può sbagliare il punto di arrivo. Don Ugo ha visto le indicazioni e ha percorso quella strada il cui punto di arrivo è "il regno dei cieli" in terra. Infatti, don Ugo è stato beato nella sua povertà, beato nella sua afflizione e nella mitezza, è vissuto da uomo giusto e misericordioso, è stato puro di cuore e ha operato per la pace affinché tutti si possano dire figli di Dio, agendo per cause di sola giustizia. 

Questa è la sua vita, questo è l’uomo che nelle beatitudini ha trovato ragione e conforto. Le beatitudini, essenza di spiritualità, sono l’annuncio fondamentale e costituzionale della Chiesa, nelle quali i credenti scoprono il condensato della Buona Novella. Talvolta, però, per personali inadeguatezze o per interiori complessità di percezione del messaggio in forma completa e profonda, le beatitudini non si trasformano in prassi quotidiana, mentre in don Ugo hanno trovato continua realizzazione e vissuta espressione del loro vero significato. Questo vivere ed incarnare la spiritualità delle beatitudini è stato progressivamente smarrito dalla nostra civiltà occidentale, siamo più occupati sull’operatività reale e materiale che a far nostre le indicazioni già coltivate da don Ugo nella sua sequela. 

Educare lo spirito è prerogativa di pochi uomini, i quali non cercano successi immediati e visibili, ma propongono le scelte che danno vita e speranza; quegli uomini sono i più santi e i più sapienti, di loro abbiamo bisogno, loro cerchiamo.  

Dio che ci hai fatto incrociare don Ugo all’alba della vita, che è stato nostra "Rupe Nera" e nostra patria, fa che ci porti ancora negli ardui sentieri delle beatitudini, fa che ci incammini sulle strade dell’amicizia e della gioia semplice, che sia al nostro fianco nell’impegno della nostra sequela a Cristo e ci sostenga, con la sua forza, nel dolore e nelle angosce, in quei sentieri ed in quelle strade lo reincontreremo, ... felici di riabbracciarlo.

Gianni Tosello