Qui dunque furono le radici della sua fiducia e del suo affetto per i giovani, per gli studenti, che lo ricambiarono sempre con entusiasmo, come quei seminaristi, suoi antichi compagni.

Di più è inutile cercare. Fu, quella del seminario di Treviso per Arduino Faccin una formazione senza dubbio ricca, severa e profonda che lo spinse ad accelerare ancora, in modo straordinario, le tappe di una carriera di studio di cui aveva prontamente ricuperato il ritardo. A neanche ventitre anni quel giovane teologo esemplare era già sacerdote.

 "La sua ordinazione sacerdotale - (è ancora la testimonianza di Maria) - avvenne l'8 luglio 1934, per le mani di Sua Eccellenza Mons. Arcivescovo Longhin, con la prima Santa Messa solenne a Treviso, in San Nicolò; poi a Caerano San Marco il 15 luglio 1934.

E non aveva ancora. compiuto ventitre anni..." (era infatti nato il 4 ottobre). Sicchè per la sua ordinazione si dovette ottenere il permesso speciale della Curia di Roma.

A ventidue anni, sacerdote in eterno. Perchè questo non appaia solo un traguardo straordinario, o una specie di ritratto oleografico, occorre anche aggiungere (lo sa bene chi ebbe da lui confidenze essenziali) che il nuovo stato sacerdotale non tardò a rivelare al giovane prete i risvolti non solo di sacrificio, bensì anche di sgomento che poteva comportare per un'anima limpida e luminosa come quella che il seminario aveva in lui sviluppato. Quella formazione profonda, ma fin troppo riguardosa in campo morale, aveva sorvolato con eccessiva prudenza su certi aspetti del costume che il futuro prete di lì a poco avrebbe dovuto riconoscere e affrontare sul campo.

Così don Arduino passò senza gradualità dal fervore impaziente del suo servizio all'esperienza sconvolgente del confessionale. Non lo diremmo se non ci fosse venuto da lui. Era la prima prova, delle molte che la vita gli avrebbe riservato. Ma proprio lì, in quella esperienza inimmaginata, il giovane Arduino Faccin rivelò veramente a se stesso l'essenza della sua vocazione: strinse i denti e fu veramente prete nella pienezza del

10                    [esci]

GIRA PAGINA

sacramento e nell'intera coscienza del proprio impegno. È un tributo alla verità, questo che diamo, ma soprattutto un attestato di forza spirituale che torna tutto a suo onore.

Coloro che più tardi (e non mancarono, purtroppo) trovarono da ridire sulla sua grande apertura d'animo, sulla sua autentica e quasi incredibile tolleranza verso le idee e le persone, non hanno mai inteso che quelle qualità erano state conquistate una volta per sempre da un giovanissimo prete allo sbaraglio in un momento nel quale l'alternativa sarebbe stata solo di smarrirsi o di ritirarsi di fronte alla realtà.

Il fastidio (che in don Arduino diventava perfino un fatto fisico) verso ogni atteggiamento formalistico di chi è pronto a ricorrere al giudizio invece che alla carità; questo nobilissimo fastidio per ogni costume di reticenza e ogni soluzione da manuale devoto, era nato in lui, a completamento del suo sacerdozio, nel momento in cui da solo aveva dovuto scoprire le realtà oscure del mondo e affrontarle per sè e per gli altri come indicazione stessa del proprio servizio.

 Quanto dobbiamo tutti a don Arduino per quella sua forza, per la misura di umanità che si conquistò in anni generalmente spensierati, a prezzo di sofferenza! Nessuno dispensa ciò che non possiede e Arduino - nel momento degli esordi - aveva già accumulato un tesoro di equanimità e di obiettività a cui moltissimi hanno poi attinto a piene mani.

 

 

 

 Fortunatamente per il giovane prete, anche gli altri tesori della sua formazione rimanevano intatti e, anzi, cominciarono subito a fruttare coerentemente.

 "Dall'agosto del 1934 fino a dopo il bombardamento di Treviso (7 aprile 1944: quindi per dieci anni) è sempre stato cappellano a San Martino Urbano di Treviso, dove ha dato tutte le sue più belle energie e entusiasmo di giovane sacerdote con la gioventù, senza nulla risparmiare per sè; era contento solo quando aveva intorno tanti bambini e giovani.

11

 

GIRA PAGINA