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sorella Maria nei suoi semplici ricordi: confermando anche per questa via l'assoluta naturalezza di quei comportamenti e di quegli episodi. La fine della guerra e il ritorno a Treviso produssero profondi cambiamenti: una svolta brusca fu impressa alla vita di Arduino Faccin in forma definitiva. Dietro una serie di occasioni via via coincidenti, il nostro sacerdote (ancora trentacinquenne: non dimentichiamolo) si trovò nel corso di pochi anni a caricare il proprio servizio di certe caratteristiche che divennero in seguito talmente assimilate alla sua persona da far tutt'uno con lui, al punto di suggerire l'idea che don Arduino fosse sempre stato prete per quel tipo di apostolato e non per altro. Come se tutto dipendesse da una scelta accarezzata e perfettamente rispondente ai suoi gusti, al suo stile, alle sue idee. L'errore (o diciamo, l'equivoco) è molto semplice: nasce dall'osservare i risultati, anzichè le tappe del percorso; e dal confondere la linearità della sua condotta con la riuscita di un progetto personale. Così, senza volerlo, si fa torto alla sua intelligenza della realtà e al suo spirito di ubbidienza, che fu in più casi anche doloroso. La verità è che in mezzo alle vicende di don Arduino passò un filo, non solo invisibile, ma più volte imprevedibile, che le annodò e le sciolse spesso indipendentemente dalla sua volontà, ma sempre con la sua adesione, e senza che mai il nostro sacerdote deflettesse dalla propria coerenza interiore. In ciò egli fu, anzi, intransigente: ed è in questa intransigenza la prima ragione del suo merito. Ma è ormai il momento di chiamare queste vicende e queste "scelte" con i loro nomi: quelli che tutti ci attendiamo e quelli, invece, che a noi stessi dobbiamo chiarire. I nomi sono: la scuola, lo scautismo, l'impegno spirituale, la testimonianza umana. 27
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