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Una piccola fronda.

Altri Gruppi contrari alla fusione Asci-Agi
* i testi che seguono sono tratti da Azimuth 96

  [UDINE]  [MARCHE]  [COLLE VAL D'ELSA]  [GROSSETO]  [CALABRIA]  [LAZIO]


La situazione associativa di Asci e Agi, precedente al 1974, era ampiamente conosciuta nei gruppi scout operativi delle varie regioni d�Italia. I venti di novit�, infatti, percorrevano i patri territori con alterne fortune: in stragrande maggioranza i favorevoli agli imminenti cambiamenti e una piccolissima minoranza i contrari.
Di quest�ultima parte vogliamo dare testimonianza, come l�abbiamo data per Treviso, desideriamo presentare le loro situazioni locali, le difficolt� comuni e le speranze in un futuro diverso per lo scautismo che intendevano vivere e proporre ai ragazzi.
Alcuni Capi di Udine precorsero intuitivamente i tempi e, primi in Italia, aderirono agli Scouts d�Europa presso l�Associazione francese a Nimes; fu il primo contatto.
La regione Marche visse la sua storia di illusioni, prima, e di cocente realt� a fusione fatta, ma una reazione forte vi � comunque stata e la forza di pochi ha portato a fare scelte di minoranza coraggiosa.
E� molto significativo il racconto della storia del Gruppo Valdelsa, in particolare per gli aspetti di politica che condivano la vita associativa locale, ma crediamo non solo locale, anche altre ampie parti d�Italia, infatti, hanno vissuto storie similari.
Bella e da pionieri la nascita degli SdE a Grosseto e � con un Vescovo entusiasta; c�era anche tra i vescovi, quindi, chi non apprezzava solo ed unicamente l�Agesci e Mons. Gasbarri non era certamente l�unico che dava fiducia agli SdE.
Anche a Reggio Calabria il Vescovo, Mons. Ferro, non si oppone alla nascita di un Gruppo di SdE pur se tale nascita porta a dividere Capi e Gruppi dell�Agesci, alcuni, infatti, aderiranno agli SdE.
Da ultimo, ma non per ultimo, il racconto della situazione del Lazio e del lavoro svolto per la nascita formale dell� ASSOCIAZIONE ITALIANA GUIDE E SCOUTS D�EUROPA CATTOLICI aderente alla FEDERAZIONE DELLO SCAUTISMO EUROPEO. Queste piccole realt�, in contrapposizione alla grande sostanza di Agesci, portatrici di una idea diversa di scautismo, seppur bocciata, allora, dalla storia che qualcuno tentava di scrivere, con entusiasmo e coraggio testimoniarono una pedagogia che ha dignit� di presenza nel mondo giovanile ed ecclesiale e che, per la sua seriet� scientifica, continua a farsi apprezzare fin da allora.


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SCOUTS D�EUROPA A UDINE

Nel 1972 alcuni Capi stanchi e sfiduciati dall�andamento che aveva preso l�ASCI diedero le dimissioni dall�Associazione.
Venuti a conoscenza che in Francia esisteva un�Associazione Scout che non aveva preso posizioni politiche e che credeva nello scoutismo cos� come lo aveva concepito B.P., si misero in contatto con il Commissario (Alex) degli Scouts d�Europe di Nimes.
Dopo alcuni scambi epistolari con il sopraddetto Commissario e avuto da lui copia dello statuto della Associazione, il 14 luglio 1973 abbozzarono uno Statuto per la nascita della Sezione Italiana degli Scouts d�Europa.
Il nuovo Gruppo sorto con tre Capi e dieci ragazzi che volevano iniziare la loro vita scout diede vita a due Squadriglie.
L�attivit� inizi� a novembre (intanto altri Capi entrarono nel Gruppo) ed ebbe come culmine il Campo Estivo di S. Caterina (Malborghetto), dove una notte nella suggestiva cornice, rischiarati dalle torce sotto il pronao della Chiesetta di S. Caterina i primi Scouts d�Europa Italiani pronunciarono la loro Promessa scout.
In ottobre all�apertura dell�attivit� si recep� la necessit� di dar vita ad un Branco, per portare il Lupettismo ai Bambini che poi sarebbero diventati Scouts e cosi avrebbero allargato le fila degli Scouts d�Europa.
C�erano problemi di locali che potessero ospitare le Unit� del �nuovo Gruppo�, si fece una scelta di indipendenza da strutture (Parrocchie), il Riparto prese in affitto alcuni locali (vetusti) messici a disposizione da amici, mentre il Branco chiese ospitalit� a Mons. Raffaele Liani parroco di S. Quirino in Udine, il quale conoscendoci personalmente fu ben lieto di ospitarci e di avere di nuovo i Lupetti in Parrocchia.
Il Gruppo cos� formato �decoll� e complet� l�attivit� annuale con il Campo estivo di Ovaro e le vacanze di Branco di Bagni Di Lusnizza.
Al termine dell�attivit� i ragazzi ritornati a casa carichi di entusiasmo lo trasmisero agli amici, tanto che a settembre le Squadriglie del riparto salirono a quattro e il Branco dai dodici Lupetti delle Vacanze di Branco sal� a venti dando vita cos� a quattro sestiglie.
L�attivit� continu� ininterrotta con Uscite e Fine Settimana fino al maggio 1976, quando ci colp� il terremoto, ed allora il Gruppo si mise subito in moto. Con l�Alta Sq. si rese conto che non poteva operare in zona terremotata dato che i ragazzi erano troppo giovani, cos� si mise a disposizione delle Autorit� della Provincia di Udine, le quali ci diedero l�incarico di presiedere ai magazzini di smistamento che si stavano allestendo presso l�Istituto Provinciale Maternit� e Infanzia e di formare una �forza di emergenza� per montare le tendopoli che questa amministrazione stava allestendo.
Il 12 maggio ci raggiunsero con grande sorpresa gli Scouts della neonata Associazione Italiana Guide e Scouts d�Europa Cattolici della cui esistenza eravamo all�oscuro.
Successivamente, terminato il compito presso il magazzino, il Gruppo si port� a Cividale del Friuli, per gestire la Tendopoli l� costituita e oper� fino a fine settembre e conclude la sua opera con l�apertura delle scuole.
Data l�emergenza terremoto non si pot� tenere il Campo estivo di Riparto, mentre ai primi di settembre si tennero le Vacanze di Branco.
Nel frattempo si erano allacciati i rapporti con l�Ass.ne e un Capo era stato ospite di alcuni capi romani, contribuendo anche all�organizzazione dei primi Campi Scuola Associativi.
All�apertura dell�anno scout �76-77 ci fu una discussione nell�ambito del Consiglio di Gruppo sull�opportunit� di aderire o no all�Associazione Italiana.
Si conclude con la scissione del Gruppo (il Riparto e il 75% del Branco) che conflu� nel C.N.G.E.I.
L�unico Capo rimasto e i due Aiuti si rimboccarono le maniche e cos� ridecoll� il Gruppo nelle fila della Ass.ne It. Guide e Scouts d�Europa. La storia poi � nota, dalle braci del branco che subito si svilupp�, gi� a settembre del 1977, prese vita il Riparto Esploratori e il Riparto Guide. Il Gruppo in questi ventitr� anni di vita ha dimostrato di aver lavorato abbastanza bene dato che attualmente gli iscritti sono duecentotto cos� ripartiti: tre Branchi, tre Riparti di esploratori, un Riparto di Guide, un Clan, un Fuoco. Credo non sia poca cosa in una citt� dove operano attualmente altre due Associazioni Scouts (AGESCI e CNGEI) e dove fino a qualche anno fa le Ass.ni presenti erano quattro.

Toni Covacic

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MARCHE

Un anno prima della definitiva chiusura dell�ASCI si riunirono, a Fano, presso il vescovado, allora era Vescovo S.E. mons. Nicci, diversi capi anziani e meno dell�ASCI regionale, avvertendo il clima di una prossima chiusura dell�associazione. Dopo molteplici discussioni e congetture, si rimase d�accordo che per le Marche mai sarebbe stata chiusa l�Asci.
Ma... con l�avvento dell�Agesci nessuno � stato di parola agli accordi, nonostante l�impegno della parola scout.
Un solo capo (di quelli del �44) si ritrovava solo, ma non scoraggiato; infatti, con il suo ennesimo impegno, decise di formare un nuovo gruppo in citt� di Jesi, solo nella decisione, assieme al parroco don Gianni Giuliani, della parrocchia del Divino Amore.
Passarono due anni di completa solitudine: i soli contatti si ebbero con Francesco Piazza, di Treviso, tolte le numerose sollecitazioni che ci pervenivano da diverse altre associazioni perch� aderissimo.
Ma le convinzioni che qualcosa di nuovo doveva pur esserci per rimanere fedeli alle origini, senza dover rinnegare i principi per i quali si era impegnata tutta la vita, lo faceva attendere con speranza.
I collegamenti erano solamente con Treviso e per mezzo della antica fraternit� con Francesco Piazza e per mezzo del loro giornalino �La ghiandetta del Nord�, che fungeva da collegamento, venimmo a conoscere la loro scelta di dar vita ad un�Associazione locale, in attesa, come noi, di qualcosa di pi� chiaro. Nelle Marche esisteva solamente Jesi, con un ripartino, nato da due anni, formato dalle tre squadriglie Cobra, Aquile e Castori; in seguito iniziarono le loro attivit� le guide, con Cinzia Flamini in qualit� di capo riparto.
Ed ecco che sulla �Ghiandetta del Nord� appariva un articolo che annunciava la nascita degli Scouts d�Europa in Italia!
In seguito, per mezzo di Carlino Bertini, di Fano, ci si pose in contatto con l�allora artefice della ricucitura dei gruppi e delle citt� italiane che allora non aderivano all�Agesci, Sergio Durante, che ci raggiunse a Jesi.
Nello stesso tempo si ascolt�, anche se non ben compreso, l�annuncio della radio vaticana e poi si lesse l�articolo apparso sull�Osservatore Romano, trasmessoci dall�allora Vescovo di Ancona, mons. Maccari, che parlavano della nuova associazione, delle sue finalit�, dei suoi principi. Tutto seguivamo, per poter decidere il nostro futuro.
Comunque, con il primo contatto avuto con Sergio Durante alla fine dell�estate del �76, si concordava la partecipazione di alcuni adulti, assieme a don Gianni, al primo campo scuola nazionale della neonata associazione aderente alla F.S.E.
La partecipazione a questo campo scuola fu decisiva per aderire totalmente agli Scouts d�Europa.
Negli anni successivi, Piergiorgio, don Gianni Giuliani e Cinzia Flamini, parteciparono alle varie riunioni per il riassetto associativo: gli statuti, le attivit�, le norme direttive.
Il periodo dell�isolamento era finito: infatti, con il Lazio e con il Veneto siamo stati, da allora, una sola cosa, cio� un�Associazione!
Gli eventi storici dell�epoca ci davano ragione delle nostre scelte ed, ancor pi�, le radici F.S.E. approfondivano il terreno delle scelte, gli orientamenti educativi, la fedelt� allo scoutismo di B.P., in poche parole, le linee metodologiche.
Nell�abbazia-eremo del Beato Angelo a Cupramontana, sono stati diversi gli incontri autunnali tra i responsabili centrali ed i nostri pochi adulti, utili per irrobustire le radici associative. Ricordiamo ancora Sergio Durante, padre Vittorio Lagutaine, Vladimiro Serra che incontrarono alcuni capi insoddisfatti della loro adesione all�Agesci.
Cos�, con un silenzioso e mai propagandistico atteggiamento, la F.S.E. progressivamente si estendeva nelle Marche. Jesi, senza volerlo, � stato un punto di riferimento per lo sviluppo associativo, facendo nascere sul territorio i gruppi di Jesi, la squadriglia libera di Cupramontana, il gruppo di Ancona 1�, poi le adesioni di Fano 1�, insieme al Senigallia 3� e di conseguenza la formazione del Pesaro 1�, la riorganizzazione del Pergola 1�, dell�Ancona 2�. Nel frattempo ecco Cupramontana diventare Gruppo ed ecco ancora Chiaravalle, Urbania, Macerata, Gabicce Mare, Marciano di Romagna, Fabriano I, Montecarotto, Castel Feretti e diverse Sq libere come Ripe di Senigallia, successivamente Riparti.

Piergiorgio Mingo

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IL GRUPPO VALDELSA

Lo Scoutismo Cattolico era gi� stato presente a Poggibonsi in due brevi periodi, prima dell�attuale Gruppo:
Dal 1923 al 1927, forzatamente sciolto dal regime fascista le cui squadraccie non si riguardarono a picchiare capi e ragazzi in attivit�. Il secondo periodo coincise con il grande risveglio della democrazia e la fine della guerra: Fatto pi� di entusiasmi che di reali contenuti, tra mille difficolt� logistiche e politiche (non era stata sufficiente l�esperienza fascista per moderare l�intolleranza che, nel frattempo, aveva cambiato colore), il nuovo Scoutismo poggibonsese non fece in tempo a godere degli anni cinquanta e i guidoni vennero riposti per la seconda volta. E fino al 1968. Per la verit� non era in programma fondare un nuovo Gruppo ASCI (Associazione Scoutistica Cattolica Italiana) a Poggibonsi; non era in programma n� erano i tempi pi� indicati, con la nascente �rivoluzione culturale�.
E invece il Gruppo di Poggibonsi nacque proprio nel 1968, con il Riparto intitolato agli astri �Kennedy�, inaugurato ufficialmente il 22 dicembre dall�Arcivescovo di Siena SE. Mons Mario Jsmaele Castellano, alla presenza del Capo Scout d�Italia, Salvatore Salvatori, del Console Generale americano a Firenze e di molte autorit� locali.
I primi tempi non furono davvero facili; difficolt� politiche, intanto, prima di tutto per via dei �ragazzetti in divisa� troppo facile bersaglio dell�intolleranza di parte e che port� alla perdita della prima sede di via Redipuglia a causa della bandiera americana esposta al balcone il giorno dell�inaugurazione, in un quartiere abituato a vedere, e a centinaia, solo bandiere rosse; a Poggibonsi il Partito Comunista raccoglieva allora il 70% dei suffragi elettorali ed il Sindaco glissava inviti ed incontri con noi; la cosa non ci piaceva e, dopo vari tentativi di abboccamento in Palazzo Comunale, lo andammo a scovare nella sede del P.C.I. - un grosso palazzo nel centro detto �il piccolo Cremlino� -, da dove prevalentemente governava la citt�, con una visita in uniforme di tutti i nostri Scouts, la sorpresa ed il fuggi fuggi dei presenti ai vari piani; ci fermammo davanti al Sindaco che ci chiese �E voi che volete?�; gli spiegammo che, non avendo risposto ai nostri inviti e alle richieste di incontro, avevamo deciso noi di andarlo a trovare; �Ma perch� qui?�; �Perch� in Comune non ci si trova mai!�.
Il suo successore, nel 1974, venne all�inaugurazione della nostra sede di vicolo Buonanni.
Intanto era successo di tutto! Nonostante le peregrinazioni per la sede, il Gruppo-Riparto era davvero �grintoso�, tanto da �scippare� quasi tutti i primi premi (se non sbaglio 10 su 12) al Jamborette toscano del 1971 con ben 1500 Scouts intervenuti; nell�estate del 1972 la partecipazione all�Eurocampo in Svizzera; nell�Aprile 1973 il gemellaggio con l�AGET di Lugano a Cellole di San Giminiano alla presenza del Vescovo S.E. Mons Fausto Vallainc, del sottosegretario agli Esteri On. Angelo Salizzoni, delle autorit� federali e cantonali svizzere; anni di questi e di altri successivi, fedelmente riportati a pi� colonne nelle cronache locali dei giornali. Ma il 1973 fu anche l�anno della nostra tentata espulsione dall�ASCI ormai in balia - almeno da noi - degli aiutocapi sessantottini spalleggiati o non ostacolati da capi maturi atteggiati a �teen agers�.
Durante la costruzione della sede di vicolo Buonanni avevamo avuto la visita ispettiva del Commissario Provinciale, Raffaele Bosco, per convincerci a partecipare nell�ottobre ad una riunione provinciale di capi, riunioni che, visto il clima, disertavamo regolarmente. Era in programma il confronto tra il �Patto Associativo� dell�ASCI e la �Proposta AGI�; cademmo nella trappola.
Credo che difficilmente riuscir� a dimenticare quell�agitatissima riunione dominata da scatenati diciottenni o poco pi�; tuttavia, tutto era rientrato pi� o meno nella norma di quei tempi, salvo l�imprevisto finale del pomeriggio di domenica 7 ottobre: l�Assemblea si trasform� in tribunale del popolo e cominci� ad esaminare la vita dei presenti; tocc� per prima ad una ragazza di Siena, di cui non ricordo il nome, espulsa per �fascismo�; poi noi quattro di Poggibonsi che, inebetiti dalla gragnola delle accuse, ci ritrovammo cacciati dall�Associazione insieme a tutto il Gruppo con questi capi di accusa:
1. fascismo, naturalmente, con gravissimo disappunto in modo particolare del mio Capo Clan, iscritto al Partito Comunista, e del Maestro dei Novizi, simpatizzante del �Manifesto�
2. eccessiva fedelt� ai Vescovi (da notare che l�Assistente presente non alz� un dito in nostro favore nemmeno sui rapporti con i Vescovi;
3. troppa propaganda sui giornali a favore del Gruppo;
4. lusso nella sede rappresentato dal riscaldamento e dai battiscopa in marmo (quel marmetto bianco venato di giallo che sul mercato era il battiscopa meno costoso), e fummo fortunati Perch� il Commissario Provinciale in ispezione non aveva notato la luce elettrica e i vetri alle finestre; infine un mio ex capo squadriglia del Siena l0�, ormai rampante, (che divenne subito dopo Commissario Provinciale e, come tale, firm� a favore del divorzio) aggiunse una sua personale accusa quando ero Capo di quel Riparto: non avevo mai dato n� una decorazione n� un premio a suo padre; gli risposi che non mi ricordavo dei particolari meriti nei confronti del Riparto, salvo che non fosse considerato meritorio il suo normalissimo e comune concepimento.

La sera stessa informammo il Vescovo Mons. Vallainc che si mise in contatto con il Commissario Regionale Fulvio Janovitz minacciando il ricorso alla Santa Sede; cos� il Gruppo nel censimento seguente venne staccato dal Provinciale di Siena e aggregato al Commissariato Regionale. L�anno seguente non accettammo di entrare nella neonata AGESCI, nonostante inviti e pressioni e la visita del Capo Scout Toni al nostro Campo estivo ad Asiago rifiutando categoricamente di censirci a qualsiasi titolo in quell�Associazione e rimanendo autonomi per due anni, fino al luglio del 1976 quando decidemmo di entrare negli Scouts d�Europa, settimo Gruppo della nuova Associazione, decisione subito sanzionata da un Decreto di Mons. Castellano, il primo Vescovo che riconosceva la F.S.E.

Marcello A. Cristofani della Magione

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GROSSETO

Le vicissitudini della vita mi avevano allontanato da Roma dove ero �scout� dall�et� di dieci anni e fino ai ventisei; le vicissitudini dello scoutismo italiano, dopo una strenua resistenza condotta fine anni sessanta, primi anni settanta contro la dissoluzione dello scoutismo (quello di B.P.), mi avevano allontanato dallo scoutismo nel �73. Con tanto amaro in bocca per quello che non poteva non essere... ma che egualmente non era pi�!
Dal 1969 ero in sporadico contatto con l�Associazione francese degli �Scouts d�Europa�, ogni tanto mi riguardavo i bei distintivi e la meno bella e spartana fibbia, la prima della FSE, quella in latta. Quando parlavo di questa lontana associazione �tutta scout�, certo alla francese, ma pur sempre tutta scout, io mi entusiasmavo e i miei interlocutori sorridevano poco convinti.
Nel marzo �76 vengo chiamato dal giro degli �scouts delle catacombe� (aquile randagie modello anni �70): si vuole fare un�associazione scout tutta nuova: gli Scouts d�Europa! �Ci stai?� Come si poteva dire di no? E quindi dissi di s�. Si ricominciava, dal nulla.
Vivevo, e vivo, a Grosseto dove lo scoutismo per vicende locali che risentivano dell�andamento nazionale si era dissolto nel �71. Qualcosa si stava nuovamente muovendo. Qualcuno stava raccogliendo, o meglio veniva ricercato da ragazzi che volevano fare scoutismo: come nel 1908 da altre parti. Un gruppetto di ragazzi aveva coinvolto un ex-Capo ASCI a fare un po� di scoutismo; non molto impegnativo. Ora questo ex-capo se ne andava e quei dieci ragazzi restavano da soli, abbandonati nell�irrealizzabile sogno di vivere lo scoutismo. Gira e rigira, passa la voce da questa parte, poi da quell�altra... un bel giorno venni invitato ad un incontro misterioso, qualcuno voleva parlarmi. Sono medico, credevo si dovesse parlare di qualche assistenza gratuita in istituti di anziani o qualcosa di simile. No, si cercava un Capo per ragazzini che volevano fare gli scouts, a tutti i costi. Spiegai tutte le ottime ragioni per cui, pur interessandomi di una associazione di scoutismo non potevo davvero fare il capo riparto: lavoro, famiglia, malati, ulcera, ecc. Fui convincentissimo, con gli altri e con me.
E cos� il 4 Ottobre 1977 incontrai per la prima volta i ragazzi dei quali sarei stato per lunghi anni il Capo Riparto-tuttofare prima, il Capo Clan, poi. E con i quali ancora si prende lo zaino o si abbassa la deriva.
Erano dieci: ne arrivarono altri sei. Due squadriglie! Canguri e Sparvieri. La sede al Seminario Vescovile - dove il Gruppo rest� poi per 18 anni - e un Assistente della vicina parrocchia, il Crocifisso. Quando si and� dal Vescovo per comunicargli che si stava costituendo un Gruppo di Scouts, ma di quelli nuovi, gli Scouts d�Europa Mons. Gasbarri strinse i denti e quasi ringhi� per chiedere chi fossero. Spiegai che il nostro era lo scoutismo tradizionale, senza promiscuit�, senza Ch� Guevara e senza resistenza alla Chiesa: ancora ricordo il suo balzo sulla poltrona e la sua esclamazione: �finalmente una bella notizia!� e si congratul�. Ci pag� anche le prime due tende di squadriglia, prese in Francia.
Primo �San Giorgio� al Castello di Belcaro, con il bel Gruppo di Poggibonsi, con un Capo, Marcello, entusiasta, concreto e frizzante e in tutto e per tutto ... senese d.o.c., entrato nell�Associazione nel Giugno precedente. Unico partner nel giro di centinaia di kilometri. Primo Campo in Abruzzo, Civitella Alfedena - Pianoro Campitelli. Una grande avventura in foreste spettacolari. 
Nel nuovo anno arriv� un nuovo Assistente: Padre Franco, assistente, questo s� molto scout, eccezionale!
Tre squadriglie e tanta avventura. Nessun Aiuto Capo, un genitore di scout comincia a dare una mano:
diventa un mito: Carlo. Anche se trasferito a molti chilometri lo � ancora. Appare nelle circostanze di necessit�. Al Cammino di Pasqua cucina, monta tubi, fa la spesa, sveglia tutti alle cinque del mattino... (soffre di insonnia).
Ci vollero tre anni prima di poter lanciare il Branco con un CSq salito al... Clan (ma quale?). Al quarto anno inizi� un Clan pi� rispettabile. Capo Clan Valfredo, antico Capo storico dello scoutismo ASCI maremmano, riacchiappato alle sue nostalgie. E poi siamo andati avanti!

Aldo Grieco

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GLI SCOUTS D�EUROPA IN CALABRIA

Nei gruppi scouts della Regione il clima � teso, le nuove proposte pedagogiche, la coeducazione, il sentiero degli esploratori stravolto, i nuovi meccanismi di gestione dell�Associazione, le assemblee, non trovano tutti d�accordo, molti capi unit� contestano con decisione anche le scelte politiche e ideologiche fatte dall�Agesci a livello nazionale.
La sera, in sede, spesso ci si ritrova a discutere animatamente. Quando poi si viene a sapere che a Roma si � costituita una nuova associazione scouts un assistente ecclesiale di un riparto esploratori, Don Nuccio Scordino, prende l�iniziativa e stringe i primi contatti con Sergio Durante, Attilio Grieco e altri capi romani.
Nei Gruppi di Reggio subito alcuni capi condividono le scelte, le idee e le proposte della nuova associazione e si apre un dibattito che progressivamente trascina anche altri. Nel frattempo viene organizzato il primo campo scuola dell�Associazione e all�invito a partecipare rispondiamo in quattro o cinque i pi� entusiasti e convinti, cos� insieme a Saverio, Ernesto e Nino partiamo per Montegemoli e partecipiamo al campo scambiando, in un clima di fraternit� e serenit�, esperienze di attivit�, canti, giochi e stringendo nuovi rapporti di amicizia.
Torniamo a Reggio, molto motivati con la convinzione che si pu� fare scoutismo in un modo diverso. Ne parliamo con gli altri fino a capire che � il momento di fare una scelta.
Saverio coinvolge tutta la sua comunit� capi e propone al parroco l�idea della nuova associazione.
Anche nel mio Gruppo si discute ma sorgono delle divisioni. Decidiamo lo stesso di andare avanti e cos� lasciamo il Gruppo e le comode sedi, nel cortile del Duomo, per fondare un nuovo Gruppo.
Intanto in citt� sorgono le prime opposizioni, alcuni sacerdoti e assistenti pur condividendo le nostre ragioni di dissenso in seno all�Agesci ritengono che non sia il caso di abbandonare l�associazione ma rimanerci per tentare di cambiare.
Il Vescovo, Mons. Ferro, nonostante le numerose pressioni, non ci chiude la porta in faccia, ci lascia un piccolo spazio di manovra, non schierandosi.
Nel frattempo finalmente troviamo le sedi. Il direttore di una scuola elementare ci offre gli scantinati del suo Istituto. � fatta. Apriamo le iscrizioni, lentamente rifondiamo il Gruppo e un po� per far rivivere il nostro passato e un po� per non far morire le tradizioni le unit� hanno lo stesso nome del nostro vecchio gruppo scout, come anche il numero del Gruppo �RC 1��.
Il RC 5� il Gruppo di Saverio rimane in parrocchia ma con un compromesso, nella stessa chiesa rimane anche il gruppo Agesci, una situazione che poi nel tempo crea grosse difficolt� nella comunit� parrocchiale.
Nino e gli altri fondano invece il RC 6�, nella zona Sud della citt� e iniziano anche loro, le attivit� con i ragazzi.
I primi mesi sono davvero difficili, il clima di ostilit� a livello ecclesiale ci pone problemi, tentano di isolarci, ma le difficolt� ci rendono pi� motivati.
Per il primo San Giorgio, viene a trovarci Vladimiro Serra, e l�incontro si tiene presso il Seminario Diocesano.
Viene nominato il primo Commissario di distretto, Giorgio Barreca, un capo che era stato commissario nell� ASCI e che non aveva mai aderito all�Agesci.

Questi, a sprazzi, i ricordi di quegli anni che hanno visto me e tanti altri che adesso non sono pi� in associazione, lottare testardamente per proporre una nuova idea di fare scoutismo un�idea che adesso vedo e sento, a distanza di venti anni, applicata con successo in associazione.

Pino Strano

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VENT�ANNI FA �IN LAZIO

Ho avuto la fortuna e l�onore di partecipare alla nascita e allo sviluppo degli Scouts d�Europa in Italia, e a vent�anni dalla fondazione dell�Associazione, vorrei raccontare qualcosa di questa mia esperienza. Premetto che non ho nessuna pretesa di fare qui una storia completa della nascita dell�Associazione, n� di parlare di tutti coloro che vi hanno preso parte, il mio � solo il racconto di come ho personalmente vissuto quel periodo. Aggiungo che la nostra Associazione non ha avuto un �padre fondatore�, ma � nata e si � sviluppata grazie all�opera di un gruppo di persone le quali, con uno stretto lavoro di pattuglia e dedicando tempo, denaro, impegno ed energie, vi hanno operato per anni per portare un piccolo coacervo di alcuni Gruppi piuttosto eterogenei a diventare un�associazione nazionale solida e numerosa. Ma vediamo come si arriv� all�idea di dare vita agli Scouts d�Europa in Italia.

Una rivista scout
Intorno al 1969-70 inizi� ad arrivare a casa mia una rivista scout francese, dal titolo �Scout d�Europe�. Mio fratello ne aveva trovato da qualche parte l�indirizzo ed aveva scritto, ricevendo cos� alcuni numeri.
La rivista era ben fatta e interessante, con bei disegni di Joubert e con belle foto di scouts in uniforme. Rappresentava una piacevole oasi di scoutismo vero in anni nei quali nello scoutismo cattolico italiano vivevamo invece una grande baraonda.
Mi abbonai a �Scout d�Europe�: ero Capo Riparto e la rivista mi era molto utile per il mio servizio. In essa ed in altre pubblicazioni della F.S.E. che acquistai successivamente, trovavo una quantit� di idee e di spunti per le attivit� del mio Riparto.


La situazione in Italia
All�inizio degli anni �70 la situazione dello scoutismo cattolico in Italia era, come ho detto prima, �una grande baraonda�: la dimensione religiosa era notevolmente affievolita e molti Gruppi e Unit� si ponevano in lotta aperta contro parroci e vescovi. La dimensione socio-politica era entrata pesantemente nella vita associativa, con capi e Unit� coinvolti direttamente in azioni politiche e di partito. La vita nella natura veniva ripudiata perch� era vista come evasione dai problemi della societ�. In questa linea, l�uniforme scout, sentita solo come ostacolo alla comunicazione con gli altri, era spesso sostituita dal solo fazzoletto portato su abbigliamenti variopinti.
Venivano abbandonati capisaldi del Metodo Scout come la Legge, la Promessa, il sistema delle Squadriglie, il metodo Giungla nei Branchi e del Bosco nei Cerchi e tante altre cose ancora. In compenso si introduceva la promiscuit� fra ragazzi e ragazze nelle stesse Unit� e spesso nelle stesse Squadriglie.
In questa situazione, nonostante tutti gli sforzi fatti per riportare lo scoutismo ai suoi obiettivi originali, si arriv� inesorabilmente all�epilogo, con la chiusura dell�ASCI e dell�AGI e la nascita dell�AGESCI, nel maggio 1974.
Questo cre� non poco scompiglio, Molti Capi e molti Assistenti erano contrari al nuovo andazzo, ma non c�erano praticamente possibilit� di reagire al nuovo stato di cose. Alcuni di esse si adattarono a convivere in un modo o nell�altro con le nuove idee, altri lasciarono silenziosamente lo scoutismo. Vi furono Gruppi che per non aderire alla nuova associazione si staccarono e non si censirono pi�, altri che, pur rimanendo censiti, si isolarono da ogni iniziativa. Alcuni Gruppi passarono addirittura al CNGEI;
Qualche tempo dopo la nascita dell�Agesci, alcuni Capi ed Assistenti ex-ASCI ed ex-AGI diedero vita al �Centro Studi ed Esperienze Scout Baden Powell�, che si poneva come movimento di opinione per riproporre i valori e i mezzi dello scoutismo di B.P., essenzialmente attraverso la stampa di una rivista e l�organizzazione di incontri per Capi. Era una azione interessante ma, nel mio caso, la trovavo assolutamente insufficiente: i miei problemi erano molto pi� concreti, perch� i miei scouts vivevano giornalmente in una realt� associativa come quella descritta precedentemente. Le proposte che l�associazione faceva, le riviste che i ragazzi ricevevano, i contatti che avevano con altri scouts, lo stesso raduno di San Giorgio e gli altri incontri associativi erano altrettante situazioni di grosso disagio perch� le Unit� e i Gruppi vivevano ognuno un suo �scoutismo� differente, legato alle idee (molto spesso anche alle �ideologie�) dei rispettivi capi.


Contatti e tentativi
Personalmente non me la sentivo di aderire all�AGESCI perch� non ne condividevo i principi e meno ancora la prassi. Cos� cominciai a guardarmi intorno: mi iscrissi al Centro Studi Baden Powell e mi documentai su altre associazioni scouts come il CNGEI e l�ASSORAIDER.
In quest�ottica, scrissi anche in Francia all�associazione �Guides et Scouts d�Europe�, chiedendo una documentazione e ponendo delle domande pratiche sulla possibilit� di dar vita a qualcosa di analogo anche in Italia. Il Commissario Generale, Perig Geraud Keraod, rispose personalmente alle mie domande e mi invi� un ampio dossier informativo.
Tutto questo rimaneva, per�, allo stato di utopia, perch� l�ambiente intorno a me nella grande maggioranza era assolutamente ostile all�idea dello scoutismo cattolico classico, fedele a B.P. e alla Chiesa.


La situazione nel Lazio
Lo scoutismo laziale, cos� come quello delle altre regioni, fin� in breve tempo in mano a gruppuscoli estremizzati. Tutto veniva deciso e gestito sulla base di assemblee alle quali partecipavano tutti indistintamente, capi e aiuti, brevettati e non brevettati. Nel corso dell�anno si tenevano diverse assemblee regionali (altre a quelle di Distretto), ciascuna delle quali durava una intera domenica, dal mattino fino alla sera. Di conseguenza, molti capi, pi� attenti alle attivit� con i loro ragazzi che alle chiacchiere assembleari, non vi partecipavano o si limitavano ad una breve visita. Questo consentiva ai gruppetti pi� esagitati, ma anche meglio organizzati, di monopolizzare la gestione dell�assemblea e, con opportune �manovre�, di far prendere le decisioni sui temi e gli argomenti di maggiore rilevanza nel modo e nei momenti a loro pi� favorevoli.
In occasione della prima assemblea regionale dell�AGESCI, nell�autunno del 1974, insieme ad alcuni capi elaborammo un documento nel quale proponevamo di sviluppare in Regione una azione secondo le linee classiche dello scoutismo cattolico. Prima dell�assemblea regionale, con una serie di contatti personali con Capi Unit�, Capi Gruppo ed Assistenti, raccogliemmo, a favore di questo documento, oltre un centinaio di firme (per l�esattezza 108).
Naturalmente il documento fu bocciato da un�assemblea regionale di circa 700 persone urlanti e tumultuanti. Ci fu persino l�episodio di un componente dell��quipe regionale, il quale durante il suo intervento sul palco, stracci� pubblicamente una copia del nostro documento e lo gett� verso le nostre file, fra le ovazioni e le urla di giubilo della maggioranza dell�assemblea.


Un campo scuola clandestino
Il risultato pi� che deludente dell�assemblea ci tolse le ultime illusioni sulle possibilit� di azioni di questo tipo, comunque rimasero i contatti stabiliti con alcune delle persone che avevano firmato il documento, con le quali ci incontravamo di tanto in tanto.
Rendendoci conto che, con l�avvicendamento dei capi, il livello di scoutismo di molti Gruppi scadeva sempre pi� e, poco a poco, si andava adeguando alle nuove mode, pensammo di reagire in qualche modo. Dato che i Campi Scuola di Primo Tempo venivano organizzati direttamente dalle Regioni, insieme a Franco Puppini ed ad alcuni capi romani, proponemmo alla Pattuglia Regionale di affidarci uno dei campi scuola di Branca Esploratori, visto che, in passato, avevamo gi� diretto insieme dei Campi Scuola. La risposta, come prevedibile, fu assolutamente negativa.
Cercammo allora un�altra strada e fummo ospitati da Carlino Bertini, Commissario Regionale delle Marche e realizzammo il campo scuola nei pressi di Fano. Ad esso parteciparono una trentina di persone, delle quali pi� di venti erano venute, quasi clandestinamente, dal Lazio.


Corrispondenza e incontri
Partecipavo regolarmente alle riunioni dell��quipe romana del Centro Studi Baden Powell e andai anche agli incontri che il Centro Studi organizz� in quegli anni in varie localit� (Bologna, Vallombrosa, ecc.)
In queste occasioni ebbi modo di conoscere diversi capi ed assistenti. Fra gli altri, Sergio Sorgato, infaticabile animatore di iniziative a Padova e Francesco Piazza che a Treviso aveva fondato una associazione scout, denominata �Gruppi e Ceppi Scouts Cattolici - Treviso�.
Mantenni anche una corrispondenza con Perig Geraud Keraod e continuai l�abbonamento alle riviste F.S.E.. Un giorno, improvvisamente, ricevetti un telegramma di Perig, il quale mi annunciava che sarebbe venuto a Roma tre giorni dopo e mi proponeva di incontrarci. Non volli correre rischi su un appuntamento poco chiaro e, sempre per telegramma, gli proposi di vederci alle ore 18,30 di venerd� 31 gennaio 1975 all�obelisco di Piazza San Pietro, certo che un appuntamento cos� non ammettesse possibilit� di errore.
E infatti in Piazza San Pietro conobbi Perig e sua moglie Lizig, che erano venuti a Roma per preparare il pellegrinaggio F.S.E. dell�Anno Santo 1975. Con essi ebbi una lunga ed ampia conversazione, prima nella saletta di un caff� nei pressi della piazza e successivamente proseguita anche a cena. Parlando con loro, fu evidente che la situazione stava vivendo in quel momento lo scoutismo in Italia era molto simile a quella esistente nelle altre nazioni europee.
Nel nostro colloquio Perig mi parl� a lungo della F.S.E. e mi chiese anche una collaborazione per il pellegrinaggio che stava organizzando. � da notare che nel 1975 la F.S.E.
fu l�unica associazione scout in tutto il mondo a realizzare un pellegrinaggio associativo in occasione dell�Anno Santo.
Qualche tempo dopo l�incontro con Perig ricevetti dalla Francia la lettera di un�Alta Squadriglia F.S.E. che desiderava venire a Roma per Pasqua e chiedeva ospitalit�. Con il mio Riparto organizzammo l�accoglienza. Ospitammo nella nostra sede questi scouts francesi, li accompagnammo nel loro pellegrinaggio, li conducemmo in visita a Roma, organizzammo alcune attivit� comuni e li ospitammo a pranzo, ciascuno in una famiglia del Riparto. Fu un�utile occasione per far conoscere ai miei ragazzi gli Scouts d�Europa e, contemporaneamente, per farci conoscere da loro.


Il San Giorgio 1975
Ad aprile 1975. vista la situazione di estremo degrado nella quale si era giunti, i Riparti Roma 46, Roma 25 e Roma 65 (oggi tutti nella F.S.E.) decisero di non partecipare al San Giorgio organizzato dal nostro Distretto. Insieme realizzammo invece una �Uscita di fraternit� dove potemmo organizzare giochi e gare per le squadriglie, potemmo celebrare la Santa Messa per tutti, fare l�Issa Bandiera ed effettuare il rinnovo della Promessa, cose queste che in un San Giorgio di Distretto non sarebbero state nemmeno pensabili.
Non partecipare alle attivit� associative ed isolarci in tutte le manifestazioni, anche se non era corretto verso l�associazione, era per� l�unico modo rimastoci per riuscire a praticare ancora uno Scoutismo il pi� possibile fedele ai principi di B.P..


Il Pellegrinaggio FSE per l�Anno Santo 1975
All�inizio di settembre arriv� il pellegrinaggio F.S.E. per il quale Perig Geraud Keraod, mi aveva chiesto una collaborazione.

Le parole di Paolo VI agli Scouts d�Europa nel 1975
Guide e Scouts d�Europa, sappiate che sarete sempre degli amici per Noi. Noi abbiamo grande fiducia nella vostra presenza, nel vostro lavoro, nella vostra associazione e nello spirito dello scoutismo.
Siate i benvenuti! Portate in ricordo del Giubileo al quale avete partecipato, il senso della fermezza e della fedelt� a Cristo e ai suoi insegnamenti.


Fu cos� che una sera mi accampai presso la stazione di Mentana, a due miei amici rovers e a due capi francesi, per preparare la prima colazione per i partecipanti che sarebbero arrivati l�indomani mattina con il treno e che di l� avrebbero poi proseguito a piedi fino a Roma. Nei giorni seguenti ebbi modo di partecipare a diverse attivit� del pellegrinaggio.
Nell�udienza generale in Piazza San Pietro, mercoled� 10 settembre, il Santo Padre Paolo VI rivolse agli Scouts d�Europa calorose ed importanti parole di benvenuto e di apprezzamento per la loro azione.


Una svolta imprevista
All�inizio del 1976, il Centro Studi Baden Powell pens� di organizzare, per i primi di maggio, un incontro di capi del Lazio, con lo scopo di presentare in due giorni il Metodo Scout originale di B.P.
Fui tra coloro che ebbero l�incarico di pensare alla logistica e di creare i possibili partecipanti. In questa ricerca entrammo in contatto con alcuni capi che, con i loro Gruppi ex-ASCI, vivevano da qualche anno in maniera autonoma ed indipendente, senza far parte di nessuna associazione: Franco Franchi dei Cavalieri, Don Sandro De Angelis, Don Agostino De Angelis, Mons Desiderio Nobels, Arturo Vasta, Pietro Manetti e altri. Tutte persone che peraltro gi� conoscevo dai tempi dell�ASCJ. Questi capi avevano mantenuto dei contatti fra di loro e, annualmente, organizzavano un incontro di San Giorgio per i loro Gruppi. Anche quell�anno stavano organizzando un San Giorgio, anzi stavano pensando alla possibilit� di dar vita ad un collegamento pi� stabile, con la creazione di una piccola federazione fra i loro Gruppi.
Era un�idea che poteva avere sviluppi e fu cos� che, una sera di febbraio del 1976, mi trovai a partecipare ad una riunione con alcune di queste persone in un locale della parrocchia di S. Croce in Gerusalemme. Avevo con me riviste e pubblicazioni degli Scouts d�Europa.
Si parl� dell�incontro del Centro Studi, poi si pass� all�idea di dar vita ad una nuova associazione. Le difficolt� erano tutt�altro che trascurabili, ma ci trovammo tutti d�accordo che lo Scoutismo Cattolico, realizzato secondo le linee classiche che lo avevano animato per tanti lunghi anni, lungi dall�essere morto e sepolto aveva ancora delle enormi possibilit�. Considerammo che la realt� in cui versava lo scoutismo nel Lazio era praticamente la stessa in tutta Italia e che quindi una eventuale nuova associazione avrebbe dovuto avere un respiro nazionale e non essere limitata al nostro ambito locale.
A questo punto illustrai ai presenti chi erano gli Scouts d�Europa, i loro principi e le loro finalit� e vidi aumentare l�interesse dei miei ascoltatori. Quando poi mostrai loro le riviste e l�altro materiale, si scaten� l�entusiasmo di tutti, in particolare fu molto appezzato Scoutrama. La riunione termin� con la decisione di continuare a vederci
per lavorare sul progetto di dar vita ad una associazione scout che avrebbe aderito alla F.S.E..
A distanza di tanti anni, devo confessare per� che quella sera iniziai la mia presentazione in maniera piuttosto titubante, perch� la nascita di eventuali Scouts d�Europa in Italia l�avevo immaginata in modo differente, in maniera certamente pi� �ufficiale� e con la partecipazione di un numero ampio di persone. A quella riunione, invece, eravamo quattro gatti e sembravamo tanto dei �carbonari�!
Nelle riunioni successive fu precisato meglio il progetto, ma lo spirito da clandestini rimase ancora per diverso tempo perch� temevamo che una mossa falsa avrebbe potuto mandare tutto all�aria. Furono assegnati vari compiti: Franco Franchi dei Cavalieri, Don Sandro, Don Agostino De Angelis ed io ricevemmo l�incarico di stendere una bozza di Statuto, che fu poi rivista e discussa nelle riunioni con tutti gli altri.
Quando il progetto della nuova associazione fu a buon punto, io fui incaricato di prendere contatto con la F.S.E. di Francia per comunicare la nostra decisione e per chiedere istruzioni su cosa dovevamo fare per aderirvi. Il 23 marzo 1976 scrissi a Perig Geraod Keraod e ricevetti in breve tempo la sua risposta positiva, unitamente all�invito a registrare ufficialmente l�associazione; dopo questo atto formale egli ci avrebbe dato l�autorizzazione ad usare i distintivi F.S.E..


La fondazione ufficiale
La sera di mercoled� 14 aprile 1976, registrammo dal notaio l�atto costitutivo dell�Associazione e lo Statuto. dopo la firma, ci recammo nella sede del Roma 32, presso Corso Vittorio, per partecipare insieme alla S. Messa e per un piccolo festeggiamento. Ho ancora vivo il ricordo dell�emozione provata nell�apporre quella firma dal notaio e, ancora di pi�, dei sentimenti provati durante la Celebrazione Eucaristica: avevo chiuso dietro le mie spalle un cammino scout iniziato vent�anni prima, proprio a poca distanza da quel luogo. Ora se ne stava aprendo un altro, per il quale nutrivo tantissime speranze ma nel quale vedevo anche tantissime incognite. Chiesi al Signore tutto il suo aiuto e gli offrii tutto il mio impegno.
I primi Gruppi che iniziarono l�Associazione furono il Roma 32, il Roma 51, il Roma 68, il Roma 3�, il Roma 46, il Roma 43, per un totale di circa 420 soci: 350 fra capi e ragazzi e 70 fra capo e ragazze (queste ultime erano il Cerchio ed il Riparto di Guide del Roma 46, uniche unit� femminili presenti agli inizi dell�Associazione).
Dato che a quell�epoca non c�erano norme federali sull�uniforme, adottammo quella utilizzata dai francesi, anche perch� era praticamente la nostra vecchia uniforme dell�ASCI. In un primo tempo adottammo anche i calzettoni bianchi che dopo qualche mese furono cambiati in blu per motivi di praticit�.
Sulla nuova uniforme per i primi tempi portammo i distintivi provvisori disegnati da Franco Puppini e da lui fatti stampare su plastica, perch� quelli in stoffa non erano ancora arrivati dalla Francia.
La prima Orifiamma dell�Associazione (che ancora conservo) l�avevo fatta cucire a mia madre, in base al disegno del distintivo F.S.E. fatto da mio padre. Nella stessa maniera avevo fatto fare loro anche un�Orifiamma orizzontale e una bandiera europea. Furono le prime bandiere F.S.E. a sventolare su un campo di Scouts d�Europa italiani.


Una strada che continua
Con la fondazione �ufficiale�, il 14 aprile 1976, termin� quella che potremmo chiamare la fase �preistorica� dell�associazione ed inizi� quel lavoro di pattuglia, al quale accennavo all�inizio, lavoro proseguito per tanti anni e che ha consentito di superare difficolt� di ogni tipo, per portare risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Nel chiudere il racconto di questa mia esperienza, sento il dovere di rivolgere un pensiero di ringraziamento al Signore e alla Santa Vergine. A Loro ci siamo sempre rivolti, nei momenti di gioia e quelli di difficolt�, e posso testimoniare personalmente che il Loro aiuto non c�� mai venuto meno.

Attilio Grieco

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