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ARTICOLO IX LO SCOUT E' LABORIOSO ED ECONOMO LA GUIDA E' LABORIOSA ED ECONOMA Il lavoro è un comandamento del Signore "Per sei giorni lavorerai e attenderai a tutte le tue opere". (Es 20,9) In un altro passo della Bibbia si dice: "Il Signore Dio, prese l'uomo e lo collocò nel giardino perché lo custodisse e lo coltivasse". (Gen 2,15) Afferma il libro del Qoelet: (9,10) "Tutto ciò che trovi da fare, fallo prontamente". "Colui che bada al vento non semina e chi osserverà le nuvole non mieterà mai". (Qo 11,4) Quando si parla di lavoro non si intende condanna e fatica ma un impegno di amore nei confronti del Creatore: rispondiamo con la fedeltà del lavoro al Dio che ci ha consegnato la sua creazione perché la abbelliamo. L'uomo con il suo lavoro diventa, come Dio, creatore del mondo, il suo conservatore; l'uomo è chiamato ad essere un rifinitore del mondo, a cambiarlo in meglio, a liberare il progetto di Dio dal caos attuale. Purtroppo oggi il lavoro significa produttività, organizzazione che strumentalizza l'uomo, allontanandolo dal suo compito di partecipare all'opera delle sue mani, alle decisioni della creazione, del domani, del mondo. Di qui frustrazioni, stanchezze, sfiducia, divisioni di classi contrapposte che spingono alle evasioni del cosiddetto "tempo libero". In realtà un "tempo" in cui l'uomo subisce tutte le oppressioni, le strumentalizzazioni di un certo benessere e dei beni di consumo che non lo aiutano a maturare, ma che lo tengono a livello di consumatore inconscio e sostenitore del sistema. Non è questo il comando di Dio! Il lavoro doveva essere una occupazione gioiosa e realizzante la capacità creativa sul modello di Dio, tutta orientata al RIPOSO inteso come compimento, pienezza di realizzazione, festa di liberazione, cioè gioia degli uomini liberi, la capacità di dominio sulla natura che fa dell'uomo il suo signore. Il significato del lavoro è quindi la possibilità di essere libero da qualsiasi necessità perfino da quella della sopravvivenza, della morte! L'uomo dunque è chiamato a coltivare il lavoro per essere libero di festeggiare la gioia della sua opera nel riposo della contemplazione e non nella soddisfazione del potere e della violenza oppressiva. Nella gioia dell'ammirazione estatica e piena di soddisfazione per la propria opera, ma in comunità con gli uomini liberi. Il lavoro è un gesto comunitario che preannuncia una festa comunitaria: gioire insieme del lavoro delle proprie mani come uomini realizzati e pieni di progetti creativi. Questa prospettiva è l'unica che sa dare senso al lavoro e al tempo! Tutta la nostra vita allora è un camminare verso il giorno del compimento, della festa, della realizzazione dei progetti. Questa meta è la melodia continua attraverso tutte le agitazioni che incombono sulla nostra storia. E' la consapevolezza che Dio è presente nel mondo. Il comando del lavoro è nel piano di Dio uno strumento affinché l'uomo, attraverso la lotta, raggiunga la libertà e la maturazione propria, libero da ogni dominio di cose e di gente, in modo che la festa sia la gioia degli uomini liberi e non una più raffinata strumentalizzazione. E' chiaro che in questa visuale essere "economo" vuol dire vivere la propria libertà nel consumare, imparare a non dipendere, ad essere essenziale. La felicità non dipende da quello che indossi, consumi, spendi, ma dalla tua signoria sui beni, dal tuo saper dominare ed usare quello che ti è necessario. Chi lavora da signore della sua opera sarà signore anche del proprio consumo. Sarà uno che non sprecherà, ma tutto finalizzerà ad uno scopo che è eminentemente comunitario: la festa di tutti, nella gioia di chi è libero e ha saputo essere solidale, non un consumatore individualista ed egoista che vive l'oggi senza alcuna apertura sul proprio domani che è la meta del nostro cammino. RACCOGLIAMOCI IN PREGHIERA SALMO 103 GLI SPLENDORI DELLA CREAZIONE E' una lode entusiasta ed ammirata del salmista che medita le diverse opere prodigiose della creazione. Cantare a Dio nel proprio lavoro è dare il senso e una finalità alla propria opera capace di promuovere l'uomo e liberarlo da ogni condizionamento. Benedici il Signore, anima mia Signore, mio Dio, quanto sei grande! rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una tenda. Costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento; fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri. Hai fondato la terra sulle sue basi, mai potrà vacillare. L'oceano l'avvolgeva come un manto le acque coprivano le montagne. Alla tua minaccia sono fuggite, al fragore del tuo tuono hanno tremato. Emergono i monti, scendono le valli, al luogo che hai loro assegnato. Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno, non torneranno a coprire la terra. Fai scaturire le sorgenti nelle valli e scorrono tra i monti: ne bevono tutte le bestie selvatiche e gli onagri estinguono la loro sete. Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo, cantano tra le fronde. Dalle tue alte dimore irrighi i monti, con il frutto delle tue opere sazi la terra. Fai crescere il fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo, perché tragga alimento dalla terra: Il vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore. Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati. Là gli uccelli fanno il loro nido e la cicogna sui cipressi ha la sua casa. Per i camosci sono le alte montagne, le rocce sono rifugio per gli iràci. Per segnare le stagioni hai fatto la luna, e il sole che conosce il suo tramonto. Stendi le tenebre e viene la notte e vagano tutte le bestie della foresta; Ruggiscono i leoncelli in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo. Sorge il sole, si ritirano e si accovacciano nelle tane. Allora l'uomo esce al suo lavoro, per la sua fatica fino a sera. Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature. LETTURA BREVE: GAUDIUM ET SPES N. 39 Certo, siamo avvertiti che niente giova all'uomo se guadagna il mondo intero ma perde se stesso. Tuttavia l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo della umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del Regno di Dio, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio. PAUSA DI MEDITAZIONE RISPONDIAMO PREGANDO CON IL SALMO 118 (Sal 118,17-24) ELOGIO DELLA LEGGE Sii buono con il tuo servo e avrò vita, custodirò la tua parola. Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge. Io sono straniero sulla terra, non nascondermi i tuoi comandi. Io mi consumo nel desiderio dei tuoi precetti in ogni tempo. Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devia dai tuoi precetti. Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho osservato le tue leggi. Siedono i potenti, mi calunniano, ma il tuo servo medita i tuoi decreti. Anche i tuoi ordini sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti. INVOCAZIONI C. Per questo ideale preghiamo: R. Signore, ascoltaci! L. Per gli uomini che lavorano, il loro lavoro non offenda la loro dignità e non li renda schiavi. R. Signore, ascoltaci! L. Per i giornalisti, gli scrittori, gli artisti, cantino la dignità dell'uomo nelle sue virtù e nelle sue cadute. R. Signore, ascoltaci! (intenzioni libere) Padre nostro... PREGHIERA COMUNE Signore Dio, re del cielo e della terra, dirigi all'adempimento della tua volontà i nostri cuori, i nostri corpi, i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni. Che tutta la giornata sia santificata dalla tua presenza affinché, venuta la sera, noi possiamo ringraziarti insieme ai fratelli nella gioia e nella pace, per Cristo nostro Signore. AMEN! incisione "Del tuo amore Signore è piena la terra" (Sal 118,64) |