sorrisi e chiacchiere a volte anche forti, sorseggiavamo il buon vino". Ecco l'alternativa che Arduino cercava e che presto gli mancò del tutto, alla morte del padre nel 1950, quando anche i due fratelli maschi vennero dispersi nell'emigrazione. Il suo animo aveva sete di quella serenità tradotta in effetti semplici e riassunta in un paesaggio e in una compagnia. Ebbene, diciamolo: senza potergli sostituire il nido perduto, lo scautismo gli fece ritrovare un ambiente simile, confermando in esso anche gli altri valori che lo sostenevano: di fede praticata, di dialogo umano e di cultura. Quei vent'anni da lui vissuti come assistente dell'AGI e dell'ASCI (soprattutto il decennio '55-'65, fervido di attività e realizzazioni) apersero una parentesi felice nella stagione sacerdotale di don Faccin. Perciò ho parlato di compendio. Nella realtà scautistica Arduino ritrovò l'atmosfera del suo Caerano e del suo Segusino: la sintonia dell'uomo col Creato, attraverso la fraternità, la gratuità, la semplicità degli atti. Fu quello il tempo in cui rigodette l'emozione della natura: i prati, i boschi, i fiori, gli uccelli che amava evocare; ma anche la severità del colloquio con la montagna, alla luce tersa delle albe o nella purezza delle notti intorno ai fuochi, quando la sua voce di prete incanalava lo slancio dei giovani nella preghiera. Fra gli Scauts Arduino riconobbe, filtrato senza eccessi, anche il migliore spirito di San Martino: quello di una giovinezza libera e attiva, educata alla responsabilità. E non c'è dubbio che il suo spirito di "maestro", portato all'insegnamento per doti naturali, verificò e vivificò nello Scautismo anche il suo ideale di scuola: riconoscendolo in un rapporto basato sulla comune ricerca e sul reciproco esempio, senza confusioni di parti. Del resto furono questi gli anni anche dell'affermazione ideologica del Movimento, divenuto esempio di soluzioni educative aggiornate, e verso il quale alla primitiva sufficienza succedeva un nuovo rispetto. Arduino ricuperò tutta quella tensione culturale, coincidente con la luminosa stagione del Concilio, e la sua 38 [esci] |
professionalità magistrale ne fu arricchita. Infine non è eccessivo considerare che l'intenso impegno religioso dello Scautismo, dilatato negli ideali del servizio, confermò la sua perseveranza di prete "evangelico" e gli si propose come il frutto plausibile di un'autenticità cristiana a cui egli aveva sempre aspirato e che aveva anticipato per molte vie. Un Movimento ricco di tante qualità di animazione, di elevazione, di dibattito, di disponibilità e di preghiera fu veramente in grado di non farlo sentire solo per tutta una lunga fase.
Intanto dietro i risultati di tante esperienze era legittimo attendersi che sarebbero maturati per il nostro prete, come via via maturavano per ciascuno dei confratelli ed amici, anche i frutti di una sistemazione personale definitiva: la fine, quindi, di una provvisorietà anche troppo prolungata, che l'aveva esposto in varie mansioni, spesso di emergenza, facendolo ruotare in attività educative che prolungavano e moltiplicavano, in sostanza, le sue antiche incombenze di "prefetto" al seminario. Ma da allora erano passati trentacinque anni e Arduino era ormai avviato alla sessantina! Pian piano in lui, dopo la stagione scautistica così impegnativa, si affacciavano aspirazioni meno totalizzanti: avveniva anche per noi capi e propugnatori del Movimento. Prevaleva chiaramente in don Faccin la dimensione urbana, legata del resto alla sua unica sede di stabilità: quella dell'insegnamento. La sua caratteristica curiosità intellettuale, di antica data - che lo aveva sempre stimolato alle letture, ai film, ai giornali e alle ricerche - lo spingeva ora ad interessarsi apertamente al dibattito sociale e politico, ai mutamenti dei costumi ed ai conflitti generazionali ormai emergenti. La sua sensibilità - ricorda il Vescovo di Vicenza - soffriva per le ingiustizie compiute contro le persone, in particolare per le umiliazioni inflitte ai più deboli: e le avvertiva come una tragedia che investiva direttamente il suo sacerdozio, anche si trattasse di vicende estranee e lontane. Allora, di fronte a comportamenti che giudicava moralmente scorretti e religiosamente 39
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