le loro idee, in una visione larga, quasi profetica, pluralistica della fede (posizione allora pericolosa), che presentiva e preparava tempi di maggior respiro per la Chiesa".

Così non è un caso che questo giudizio di un vescovo trovi conferma in quello appassionato del collega insegnante, diverso per formazione e principi: "La figura di Don Arduino - scrive G.S. - emerge come quella di un collega proteso a cogliere di ogni persona e di ogni situazione il valore autenticamente umano. L'ora di religione di don Arduino era attesa e seguita con estremo interesse perchè Egli, prendendo spunto dagli argomenti più vari, sapeva trasformarla in una vera lezione di vita, in cui i valori di dialogo, anche critico, della stima e della solidarietà erano vissuti, non predicati. Ecco perchè vicino a lui ci si sentiva a proprio agio: non si vedeva il prete, ma l'uomo: non chi vuole importi il suo credo, ma la persona che ti rispetta, ti aiuta, ti ascolta e ti conforta".

Di fronte alla carica umana e sacerdotale che queste attestazioni unanimi mettono in luce, sembra persino ridicolo - se non fosse troppo amaro - rievocare gli atteggiamenti "anomali" che sul conto di don Faccin vennero diligentemente annotati per essere rinfacciati nei diversi momenti: e mai apertamente!

Mentre nulla del suo comportamento si prestò a censure, le stesse istituzioni che spesso si mostravano smarrite e cedevoli di fronte a discutibili atteggiamenti di novità, persistettero a giudicare eccentrico, se non irregolare, il modo di fare di quest'uomo isolato, candido e vulnerabile.

Ricordiamo qualche esempio. Don Arduino fu fra i primi, in tempi non sospetti, a smettere la veste talare per sostituirla con quel suo "clergyman" grigio topo e cappello floscio, che negli ultimi anni gli divenne distintivo. Ma egli lo mantenne anche poi sempre tale: correttissimo, inappuntabile, in mezzo a successive sbracature.

Don Arduino fu l'unico prete - qui, penso, veramente senza possibilità di confronto - che, in un periodo di impedimento della sorella, andò tranquillamente a prendere i pasti in mezzo

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ai poveri del "ristorante economico": cioè alla mensa dell'E.C.A., fra il rispettoso stupore dei nostrani barboni e assistiti. Sosteneva, oltre tutto, che vi si mangiava benissimo!

Infine fu sempre don Faccin quello che, a coronamento di una predilezione evangelica per i lontani, prese a frequentare regolarmente in pubblico il vecchio avvocato socialista (nobile e tipica figura trevisana) divenendone l'assiduo accompagnatore, in senso letterale. Lo faceva per intima simpatia umana, senza ostentazione né sfida: sotto gli occhi di tutti. Come attestò lo stesso sindaco della città, nella commemorazione consiliare (immancabile, ma nondimeno sincera):

 "Ogni sera per anni ed anni verso le sei lo si poteva incontrare con una delle più belle figure della nostra Treviso, l'on. Antonio Costantini. Andava a prenderlo a casa, due passi - l'avvocato appoggiato a don Arduino - la partitina a carte e il ritorno. Mi diceva un giorno Costantini: "Sai, a me non ha mai chiesto nulla". Fu la sua una testimonianza, forse non capita, forse criticata - soggiungeva opportunamente il sindaco A.M. - ma cui non venne mai meno...

Don Arduino non chiedeva a nessuno quale tessera avesse in tasca, gli bastava quella dell'amicizia, che sentiva come fatto importante, essenziale".

Gli esempi possono bastare e insistere sul commento sarebbe far torto alla superiorità d'animo del nostro amico sacerdote; perciò ci limitiamo a condividere l'accorata espressione di G.B.C.: "Un aspetto che non riesco a dimenticare e che ancora mi fa male è la condizione di emarginazione che don Arduino subì nella sua vita.

Me ne parlò qualche volta, senza infierire, ma con un senso di tristezza e di delusione. Le delusioni che provò furono tante e forse maggiormente dolorose quando furono causate da chi lo aveva "usato", trovandolo sempre disponibile".

Tale, quale. E per non tacere nulla, penso che da parte di noi suoi amici ci siano state piuttosto responsabilità di negligenza, che ci impedirono di valutare a tempo giusto i bisogni di Arduino

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