no e la sua tacita richiesta di aiuto.

Questa omissione (di soccorso) è stata la più vera colpa degli Scouts verso il loro prete. Certo meno giustificabile degli episodi di ingratitudine di cui lo fecero segno anche a scuola: e dei quali riportiamo due esempi di segno opposto.

Dice ancora il collega G.S.: "Mi sovviene un episodio, durante una campagna elettorale. Eravamo in sala professori noi due soli. Mi si avvicina e mi offre una busta dicendomi: apra, ecco l'ultimo dono che ho ricevuto. Nella busta c'era un fotomontaggio: una veste nera da sacerdote, al posto della testa una falce e un martello, rossi; e sopra un cappello nero. Il suo volto esprimeva una infinita tristezza, ma dalla sua bocca non uscì una parola di condanna".

Ed ecco l'altro fatto, uguale e contrario, raccontato da Maria: "Una mattina entra in aula e vede che il Crocifisso era stato tolto e buttato a pezzi nel cestino. Disse agli scolari: "Sentite, io non ho mai denunciato nessuno, in tutti gli anni che ho fatto scuola. Ma questa volta, se per domani mattina il Crocifisso non sarà al suo posto sono costretto a farlo. Gesù Cristo è morto per liberarci tutti dalla schiavitù del peccato e ci ha dato la libertà vera, di figli adottivi di Dio.

Quando Stalin, Mao-Tse-Tung o altri - che qualcuno di voi ci tiene - moriranno per salvare i loro popoli, invece di uccidere o far sparire, li appenderemo. Ma finché uccidono e fanno soffrire e tengono schiavi, no. Per questa mattina la lezione è finita. Siete liberi, fate quello che volete". La mattina seguente il Crocifisso era al suo posto. Don Arduino è rimasto contento e non è più tornato sull'argomento".

Come s'è accennato, la mancata conferma nella funzione di vicario fu l'ultimo colpo che don Faccin dovette subire, e senz'altro il più doloroso poichè recideva una speranza divenuta col tempo convinzione. Qualcuno era disposto in quell'occasione - a partita ancora aperta - a impiegare la sua influenza in favore dell'anziano sacerdote, quando si profilò l'ipotesi insidiosa dell'estromissione. Ma fu lui stesso a rifiutare, quasi piegando il

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capo di fronte al significato di quell'ultimo segnale negativo:

 "Don Arduino - è di nuovo la sorella - dopo un po' di silenzio dice: "No, lascia pure che le cose vadano come devono andare. Preferisco soffrire io che far soffrire un altro per me...". Certo che don Arduino tante volte ha pagato di persona innocentemente".

 

 

 Ormai quello che resta da registrare è il suo declino doloroso, fino alla fine. Lo faremo col medesimo proposito di non indulgere ad emozioni, e appoggiandoci alla testimonianza di Maria: la più limpida ed efficace.

"Da un po' di tempo, nel febbraio 1973, cominciò la malattia. I primi due anni sono andati abbastanza bene. Ma anche per questo ha sofferto in silenzio senza parlare, perchè faceva ancora scuola e ha dovuto staccarsi da tutto dopo trentanove anni di scuola, verso il quarantesimo... Era sempre dentro e fuori dell'ospedale".

L'anziano prete soffriva di una forma inarrestabile di leucemia, che progressivamente lo estenuava e negli ultimi mesi, impedendogli il movimento, trasformò le sue giornate in un calvario di sofferenza. All'esterno, per quella inconcepibile distrazione che ci prese in molti, se ne sapeva poco di preciso e c'era come un pudore ad indagare. Solo in parte consola adesso il pensiero che la rappresentanza degli Scauts al suo capezzale fu assunta discretamente da tre, quattro persone, non di più: equamente distribuite fra la parte maschile e femminile del movimento. Era fra queste anche l'indimenticabile figura dell'Anna Feder, capo mitica del Guidismo.

"Quando non ha più potuto andare in chiesa per celebrare la Messa, ha avuto il permesso di celebrarla in casa. E la celebrava tale e quale come fosse in chiesa... Un giorno che ormai andava verso la fine, non aveva più forza di stare in piedi... un sacerdote gli disse: `ma puoi celebrare anche seduto'. Lui rispose: no, non mi sento di celebrare così il sacramento dei sacramenti; mi sembra di strapazzarlo".

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